Eremo di Santa Cecilia Eremita – Gubbio (PG)
Cenni Storici
La piccola chiesa di Santa Cecilia Eremita, che sorge nella frazione di Montelovesco in un luogo isolato, carico di suggestioni e di silenzi, dove a metà del 1200 la giovane Cecilia aveva scelto di condurre vita eremitica e di preghiera, seguita poi da altre giovani.
È stata riedificata nel 1892 ed ingrandita nel 1924 ad opera di un proprietario della zona “compreso da zelo” per la santa la cui devozione, come ricorda don Romano Bambini per tanti anni parroco di Camporeggiano, è ancora oggi viva e diffusa in tutta la zona, nei comuni di Umbertide, Pietralunga, nello stesso capoluogo e perfino nelle località del lago Trasimeno.
Santa Cecilia eremita è invocata per le malattie dei bambini e specie contro le convulsioni.
Prima dell’ultima ristrutturazione, che ne ha rifatto il pavimento, al centro del tempio esisteva una buca che, secondo una secolare tradizione popolare, era il giaciglio della Santa e dove venivano messi a giacere i bambini, come ricorda il vescovo di Gubbio Ulderico Carpegna.
In occasione di una visita pastorale nel 1635 annota che esiste una buca al centro della chiesa e i fedeli di tutte le località vicine “vi portano creature piccole e le pongono in detta buca” dove le lasciano stare a dormire a lungo prima di riportarle a casa.
Una cerimonia che richiama l’antico rito pagano della “incubazione“, tipica dei templi dedicati a Esculapio, divinità protettrice dei malati.
In occasione della festa, oltre alle celebrazioni delle messe sia al mattino che al pomeriggio, si svolge la benedizione dei bambini, degli oggetti devozionali che si indossano (catenine, anelli, orologi, fedi) e dell’olio che i fedeli si portano dietro da casa da utilizzare, secondo la tradizione degli “olii sacri“, per ungere i malati.
Una fede ed una devozione confermate ancora oggi dagli oggetti e indumenti di bambini che vengono lasciati appesi dai genitori alla cancellata dell’ingresso.
Devozionale la visita alla nicchia sottostante la chiesa, scavata in una parete rocciosa dal torrente Mussino, per bere ed attingere acqua che sgorga da due piccole cavità ( le cosiddette “tazze“); si credono le impronte lasciate dalle mani delle Santa quando si appoggiava per bere. Anche l’acqua viene portata a casa per darla ai malati.
Borgo di Santa Cecilia