Eremo della Verna – Chiusi della Verna (AR)

Il Santuario francescano della Verna, all’interno del parco nazionale delle Foreste Casentinesi, Monte Falterona e Campigna, è famoso per essere il luogo in cui San Francesco d’Assisi avrebbe ricevuto le stigmate nel 1224.

 

Etimologia del nome

Il luogo è legato, e prende il nome, dall’antico culto pagano della dea Laverna la quale era protettrice dei rifugiati, degli anfratti e dei nascondigli, tipici di questo territorio montano; dello stesso significato era l’antico culto pagano del dio della montagna Pen, da cui deriverebbe altresì il nome Appennino e il nome del monte Penna, presso il quale sorge il santuario e sulla cui sommità si ritirava il Santo a pregare poiché li trovava il contatto diretto con l’Altissimo, e dove tuttora si conserva lo scoglio e una cappellina.
 

Cenni Storici

Il luogo fu donato a San Francesco Conte di Chiusi in Casentino, Orlando Catani, che il Santo incontrò insieme a frate Leone, nella primavera del 1213, mentre stava attraversando la regione del Montefeltro.
Arrivando al castello di San Leo si imbatté in una festa e conobbe il Conte che estasiato dai sui discorsi volle regalare una sua tenuta molto selvatica, il monte della Verna appunto, adatto alla preghiera, alla solitudine e alla penitenza lontano dalle persone.
Francesco accolse di buon grado l’offerta, poco tempo dopo mando due suoi compagni a vedere e, avuto conferma che quanto il conte diceva corrispondeva a verità, la Verna divenne uno dei romitori nei quali ogni anno egli amava passare prolungati periodi di ritiro.
Si narra che quando arrivò per la prima volta ai piedi dello scoglio fu accolto da una grande torma di diversi uccelli, che con battere di ali mostravano tutti grandissima gioia di vederlo.
Negli anni successivi sorsero alcune piccole celle e la chiesetta di Santa Maria degli Angeli edificata nel 1218 per san Francesco dallo stesso Conte Orlando di Chiusi in Casentino.
Ciò che rese unico questo luogo nella storia francescana fu l’episodio delle stimmate, avvenuto su questo monte nell’estate del 1224.
Il Santo si ritirò sul monte prediletto, per dedicarsi alla meditazione nel mese di agosto, per un digiuno di 40 giorni in preparazione per la festa di san Michele e, mentre era assorto in preghiera, ricevette le stimmate.
La leggenda narra che S. Francesco, dopo aver ricevuto le Stimmate, lasciò la Verna il 30 Settembre 1224.
L’itinerario che doveva seguire per tornare a casa si snodava verso Monte Arcoppe (Montalcoppi), il Foresto e raggiungeva la località chiamata la Casella (Caprese Michelangelo), da dove, via Castello di Montauto, Sansepolcro, Città di Castello, sarebbe giunto ad Assisi.
Alla Casella volle fermarsi per compiere un rito: da quell’altezza, dove l’occhio spazia nella vastità di superbi paesaggi, S. Francesco, cosciente che quel viaggio sarebbe stato senza ritorno (morirà ad Assisi il 3 Ottobre del 1226), guardò lungamente verso la Verna e con profonda commozione disse: “Addio, monte di Dio, monte santo, mons coagulatus, mons pinguis, mons in quo beneplacitum est Deo habitare! Addio monte Alvernia; Dio Padre, Dio Figliolo, Dio Spirito Santo ti benedica! Restati in pace, che più non ci vedremo.”
Da allora la Verna divenne un suolo sacro.
Papa Alessandro IV la prese sotto la protezione papale, nel 1260 vi fu eretta e consacrata una chiesa, alla presenza di san Bonaventura e di numerosi vescovi.
La costruzione dell’edificio fu iniziata nel 1348 con il contributo del conte Tarlato di Pietramala, ma rimase incompiuto fino al 1459 per poi essere portata a termine nel 1509 grazie al contributo dell’Arte della Lana di Firenze.
Pochi anni dopo venne eretta la cappella delle Stimmate, finanziata dal conte Simone di Battifolle, vicino al luogo ove era avvenuto il miracolo.
Il convento venne parzialmente distrutto da un incendio nel XV secolo ed in seguito restaurato; nuovi restauri si ebbero nei tre secoli successivi.
Come tutte le strutture religiose nel 1810 e nel 1866 i frati ne vennero temporaneamente espulsi a seguito delle soppressioni degli ordini religiosi.
 

STRUTTURA DELL’EREMO

 
 
 

Chiesa di Santa Maria degli Angeli

Fu il primo nucleo del sito, voluta direttamente nel 1216 dallo stesso San Francesco, riprendendo la semplicità di Assisi, così come il nome, dedicato all’evento dell’apparizione mariana al santo, avvenuto nello stesso anno.
Il conte Orlando aiutò quindi a finanziare l’impianto originario, ma fu soltanto a partire dal 1250, per volere del cardinal Rainaldo da Segni e di Papa Innocenzo IV, che la chiesetta si ampliò nella dimensioni attuali, per esser quindi consacrata soltanto nel 1260.
Essa viene introdotta da un basso porticato situato a destra della Basilica Maggiore, ed alla quale si accede attraverso il portone.
Il basso porticato comprende anche due ingressi al convento e una saletta, oggi adibita a mercatino, adiacente ad un passaggio verso il bosco della frazione Beccia.
L’interno della cappella si presenta ad aula unica, suddivisa in due parti da un tramezzo. Ristrutturata ed ampliata dopo il 1250, conservò della struttura primitiva soltanto la campana del 1257,dono di San Bonaventura, presente sul campaniletto a vela.
Al suo interno, troviamo, sulle pareti, due tele del pittore fiorentino Ferdinando Folchi del 1877, raffiguranti una l’incontro tra San Francesco e il conte Orlando Catani presso la rocca di San Leo nel Montefeltro, quando quest’ultimo dona il sacro Monte della Verna al frate l’8 maggio 1213, l’altra raffigurante l’evento della dedicazione della chiesetta a Santa Maria degli Angeli.
Ai due lati del tramezzo sono posizionati due rilievi in terracotta invetriata, uno raffigurante la Natività con San Francesco e San’Antonio, l’altro il Cristo in Pietà tra la Vergine e San Giovanni, entrambe opere di Andrea col figlio Luca II Bartolomeo detto “Il Giovane” Della Robbia; entrambe queste due opere sono datate tra il 1490 e il 1493.
Passando oltre il tramezzo, si può ammirare, sopra l’altare, il grazioso dossale, sempre in terracotta invetriata, raffigurante l’Assunta che dona la sua sacra cintola a San Tommaso, tra i Santi Gregorio, Francesco e Bonaventura.
Tale gesto affonda nella classica tradizione cristiana, che si diffuse in Toscana soprattutto nel X secolo.
Il rilievo è attribuito al solo Andrea della Robbia, realizzato intorno al 1488.
 
 
 

Basilica maggiore

Prospiciente al piazzale del Quadrante, la Basilica fu dedicata alla Madonna Assunta, e consacrata nel 1568, quindi più volte rimaneggiata negli anni successivi.
Essa è introdotta dal portico rinascimentale, che si prolunga sul fianco destro fino quasi al campanile, e presenta un impianto a croce latina a navata unica, con volte a crociera.
All’interno, troviamo altri importanti rilievi in terracotta invetriata; sulla parete di destra, vicino al portone d’ingresso, la Madonna del Rifugio (ovvero Madonna in trono con il Bambino tra i Santi Onofrio, Antonio abate, Maria Maddalena e Francesco), opera dei bottegai di Andrea Della Robbia, e datata 1500-1510.
Sempre proseguendo sul lato destro, si apre la piccola Cappella delle Reliquie, risalente al 1635, dove sono conservati il saio del santo, al centro in alto un residuo del suo sangue, più altre reliquie custodite sotto vetro.
Proseguendo sempre sulla destra, si trova la seconda uscita della chiesa, quindi la cappella frontale della Natività, che conserva l’omonima opera di Andrea Della Robbia datata 1479.
Ancora più avanti, vicino al presbiterio e all’ingresso della sagrestia, fu quindi ricavata ancora una piccola cappella laterale, voluta dal principe Piero Ginori Conti (cappella Ginori, appunto) sul finire del XIX secolo, consacrata dal vescovo Emanuele Mignone nel 1939, e sul quale spicca il secondo organo a canne.
Dietro il presbiterio si trova il coro, composto da due file di stalli in noce che nella parte centrale presentano tarsie raffiguranti Santa Maria Assunta, San Lorenzo e il Beato Giovanni, opera novecentesca di fra Leonardo Galiberti da Legnaia.
Di qualità è il bancone del 1509, intarsiato da Piero di Zanobi.
Sui due lati del presbiterio vi sono le due figure di San Francesco e Sant’Antonio abate (1475-80 circa).
La cappella laterale a sinistra del presbiterio, proprio dietro l’organo semplice, è invece dedicata all’Ascensione di Gesù, con l’imponente opera omonima in terracotta invetriata, di Andrea Della Robbia e il figlio Luca II Bartolomeo detto Il Giovane, eseguita nel 1480.
Tornando indietro sul lato sinistro della chiesa, la cappella frontale gemella con il colonnato è dedicata all’Annunciazione, e conserva l’opera omonima di Andrea della Robbia, datata 1475.
Proseguendo ancora indietro verso l’ingresso, la cappella San Michele, che conserva le spoglie del beato Giovanni della Verna (o da Fermo), frate del XIII secolo al quale apparve Cristo presso il luogo della cappella del faggio, una piccola costruzione in pietra nel bosco sovrastante il santuario.
 
 
 

Corridoio delle Stimmate

A sinistra della Basilica è la cappella del conte Checco di Montedoglio o della Pietà portata a termine nel 1532, anno a cui si potrebbe riferire la tavola invetriata policroma raffigurante la Pietà eseguita da Santi Buglioni.
Attraverso una porta ad arco si accede al Corridoio delle Stinimate, edificato nel 1431.
In questo corridoio affrescato con episodi della vita di San Francesco si svolge dal 1431 la giornaliera processione.
I 9 riquadri sono stati realizzati da Baccio Maria Bacci in due tempi tra il 1929 e 1963, in sostitu-zione degli affreschi seicenteschi di fra Emanuele da Como, già rinnovati nel 1840 da Luigi e Giovanni Ademollo.
Sono ancora visibili, recentemente restaurati, un riquadro di Emanuele da Como rappresentante la Morte di San Francesco e due riquadri policromie e due monocromi degli Ademollo.
 
 
 

Cappella delle Stimmate

E’ la cappella, cuore del Santuario. sorta sul luogo dell’evento miracoloso, venne edificata nel 1263, a navata unica, coperta da volta a crociera.
Sul pavimento è segnalato da una lapide il luogo dove e avvenuto il miracolo delle Stimmate.
Sopra la porta è un tondo di bottega di Andrea della Robbia con la Madonna con Bambino benedicente.
Sulla parete di fondo è posta una monumentale pala centinata raffigurante Cristo crocefisso fra angeli con ai piedi la Madonna, San Giovanni, San Francesco e San Girolamo dolenti, eseguita nel 1481 da Andrea della Robbia.
 

LUOGHI DEL SACRO

 
 
 

Cappella degli uccelli

L’edifico fu costruito nel 1602 lungo il sentiero che uscendo dal’eremo scende all’abitato della Beccia da dove saliva la primitiva mulattiera per l’eremo.
Secondo i Fioretti quando San Francesco si recò per la prima volta sulla montagna, donata dal Conte Orlando di Chiusi in Casentino durante l’incontro alla Rocca di San Leo, fu accolto in questo luogo da una gran moltitudine di uccelli che gli fecero festa con cinguettii e battiti di ali.
 
 
 

Letto di San Francesco

Nascosta tra le rocce ed ora raggiungibile attraverso il Corridoio delle Stimmate, superata una piccola porta si accede ad un anfratto tra le rocce dove, secondo la tradizione il Santo era solito riposare sdraiato sulla nuda roccia.
 
 
 

Sasso spicco

Si tratta di un enorme masso che isolato dalle pareti, è appoggiato con uno spigolo alla roccia del monte ed incombe sul piano sottostante.
Il luogo, che si raggiunge scendendo circa 90 scalini, era uno dei posti preferiti dal Santo per la preghiera e vi andava spesso per immergersi in intensa contemplazione.
 
 
 

Cappella del Faggio

Durante i quasi trent’anni trascorsi alla Verna, il Beato Giovanni (Fermo 1259 circa — La Verna 10 agosto 1322) era solito recarsi a pregare presso un grande faggio che si trovava non distante dalla capanna eremitica nella quale egli viveva.
Un giorno, davanti a questa pianta secolare, il Beato “incontrò” Gesù.
Dapprima, e per ben due volte, il Signore si allontanò da Giovanni, che lo implorava in ginocchio, poi gli si concesse e allora il Frate si prostrò ai piedi del Salvatore, il quale gli porse le mani da baciare ed infine lo abbracciò mostrandogli il costato.
Quando, trascorso più di un secolo dalla morte del Beato, il faggio cominciò a seccarsi, fu abbattuto e, al suo posto, venne edificata nel 1518 l’attuale Cappella che conserva, presso l’altare, le radici ancora visibili della pianta secolare.
Nel 1521 si provvide a far decorare l’interno dell’edificio e vi fu realizzato, sulla parete dell’altare, un affresco che, probabilmente nel 1961, venne staccato.
Dell’antica pittura, ora conservata nella Cappella dell’Adorazione all’interno del complesso conventuale, restano due delle tre scene originariamente dipinte: Gesù abbraccia il Beato Giovanni presso il faggio (al centro) e Il Beato Giovanni si inginocchia davanti a Gesù (a destra).
L’affresco, di un artista per il momento anonimo, è comunque da riferire ad un pittore aretino gravitante nella bottega dei figli di Lorentino d’Andrea, il più noto fra i collaboratori di Piero della Francesca nel ciclo di affreschi in San Francesco ad Arezzo.
 
 
 

Eremo del Beato Giovanni dalla Verna

Nato a Fermo forse nel 1259, il Beato Giovanni si stabili intorno al 1296 alla Verna, dove morì il 10 agosto del 1322.
La piccola costruzione è sorta sul romitorio dove viveva, originariamente fatta “di tavole e di frasche“, nel quale il Beato trascorse circa trent’anni della sua esistenza in austerità, contemplazione e preghiera.
L’attuale edificio di modeste dimensioni, pressoché quadrato, e coperto all’interno da una crociera, è datato alla fine del XV secolo.
Nel 1499 nel Romitorio vi fu eseguito, dal pittore aretino Domenico Pecori (allievo di Bartolomeo della Gatta), un ciclo di affreschi dedicati al Beato.
Queste pitture, staccate dalle pareti nel 1961, e attualmente visibili nella Cappella dell’Adorazione all’interno del complesso conventuale, restano fra le pochissime opere di pittura quattro-cinquecentesca che si siano conservate alla Verna.
Gli affreschi prima di essere staccati erano così disposti: sulla parete di fondo Cristo crocifisso fra il Beato Giovanni genuflesso e con la Croce in mano, la Madonna, San Francesco, Sant’Antonio da Padova, San Giovanni Evangelista e un Santo francescano (non identificabile), sulla parete di destra la presa di possesso del Sacro Monte da parte di due religiosi mandati da San Francesco, su quella di sinistra San Francesco fa sgorgare l’acqua per consentire ad un contadino di dissetarsi, mentre nei tre tondi della crociera: il Beato Giovanni inginocchiato a cui appaiono l’Angelo custode e il Signore; il Beato Giovanni conversa con l’Angelo custode; il Beato Giovanni inginocchiato a cui appare una figura di Santo (forse San Lorenzo).
La Cappella del Beato Giovanni, come l’altra a lui dedicata e nota come l Cappella del Faggio, sopra descritta, testimoniano il culto del Beato nei secoli successivi alla sua morte e ben prima della sua beatificazione, avvenuta nel 1880.
La cappellina ad oggi è inavvicinabile perché costruita su un precipizio tagliato da profonde fessure delle rocce che lo rendono accessibile solo dalla parte interna del convento della Verna interdetta ai visitatori.
 
 
 

Cappellina del monte Penna

Dall’Eremo della Verna, salendo il sentiero che attraversa la fresca e maestosa lecceta, si raggiunge a piedi in 45 minuti la vetta del Monte Penna a 1283 mt s.l.m., dove San Francesco era solito recarsi a pregare.
Nel punto più alto, a strapiombo sulla vallata sottostante uno scoglio si staglia verso il cielo e dalla sua sommità si può ammirare il meraviglioso paesaggio dei boschi Casentinesi e questo era uno dei posti a Lui prediletti per raccogliersi in preghiera sentendosi più vicino all’Altissimo.
Da li si può godere di una vista incomparabile che spazia sino alla Romagna, alle Marche, all’Appennino modenese e, secondo alcuni, fino al Gran Sasso d’Italia.
Il punto sacro e allo stesso tempo panoramico è protetto da una balaustra in ferro e al suo fianco sorge una minuscola cappellina quadrata edificata nel 1580 contenente un’immagine della Madonna, a ricordo della presenza del Santo.
 
 
 

Masso di Frate Lupo

Poco oltre metà percorso verso la cima del Monte Penna proteso verso lo strapiombo nelle vicinanze del quale si cammina, si nota un grande scoglio, indicato da una lapide, che sembra stare come per miracolo sull’orlo del precipizio.
E’ detto “Masso di Fra’ Lupo“, poiché si dice che al tempo di Francesco d’Assisi abitasse nella foresta della Verna un terribile uomo chiamato Brigante Lupo e proprio su quel masso pare teneva i suoi prigionieri, costretti a non muoversi per non cadere nel vuoto e nell’impossibilità di liberarsi in quanto il masso è staccato dal costone della montagna.
Secondo le Fonti Francescane un giorno San Francesco incontrò il feroce brigante proprio vicino a questo grande masso e con parole di pace e amore lo convertì.
Da quel momento si chiamò Fra’ Lupo, secondo altre fonti Frate Agnello.
Questo fatto è ricordato in uno dei dipinti di Baccio Maria Bacci che decorano il Corridoio delle Stimmate alla Verna.
 

Nota

L’Eremo ospita numerose altre cappelle e luoghi di preghiera e raccoglimento, oltre a diversi punti di notevole importanza religiosa che non abbiamo documentato perché non vogliamo togliervi il piacere di scoprirle da soli andando al Santuario.
 

Fonti documentative

http://www.laverna.it/santuario/storia/

https://it.wikipedia.org/

http://www.icamminidifrancesco.it/

http://www.camminodiassisi.it/

http://www.ilbelcasentino.it/

 

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