Edicola della Madonna del Ponte – Serra Bassa di Foligno (PG)

Spesso le cose più belle si trovano nei posti più improbabili. Un capolavoro che merita un immediato restauro anche perché oltre ad essere meraviglioso è assolutamente accessibile.

 

Cenni Storici

Serra Bassa è una piccola frazione distante poco meno di 4 chilometri da Foligno ed è molto vicina ad Uppello.
I nuclei originari erano due Serra Alta e Serra Bassa, la prima quasi sulla sommità del colle di Serra ad una altitudine di 447 m s.l.m. mentre la seconda a 434 m s.l.m.
Il termine “Serra” sta a significare un borgo sopra una cresta, ma anche uno sbarramento o un passo alla base di due monti.
Serra Alta si erge sul monte omonimo ed è formata da due ville di cui una sola abitata, mentre Serra Bassa è più grande ed il suo nucleo più antico si presenta compatto a forma di quadrato con i resti di una torre cilindrica nell’angolo est ora ridotta a civile abitazione.
Seppur mai fortificato e mai riconosciuto come castello il suo aspetto fa però pensare ad una forma castellare; lo storico Ludovico Jacobilli nel suo libro “Discorso storico sulla città di Foligno Cronologia de’vescovi, governatori, e podestà, chhanno retta essa Città. Catalogo de’ suoi conventi e momasteri, che vi sogliono abitare. Et un indice de’ Castelli e villaggi del suo territorio e diocesi, con il numero delli loro fuochi & anime” scritto nel 1646 nell’elenco dei castelli non menziona Serra Bassa mentre però lo nomina nell’elenco delle “Ville” e in quel tempo conta 10 fuochi e 57 anime.
Sappiamo però che al tempo dello Jacobilli c’era stato un calo demografico, infatti un secolo prima le famiglie erano 16.
Di nuovo ci fu un incremento nel 1871 infatti furono contate 80 abitanti ridotti poi a 20 nel 1981, sempre abbastanza se si considera che oggi vi abitano 10 persone e qualcuna in forma non stabile.
La piccola chiesa presente fuori dalle mura è di proprietà privata e può contenere al massimo poco più di una decina di persone ed è dedicata alla Madonna di Fatima ed a Sant’Egidio.
La festa patronale è legata al paese di Uppello in quanto viene riconosciuto San Venanzio; la festa si celebra a metà maggio dove da Uppello parte una processione con il Santo portato a spalla fino al bivio che porta a Serra e appena giunto le campane suonano a festa mentre la statua viene innalzata per tre volte, lo stesso rito si ripete davanti alla chiesa per poi girare intorno al paese e ritornare ad Uppello.
 

Edicola della “Madonna del Ponte

La sacra immagine è posizionata sulla parete sinistra della porta di accesso all’abitato, in una nicchia che fa sembrare l’edicola quasi una cappellina; dagli abitanti è chiamata “Madonna del Ponte” perché la porta dell’abitato ed il suo androne fanno da ponte per i locali dell’abitazione soprastante.
Negli anni 30 durante la guerra quell’antro riparato era stato adibito a legnaia, infatti la legna ha procurato graffi e danni irreparabili alla parte bassa della pittura; poi ci fu qualcuno che pensò di abbellire quell’angolo intonacando il tutto, per fortuna fu poi fermato.
Ignoto è l’autore, ma la buona fattura dell’opera fa pensare ad un pittore di scuola folignate dei primi del 1500 della scuola del Mesastris.
L’immagine rappresenta una Madonna con Bambino in trono circondata da angeli e santi.
Ai lati del trono sono riconoscibili due rose.
La rosa, regina dei fiori, è simbolo della regina celeste, Maria; Gesù Bambino afferra con la mano sinistra un uccellino identificabile con una rondine, simbolo della resurrezione, sin dal Medioevo.
il suo richiamo è paragonato a quello dell’anima pentita e contrita.
La rondine non si alimenta da ferma, ma solo in volo e così deve fare l’uomo: allontanarsi da ciò che è terreno per ricercare il cielo.
Di estrema dolcezza è il gesto della Vergine di accarezzare il piede destro del Bambino che bene si accosta al suo sguardo triste e malinconico che sembra già conoscere il destino di suo figlio.
Alla sinistra del trono San Sebastiano, santo più volte presente nelle opere devozionali del territorio, rappresentato secondo l’iconografia Umbra, trafitto dalle frecce dei suoi stessi compagni pagani, arcieri come lui.
La santa alla destra del trono è invece di difficile interpretazione a causa del danneggiamento che non ci permette di individuarla sotto l’aspetto iconografico.
In alto, due angeli, uno alla destra e uno alla sinistra del trono.
Nella spalla destra dell’edicola, sotto l’iscrizione si riesce ad intravedere l’immagine di un santo, forse identificabile con San Cristoforo.
Cristoforo è solitamente rappresentato insieme a Gesù ed è anche il santo che protegge dalla morte improvvisa.
Per quanto riguarda lo sfondo invece, ci troviamo di fronte ad una realizzazione elementare, molto semplificata che in qualche modo riprende gli sfondi geometrici del Mezzastris.
Questo affresco fu realizzato sicuramente a più mani, basta vedere le differenze qualitative e stilistiche tra gli elementi centrali (la Vergine e il Bambino), i santi ai lati e lo sfondo.
L’affresco presenta una iscrizione di cui attualmente è possibile leggere:
ESTA-FICORE-IA-TA-FARE-DOMICU-1537-.
Domicu è presumibilmente il committente, forse un borghese perché l’opera non riporta stemmi o riferimenti ad una famiglia nobile.
La data è 1537.
Siamo in piena controriforma, Paolo III aveva indetto nel 1536 un concilio per l’anno seguente a Mantova per l’esigenza di rinnovare la chiesa cattolica e ravvivarne i principi.
Il concilio non si aprì nel 1537 ma solo sette anni più tardi a Trento.
Bisogna però ricordare che gli anni che lo precedettero furono anni di forte instabilità religiosa.
Nel 1517 Lutero aveva dato via alla diffusione della riforma protestante e da lì in poi il mondo cattolico secolo sedicesimo fu caratterizzato da una reazione del mondo cattolico che cercò, anche attraverso l’arte, di recuperare le sue radici.
Qui, il rigore della Vergine, la semplicità delle vesti, il ricordo della passione e resurrezione di Cristo fanno pensare ad una iconografia ben studiata che differenzia questa opera da una semplice edicola.
Oltre ad una iconografia ben studiata l’opera rivela la sua importanza anche attraverso la presenza del disegno preparatorio, la sinopia.
La sinopia è un’ocra rossa, il cui nome deriva dall’antica località di Sinope, sul Mar Nero.
Prima di realizzare l’affresco si eseguiva un disegno a carboncino con questa terra.
L’artista che ha guidato la realizzazione dell’affresco sembra conoscere bene l’operato di Pierantonio Mezzastris e di Nicolò Alunno ed il nostro artista sicuramente “figlio” dell’ultima generazione dei pittori folignati, i quali svolsero all’arte di Perugia e furono influenzati dal Pintoricchio.
A questa generazione appartenevano Ugolino di Gisberto, Lattanzio di Nicolò figlio dell’Alunno e Feliciano De Mutis.
In questo caso, secondo la mia opinione è riscontrabile una forte influenza di Lattanzio Nicolò, soprattutto nella realizzazione del taglio degli occhi e delle bocche.
In conclusione l’augurio è che questo affresco possa giungere all’attenzione che merita, perché sarebbe davvero un peccato perdere una testimonianza come questa.
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio la Signora Maria Pia Puliti Pepponi abitante in Serra Bassa per aver fornito il materiale documentativo e la ringrazio per la sua pazienza e cortesia manifestata nei miei confronti.
 

Fonti documentative

Roberta Prosperi – Descrizione edicola
Articoli di Bianchini Claudio
Descrizione storica di Serra Bassa di Serena Lupo
 

Mappa

Link coordinate: 42.961106 12.742919

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