Cripta di Sant’Erasmo – Umbertide (PG)
Cenni Storici
Stando alla narrazione del Guerrini, la chiesa di Sant’Erasmo era la vecchia Pieve ed era situata fuori dalle mura del castello di Umbertide a circa metri 120 oltre l’antica Porta Nord, accanto si trovava la chiesa di S. Andrea e dal 1481 si aggiunse, nelle vicinanze delle mura di Fratta, l’insediamento dei Frati Minori Osservanti (nel luogo dove esisteva il monastero delle Monache di Castelvecchio “… Dominabus de Castro Veteris“, 1318) che vi costruirono il loro convento con le elemosine pubbliche e private dandogli il nome di Santa Maria della Pietà.
Alla chiesa nel 1434 fu unito uno Spedale, e tra molti possedimenti godeva di un Molino con Gualchiera, di un grosso Podere presso le adiacenza dette della “Petrella“, ed un bel campo contiguo al fabbricato stesso della Chiesa e dello Spedale.
Nel 1470 tanto la Chiesa che lo Spedale furono incorporati alla Mensa Vescovile di Gubbio.
Per quanto concerne lo sbarramento che alimentava le pale, se ne ha notizia fina dal 6 febbraio 1527 e si tratta di una registrazione dove si usa l’espressione “versus clusam molendini“, nel descrivere le attività svolte negli edifici situati nelle adiacenze dello sbarramento, ai margini del fiume, in fondo a piazza S. Francesco.
In quell’area infatti la diga permetteva di fornire l’energia necessaria a diverse fabbriche: l’acqua, convogliata lungo un canale di derivazione, tramite l’apertura delle rispettive portelle secondo turnazioni concordate, azionava la macina del grano del Molino di Sant’Erasmo; faceva girare le mole dei fabbri per l’arrotatura delle falci ed altri ferri (spade, lance…); azionava i magli di legno nella gualchiera, per comprimere ed assodare il panno di lana; fluiva nella vasca del lavatoio pubblico; infine tornava nell’alveo del Tevere a valle dello sbarramento.
La diga crollò nel primo decennio del 1600 sia per la scarsa manutenzione che per una piena del Tevere che fece crollare due arcate del ponte ed il torrione del Mulinaccio all’angolo delle mura lungo il fiume.
Il Mulino di Sant’Erasmo era a ruota verticale ed era sicuramente attivo nel 1470, in vocabolo Botani, quando fu dato in gestione dal Vescovo di Gubbio alla Canonica di Sant’Andrea, fino al 1610 quando la grande piena del Tevere del 20 ottobre lo rese meno funzionante, cosa che si ripeté l’anno successivo, portando il Mulino alla vendita e al cambio di utilizzo.
Per tornare alla chiesa si sa che nel 1610 era residenza del Vescovo un certo Monsignor Sorbolongo il quale “ridusse” lo stabile ad una comoda abitazione, dove risiedeva con agi per lunghi periodi e da li esercitava tutte le funzioni Episcopali.
Nel 1641 Monsignor Orazio Monaldi accrebbe e abbellì l’abitazione.
Era un edificio a due piani, ornata di travertini e con un elegante verone, ma con il passare del tempo la Chiesa e l’abitazione vennero talmente trascurate, che stante il loro eccessivo deterioramento furono in parte demolite e la Pievania trasportata nella Chiesa di S. Croce.
La restante casa, ed il campo annesso furono venduti ai Signori Mavarelli e furono permutati con altri beni.
La Chiesa venne per la metà accorciata e successivamente demolita, si è salvata solo la cripta dove il Guerrini, vissuto nella metà dell’ottocento, ha potuto vedere nel pilastro mediano una pittura del Secolo XIII sulla maniera del Margaritone d’Arezzo ora definitivamente scomparsa.
Sant’Erasmo pare che sia stato il primo patrono dell’antica Fratta (oggi Umbertide) poi sostituito dall’Immacolata Concezione.
Ad avvalorare questa tesi è una tela seicentesca collocata nella chiesa di San Bernardino che rappresenta il “miracolo” del 1643 e “la consegna” della città alla Madonna da parte di Sant’Erasmo; il protettore che affidava i suoi protetti alla superiore tutela della Vergine.
Il Santo è raffigurato in abito vescovile e in alto l’angelo che, secondo la leggenda ricoprì un ruolo ricorrente e fu sempre presente nella vita del Santo, accompagnandolo in Siria, poi in Dalmazia, infine a Formia ed al martirio, ecco infatti la palma del martirio del santo nella mano dell’angelo.
Il miracolo a cui fa riferimento la tela avvenne nel novembre 1643 quando durante l’assedio delle truppe toscane, gli abitanti stravolti dalla paura si raccolsero nella chiesa di San Giovanni dentro le mura urbiche, per implorare dalla Madonna la salvezza.
Non si trattava di vincere o di perdere una battaglia, ma di sopravvivere o morire tra le macerie e le fiamme di una fortezza che sarebbe stata sicuramente rasa al suolo, secondo il costume militare del tempo.
Il popolo della Fratta, in quella circostanza, si affidò alla Vergine e non ai secolari patroni.
Cadde tantissima acqua frammista a nevischio; il Tevere si ingrossò scoraggiando ogni tentativo di guado; l’assedio fu tolto senza sparare un colpo di cannone; i toscani se ne andarono e si parlò di “miracolo“, ingenerando la convinzione del prodigio concesso dalla Madonna ad un castello che così diventava “oppidum Virginis“.
Aspetto
Ad oggi la cripta è sottostante il piano stradale e inglobata in un palazzo che la usa come tavernetta; è perfettamente curata e in buono stato di conservazione.
Il fondo di questo palazzo presenta 4 ambienti formati da altrettante calotte sferiche diverse tra loro poggianti su colonne massicce in blocchi di pietra; una di queste absidi presenta anche una feritoia esposta ad est e doveva essere allineata ad un altare che illuminava il giorno del solstizio.
Fra i resti lapidei di particolare interesse è da notare una pietra con lo stile decorativo a nastro trivilineo e bisolcato che si intreccia e viene fatta risalire al periodo tra il 700 e l’899, come provenienti da una bottega appenninica posta proprio su quella strada che da Roma conduceva alle Romagne, lungo il corridoio Bizantino di cui Fratta era un caposaldo importantissimo.
Questa pietra racconta storie di epoca bizantina, quando lungo il percorso tra Ravenna e Roma, venne a formarsi un complesso fortificato vicino al guado sul Tevere; la lingua ufficiale dei bizantini era il greco ed in greco “Fracta” significa “fortificazione“.
Dopo i bizantini i Longobardi si impossessarono di Fratta, meno raffinati inizialmente, pian piano, assunsero però i canoni della precedente cultura e produssero opere di ricca simbologia e decoratività.
Quando venne eretta la chiesa di S. Erasmo, nei sec. X-XI, tale pietra fu riutilizzata, visto suo volume, per assolvere la funzione di architrave ad uno degli accessi dell’antichissima cripta.
Sant’Erasmo
La Passio che narra la vita di sant’Erasmo risale al VI secolo, ma è ampiamente leggendaria.
Vi si racconta che Erasmo era vescovo di Antiochia; quando iniziarono le persecuzioni contro i cristiani, egli si rifugiò dapprima per sette anni in una caverna poi, scoperto, venne incarcerato per non aver voluto sacrificare agli idoli pagani.
Venne in seguito liberato miracolosamente da un angelo e, dopo aver convertito a più riprese un numero altissimo di persone (il testo parla di quattrocentomila) e aver compiuto altri miracoli e subito persecuzioni, venne infine condotto, per opera dell’arcangelo Michele, a Formia, dove morì dopo sette giorni martirizzato con l’estrazione delle viscere.
È invocato contro le epidemie e le malattie dell’intestino.
I marinai lo venerano con il nome di Elmo.
Nota di ringraziamento
Ringrazio sentitamente la famiglia proprietaria dello stabile che cortesemente mi ha consentito di entrare e di fotografare il bene che loro con impegno conservano, devo riconoscere che una cortesia e accoglienza a questi livelli non mi era mai capitata e con questo post spero di ripagare almeno in parte alla loro smisurata ospitalità.
Fonti documentative
Antonio Guerini – Storia della terra di Fratta
Igino Gagliardoni, Luciano Canonici – S. Maria della Pietà a Umbertide: il convento e la parrocchia nel contesto della presenza dei francescani nell’Alta Valle del Tevere: nel 5 centenario (1481-1981) dell’arrivo dei francescani a S. Maria – 1981
Pietro Vispi – Pietre parlanti – 2021
https://www.umbertidestoria.net/la-grande-diga-sul-tevere
“La Grande diga di Fratta perugina”, di Mario Tosti, Marco Tosti e Matteo Tosti, in “L’Ingegnere Umbro” n. 43, Dicembre 2002
https://www.umbertidestoria.net/il-tevere-e-i-mulini-ad-acqua-del-t
https://www.umbertidestoria.net/lo-stemma-del-comune-di-umbertide
https://it.wikipedia.org/wiki/Erasmo_di_Formia
http://www.santiebeati.it/dettaglio/55550