Eremo di Santa Maria di Morimondo – Piobbico (PU)
Cenni storici
L’eremo, di non grandi dimensioni e a pianta rettangolare, si innalzava almeno su due piani di cui l’inferiore voltato a botte e sorgeva su un’altura a ridosso del torrente, ancor oggi detto Fosso dell’Eremo.
Si presume sia stato fondato dai Cistercensi (eremiti che vivevano secondo la regola di Fonte Avellana modellata da S. Pier Damiani) in epoca Medioevale.
E’ attestato al XI secolo, ma il primo documento risale al 1205, una bolla papale di Innocenzo III con la quale viene data la protezione apostolica agli eremiti seguaci della regola avellana descrivendoli “Dilectis filiis L. Eremitae et fratibus eius de radice Montis Neronensis”
Secondo alcuni, il nome dell’eremo in realtà sembrerebbe ispirarsi ai cistercensi, i quali usavano chiamare le loro fondazioni con lo stesso nome della casa madre in Francia, e Morimondo deriverebbe da “Morimond“, toponimo della casa madre di una della cinque correnti dei monaci Cistercensi.
L’eremo possedeva nel XIV secolo tre parrocchie: S. Sofia dell’Orsaiola, la Pieve del Colle nella diocesi di Urbino, S. Pietro in Prato a Cagli.
In questo periodo si ha la massima fioritura, grazie anche alla protezione della famiglia dei Brancaleoni di Piobbico, una potente famiglia comitale che condizionò la storia politica del territorio circostante dall’XI fino al XVIII secolo, alcuni membri di questa famiglia si fecero seppellire qui; infatti nell’attiguo cimitero ora scomparso furono sepolti, nel 1532, Roberto Brancaleoni e sua moglie, i resti dei quali furono poi traslati nel cimitero della vicina Rocca Leonella.
Nel XV secolo progressivamente declinò, come molte altre istituzioni monastiche della penisola, e l’eremo diventò priorato.
I benefici passarono ai Brancaleoni della Rocca Leonella (già denominata Zannella) ai quali rimasero fino al secolo successivo e alla definitiva incorporazione nei beni della diocesi di Cagli.
Dalla seconda metà del XIII secolo l’eremo fu sottoposto alla giurisdizione ecclesiastica di Fonte Avellana sotto la guida di Sant’Albertino che, nel 1285, si recò in visita a Morimondo.
L’eremo fu abbandonato probabilmente dopo il disastroso terremoto del 1781 che fece grandi danni in tutta l’area circostante.
La chiesa fu sconsacrata nel 1800, il titolo fu trasferito alla parrocchia di S. Lorenzo di Rocca Leonella e la campana maggiore venne sistemata nel Santuario di Val d’Abisso.
Aspetto attuale
Delle strutture originarie, oggi sono rimasti un cumulo di ruderi con visibile una bella arcata gotica (resti dell’ antica chiesa ed annesso eremo), attorno ci sono grotte forse usate dai monaci – eremiti.
Alla base della rupe è nata una scuola di roccia che nei fine settimana richiama gli appassionati di tale pratica.
Curiosità
La leggenda narra che la bella e giovane Taddea si sia suicidata per amore del conte Muzio Brancaleoni di Piobbico gettandosi nel burrone. Ora la sua immagine sembra sia impressa nella rupe che si trova a strapiombo sull’eremo e che da lì il suo fantasma si aggiri ancora oggi.
Fonti documentative
http://www.lavalledelmetauro.org/
http://www.comune.piobbico.pu.it/
http://www.appennino.info/
http://www.terramarche.it/
https://www.fitelmarche.it/REGIONE_MARCHE/EREMI/INDICE_EREMI.htm
I sentieri del Silenzio – Guida agli eremi rupestri ed alle Abbazie dell’Appennino umbro-marchigiano di Andrea Antinori Società Editrice Ricerche 2009