Eremo di San Michele e il Redentore – Maranola di Formia (LT)
Il Redentore
Il 5 settembre 1896 il XIV Congresso Cattolico Italiano annunciò che, in previsione dell’Anno Santo 1900, per rendere omaggio a Gesù Cristo Redentore si volevano consacrare diciannove monti di diverse regioni italiane con la costruzione di altrettanti monumenti al Redentore, uno per ogni secolo.
L’opera suscitò un tale entusiasmo che il conte Ludovico Pecci, nipote di papa Leone XIII, propose di erigere un ventesimo monumento, in omaggio al XX secolo che stava entrando, sul monte Capreo presso Carpineto Romano, paese natale del papa.
“Sul Capreo, gigante dei Lepini alto 1470 metri, il giovinetto Gioacchino Pecci saliva spesso e piantava tre croci; e quell’atto nobile di pietà faceva presagire che il nobile adolescente era riservato a grandi destini, e la vetta ove sorgerà una croce colossale sopra artistico monumento sarà detta d’ora innanzi Punta Leone XIII, unendo così bellamente le glorie del Redentore con quelle del suo Vicario in terra. I tre monti della regione romana, che tutta l’abbracciano – si legge in una lettera di Augusto Grossi Gondi, segretario del comitato – il Guadagnolo al levante, il Cimino al nord, il Capreo al sud, allorché avranno il monumento a Gesù Redentore, si saluteranno con fuochi di gioia, e le tre nuove stelle che sembreranno apparse sul venerando suolo latino ci diranno che Gesù è e sarà sempre il faro dell’umanità“.
Le tre cime ebbero ben presto i loro monumenti, che ancora oggi svettano a ricordare la figura di Cristo re dell’universo.
Ma nel Lazio c’è oggi un quarto monumento al Redentore, all’origine compreso nella regione Campania, in diocesi di Gaeta: quello sul monte Altino in territorio di Maranola, frazione di Formia, a quota 1252 metri.
La statua, realizzata a Parigi, in un unico blocco, arrivò in treno fino a Formia (via Sparanise, perché la “direttissima” Roma-Napoli ancora non esisteva) per poi proseguire su un enorme carro appositamente attrezzato e trainato da buoi fino a Maranola.
Qui si attese la stagione propizia e il completamento della pista che si dové realizzare sul fianco del monte.
Quando il “viaggio” iniziò, durò ben 40 giorni e solo il 29 luglio 1901 la statua fu finalmente intronata e due giorni dopo solennemente inaugurata.
Ma essa fu distrutta dai fulmini nella notte del 29 ottobre 1907 e si dovette attendere il 18 ottobre 1919 per innalzarne una nuova, quella attuale, alta tre metri.
Nell’atrio del Collegio Leoniano di Anagni se ne conserva il calco in gesso colorato, alla cui base è scritto: “Rosa Zanazio, Roma“; sul davanti della base:
“Regi saeculorum honor et gloria“; sulla croce: “Christus vincit, Christus regnat, Christus imperat. Pater futuri saeculi, princeps pacis“.
Il monumento si può raggiungere con uno dei più frequentati sentieri del Parco Regionale dei Monti Aurunci.
Istituito nel 1997, il parco ha un’estensione di quasi 20.000 ettari a cavallo delle province di Frosinone e Latina; comprende i comuni di Ausonia, Campodimele, Esperia, Fondi, Formia, Itri, Lenola, Pico, Pontecorvo e Spigno Saturnia.
I suoi richiami principali sono, oltre al Redentore di Formia, il Monte Appiolo con i suoi pascoli d’altura e la sua Cima della Croce, tra Lenola e Campodimele; il santuario della Madonna della Civita sul monte Fusco, in territorio di Itri; i monti Ruazzo, Faggeto e Revole; un tratto della Via Appia Antica, tra Fondi e Itri.
Il sentiero per la cima del Redentore parte dal rifugio Pornito, posto a 8 km da Maranola sui rilievi degli Aurunci sopra a Formia e raggiungibile con una carrozzabile stretta ma asfaltata e altamente panoramica che risale la montagna.
Il tracciato è antichissimo, frequentato da oltre un millennio sia per la grotta di San Michele, sia per il ritorno economico tratto dal lavoro del taglio dei boschi e dall’utilizzo del ghiaccio delle nevere (pozzi ricavati nelle doline dei monti più alti dove i pastori stipavano la neve); è un itinerario classico degli Aurunci, non troppo impegnativo ma di incredibile bellezza per i vasti panorami, per la sua forte valenza spirituale-religiosa e per gli aspetti più propriamente ambientali: geologico, faunistico e botanico.
Dal rifugio Pornito (m 819), dove si parcheggia dopo aver superato la Casa Forestale della Comunità Montana, si scavalca un orletto roccioso e subito si è sul sentiero n. 60; la roccia del Redentore è già visibile in alto, fin dall’inizio dell’itinerario.
Il percorso, sospeso sul mare, traccia un arco che contorna il monte ed “esce” sul bordo del versante opposto, al Poggio della Croce (m 943); sfiora la statua di una Madonnina (m 1087) e sale ancora fino all’eremo-santuario di S. Michele Arcangelo (m 1142).
Eremo di San Michele Arcangelo
L’eremo di San Michele, incassato nella roccia del monte Altino, è una grande caverna naturale risalente intorno all’anno 832; se ne ha notizia già dal celebre Codex Diplomaticus Cajetanus (caps. LXX, fasc. 1, n. 10, XXXIII anno 931) per la donazione fattane a favore dell’Abate Anastasio.
Ma solo nel 1893 fu ristrutturato nelle attuali forme goticheggianti e adattato a santuario edificando la facciata che copre la cavità preesistente.
Presso la grotta, il cui piccolo spiazzo si affaccia a strapiombo su Formia e Gaeta, vi è anche una sorgente d’acqua potabile.
Una curiosa tradizione vuole che la statua di San Michele, una piccola scultura in peperino nero che alcuni considerano di epoca romana (VI secolo d. C.), altri barocca, fosse stata in origine in una grotta del monte di Gianola, in riva al mare, e che si fosse poi trasferito in montagna per non sentire le bestemmie dei pescatori locali; oggi è custodita, fino a giugno, nella parrocchiale di Maranola; poi fino a settembre è portata nella grotta del monte Altino.
Il primo elmo e la spada della statua furono donate dal popolo di Maranola nel 1823, gesto che si è ripetuto cento anni dopo nel 1923; nell’aprile 2023 la comunità maranolese le ha restituito le antiche ali d’argento datate 1914, ritrovate dopo anni di oblio.
Nello stesso anno giubilare Micaelico (29 settembre 2022-29 settembre 2023) in maggio c’è stata la festa e la visita del Rettore del Santuario del Gargano all’eremo di San Michele sul monte Altino, il 18 giugno infine si è svolto il pellegrinaggio popolare).
Lasciato il santuario (in una visita del 3 aprile 2010 vi incontrai anche il custode, Tullio Minutillo), si
riprende la salita per un tragitto abbastanza ripido ma breve, che superando in circa mezz’ora un dislivello di un centinaio di metri, oltrepassa la verde Sella Sola (m 1229) e giunge alla grande statua in ghisa del Redentore (m. 1252), sotto la quale è un rifugio-porticato.
Per allestire e collocare il monumento nel 1900 fu costruita l’odierna mulattiera del m. Altino, chiamata la “Via della Statua“.
La strada in origine partiva direttamente da Maranola e occorrevano 3 ore a piedi per arrivare.
Il sentiero da secoli è percorso in processione dai maranolesi almeno due volte l’anno, quando trasportano la statua di San Michele dal paese al santuario nell’ultima domenica di giugno e quando la riportano nella trecentesca chiesa dell’Annunziata a Maranola il 29 settembre, festa liturgica dell’Arcangelo.
Gesto tipico dei pastori, dopo la messa della festa di giugno, l’offerta della “quagliata e devozione“, latte di capra rappreso su pane di farina scura.
Il Redentore è uno dei punti più panoramici dell’Appennino, con la vista del golfo di Gaeta, Formia, Scauri e Minturno, delle Isole Ponziane, di Ischia, Capri e il Vesuvio.
Dalla vetta del vicino monte Altino (m. 1376) si spazia sulle catene maggiori dell’Appennino.
La nebbia o la foschia che sale dal mare può spesso condizionare il panorama, che con una giornata limpida risulta indimenticabile.
Per fare il percorso indicato (circa 3 km fino alla statua e 450 metri di dislivello) occorrono 2 ore all’andata e altrettante al ritorno.
Con altre 2 h A/R, passando per la Sella Sola e Fontana Canale (m 1276) si può raggiungere la vetta del m. Petrella (m. 1533), culmine degli Aurunci, dalla quale si ha una visione completa “mare e monti” del territorio, dal Circeo al golfo di Napoli.
Maranola
Prima di tornare a casa si può fare anche un piacevole giro nel borgo medievale di Maranola frazione collinare di Formia (a 3 km), sorto nel X-XI secolo e nel XIV passato ai Caetani.
Accanto al castello sorge la chiesa parrocchiale di San Luca, a navata unica e coperta da tre volte a crociera, con tracce di affreschi trecenteschi affiorate durante l’ultimo restauro.
Nella cappella del Corpo di Cristo la pala d’altare è del Sermoneta.
Nella cripta, scoperta casualmente sotto l’altare maggiore, è venuto fuori un ciclo di affreschi con numerose rappresentazioni di Maria lactans.
Festival di musica e cultura tradizionale
Da circa trent’anni a metà gennaio si organizza a Maranola “La Zampogna“, Festival di musica e cultura tradizionale.
E’ uno dei più importanti raduni d’Italia sulla musica popolare e la world music, con formazioni di musicisti e danzatori folk provenienti anche da paesi extraeuropei, a conferma del forte e costante aumento d’interesse verso uno strumento fondamentale della tradizione popolare italiana, che non compare solo a Natale.
Le strade, le piazzette e i vicoli del centro storico di Maranola di Formia si riempiono di musicisti, studiosi, liutai, vecchi e giovani suonatori di zampogna e ciaramella; si tengono concerti, seminari e una mostra mercato di liuteria tradizionale, dove si possono incontrare gli artigiani più importanti della penisola e gli strumenti musicali e gli altri classici attrezzi di uso pastorale legati al mondo degli zampognari: zampogne, dunque, ma anche pive, ciaramelle, bombarde, tamburelli eccetera.
Insieme al suono degli strumenti popolari si levano i canti tradizionali, che raccontano la vita contadina, la fatica della terra, lo strazio dell’emigrazione, la dolcezza e le pene dell’amore, che raccontano insomma l’uomo e i suoi sentimenti; gli strumenti e i temi proposti oggi da uno dei maggiori esponenti di musica etnica e popolare in Italia, Ambrogio Sparagna, nativo proprio di Maranola (nel 1957).
Un festival che non ha nulla da invidiare a quelli ormai storici e internazionali che si tengono nell’area delle Mainarde, sul versante molisano a Scapoli (Isernia) a fine luglio e su quello laziale ad Acquafondata (Frosinone) in agosto.
Fonti documentative
A piedi negli Aurunci – a cura di Cosmo Di Milla, Comunità Montana Monti Aurunci, Formia 1994.
Cartellonistica locale del parco Monti Aurunci.
Nota
Il testo è di Stanislao Fioramonti, le foto sono di Agapito Proscio; la visita è stata effettuata il 27 gennaio 2008
Mappa
Eremo di San Michele
Link alle coordinate: 41.306894 13.636060
Il Redentore
Link alle coordinate: 41.305455 13.638278