Eremo di San Michele – Caporciano (AQ)
Cenni Storici
A poca distanza dal centro abitato di Bominaco un lungo e comodo sentiero conduce alla grotta di San Michele. La grotta misura circa 12 x 6 metri e le pareti rocciose vanno stringendosi verso il fondo dove è ancora visibile una cisterna ben intonacata. Tutto l’ambiente è illuminato dall’alto da un ampio finestrone naturale. All’interno della grotta sono presenti numerose vaschette per la raccolta dell’acqua piovana e alcune, ricavate nella roccia, sono poste vicino l’ingresso con la funzione di acquasantiere. Il romitorio presenta diverse tipologie di pavimentazione: l’ambiente cultuale fino all’altare ha una pavimentazione di tipo naturale, la seconda parte, frutto di un recente restauro, presenta mattoni rettangolari. Il secondo ambiente conserva una pavimentazione leggermente pendente verso l’interno, realizzata con piccoli ciottoli, mentre l’ultima zona, quella della cisterna, è lastricata con pietre di forma irregolare. La grotta custodisce stipiti e architravi rozzamente abbozzati che contrastano con l’altare di ottima fattura che, sul fregio posteriore, reca l’iscrizione: D.O.M./ AD HONOREM/ S. MICHAELIS ARCANGELI/ POPULU EREXIT ARAM/ A.D. 1884. A poca distanza dall’altare si trova una colonna liscia, posta fuori centro rispetto al suo plinto rettangolare, che sorregge una lastra quadrangolare, di circa 54 cm. di lato, epigrafata sulla faccia superiore. Nel testo figura una Domizia, moglie di Domiziano, che compare anche in altre epigrafi rinvenute nella zona. A sinistra dell’ingresso si appoggia alla roccia un grosso muro in pietra realizzato a secco e resti di ambienti completamente crollati individuati come la zona abitativa, dove alloggiavano due eremiti che accudivano il santuario. Secondo la tradizione locale anche in questa grotta, come in molti altri luoghi di culto abruzzesi, vi si può riconoscere il passaggio del Santo che ha lasciato le proprie impronte sulla roccia, addirittura sulla volta dell’ingresso. Secondo la tradizione, alla fine dell’XI secolo San Tussio, monaco eremita nativo di Bagno, paesino vicino L’Aquila, visse per molti anni in questa grotta e ora le sue ossa sono conservate nella chiesa di San Marco a L’Aquila. Nella ricorrenza dell’8 maggio numerosi fedeli, dopo la celebrazione della Messa nella chiesa di Santa Maria Assunta, si recano in processione al santuario per assistere alla funzione liturgica.