Convento e Chiesa di Santa Caterina – Rapecchiano di Spello (PG)

Il Convento e la chiesa sono di proprietà privata e non visitabili.

 

Cenni Storici

In origine si trattava di un piccolo eremo di frontiera posto in località Rapecchiano, di iuspatronato del Comune, che concedeva gli eremi e assicurava una donazione annua per il vestiario.
l religiosi, che mendicavano il vitto quotidiano entro i confini stabiliti per ogni convento, come ricorda il Donnola, provvedevano alla manutenzione dei confini con Foligno.
Successivamente in questo posto e nel vicino Eremo di San Lorenzo nel Comune di Foligno arrivò Fra Angelo Clareno che segnò definitivamente l’identità della piccola comunità religiosa.
Come risulta da un processo del 1334 vi operava una comunità di Fraticelli “de paupere vita“; testimonianze archivistiche dell’inizio del secolo successivo, ricordano ancora gli eremiti di Rapecchiano; sono quelli che nel giro di pochi anni ricostituirono nella legalità la famiglia dei poveri frati di Fra’ Angelo Clareno, più noti sotto il nome di Clareni ortodossi, i quali allora seguivano la regola di Niccolò IV al pari dei Terziari francescani.
Figura di primo piano della Congregazione clarena fu Bartolomeo “de Benamatis” da Perugia che nel 1448 fu eletto Visitatore Generale di tutti i terziari francescani d’Italia e lui stesso era anche il superiore del convento di Santa Caterina.
Sulla data dell’erezione del Convento le informazioni sono discordanti, infatti le Cronache degli Olorini (fonte storica della storia Spellana) collocano la costruzione del convento tra il 1476 ed il 1484, cioè all’epoca delle ultime liti tra spellani e folignati per i confini comunali.
Sta di fatto che essendo un monastero di frontiera ebbe molto a patire da queste guerriglie, alle quali pose fine il lodo del Legato pontificio dell’Umbria, cardinale Francesco Piccolomini.
Un atto del 2 luglio 1510, rogato dal notaio Michelangelo Fabri di Gualdo, documenta che il Convento di Santa Caterina fu concesso agli Osservanti in quella data, sotto il pontificato di Giulio II (in seguito all’ingiunzione dello stesso papa, che impose il passaggio delle Congregazioni ai Conventuali o agli Osservanti).
In tale data padre Pellegrino Corso, clareno diventato osservante, riuniti in capitolo i frati del Convento, alla presenza di padre Francesco Zeno di Milano, vicario generale della Famiglia cismontana osservante, presentò il breve di Giulio II col quale si comandava ai Clareni, sotto pena di scomunica, di entrare tra gli Osservanti o tra i Conventuali.
In obbedienza al volere del papa, i Clareni di Spello scelsero di entrare a far parte degli Osservanti; ciò stabilito, i priori di Spello, presenti alla cerimonia con il loro cancelliere, a nome della comunità, concessero loro il possesso del Convento di Santa Caterina.
Fu soppresso una prima volta nel 1596 da Clemente VIII e di conseguenza il convento cadde quasi in rovina quindi fu restaurato dal Comune che ne edificò una parte ex novo e nel 1602 lo concesse nuovamente ai Minori Osservanti che vi rientrarono il 28 giugno di quell’anno.
Nuovamente restaurato nel 1646 e 1663, rischiò di essere soppresso di nuovo nel 1660.
Nel 1705 fu completato il restauro delle cappelle e fu eseguito il quadro per l’altare maggiore.
Nella Visita canonica del 1723, si afferma che la struttura era composta di due dormitori, un piccolo chiostro, un refettorio per sedici religiosi; non possedeva la biblioteca; la Chiesa aveva cinque altari, un coro a dodici stalli e una bella sagrestia.
Durante la Rivoluzione francese (1798) con la costituzione della Repubblica Romana, furono espulsi i religiosi esteri dai conventi e, a causa di contrasti tra il guardiano del Convento di Santa Caterina e la Comunità di Spello, questa si impadronì del Convento si rifiutò di restituirlo.
Il ministro provinciale della Provincia serafica contestò la delibera approvata dalla Reggenza di Perugia e dal Commissario generale dell’Ordine dei Riformati, cui il Convento doveva passare, ed ottenne il ripristino del Convento a favore degli Osservanti il 24 febbraio 1810.
Espulsi a seguito dei provvedimenti di soppressione del Governo francese nel 1810, i frati vi ritornarono nel 1816; appena dieci anni più tardi furono costretti a vendere il Convento di Santa Caterina per il riscatto e la ristrutturazione del Convento di San Girolamo, anch’esso in Spello, di proprietà degli Osservanti dal 1474.
Dalla documentazione archivistica risulta che il convento acquistato da Fabrizio Penna di Perugia, che nel 1821 lo riconsegnò “alla religione de’ Padri Minori Osservanti senza alcuna riserva“.
La definitiva chiusura si ebbe il 29 marzo 1826, il convento e le terre annesse furono definitivamente alienate e vendute a Vincenzo Zampetti di Spoleto che lo acquistò per 2.228,25 scudi, i frati si trasferirono nel convento di San Girolamo in località Banche attualmente inserito nel Cimitero Civico di Spello.
 

La Chiesa di Santa Caterina

Nel convento di Santa Caterina di Rapecchiano nel 1334 sorgeva una piccola chiesa intitolata a San Giovanni già semi diroccata nel 1489.
Pochi anni dopo, come documenta il contratto stipulato nel 1501 tra i Priori del Comune, il Sindaco, il guardiano della chiesa ed i magistri lombardi Bernardo di Giacomo e Bernardo di Marco, l’edificio religioso fu completamente ricostruito.
L’intervento, come attesta la quietanza di pagamento rilasciata dai due Magistri, era già terminato nel 1507.
All’interno, fortemente modificato dal restauro settecentesco che comportò anche il rifacimento degli altari, si conservano tre oli su tela.
Di questi, due furono eseguiti da Noel Quillerier (Dequillerier; 1594-1 669), L’Immacolata, i santi Caterina e Francesco e il committente, forse del 1627 e ritenuto il suo capolavoro italiano, e Santa Caterina cimasa della pala precedente; il terzo, i Santi Bonaventura, Bernardino e Ludovico da Tolosa, è attribuito ad Andrea Camassei (1602-1 649).
Nella chiesa c’era anche un coro ligneo intagliato con dodici stalli, eretto nel 1610 con l’obolo degli spellani.
L’altare maggiore in stucco restaurato nel 1704, ha subito lesioni con il terremoto del 1997 e del 2016.
La parete d’ingresso del convento fu restaurata nel 1747, l’ingresso al chiostro è del 1785.
Degna di nota è una bella fonte del 1778.
Mentre il Convento fu definitivamente alienato nel 1826, la chiesa rimase proprietà del Comune fino al 1912, quando ne fu decisa la vendita.
Tutta la struttura sacra e il complesso conventuale, ora diventato casa privata è stato lesionato dai terremoti del 1997 e 2016 ed in gran parte completamente ristrutturato.
 
 
 

I dipinti della Chiesa

Riporto alcune brevi note sulle vicende dei dipinti poiché ho avuto il piacere di restaurarli e di conoscere e legarmi alla storia di questo prezioso patrimonio locale.
Il complesso adibito a civile abitazione era nel secolo scorso di proprietà dei coniugi Salmareggi Angelini con la loro morte, avvenuta senza eredi diretti, inizia un lungo e tormentato calvario giudiziario che terminerà solo dopo alcuni decenni con l’assegnazione dell’intero patrimonio, tra cui anche il complesso di S. Caterina con i terreni circostanti, alla famiglia Rosi originaria di Foligno.
Durante il lungo periodo della controversia legale fu nominato come amministratore dei beni il geometra Ascani di Assisi.
Nel 1988 alla mia società di Restauro la S.U.REST snc di L. Giovannelli e D. Bonelli fu commissionato da parte della Provincia di Perugia il restauro dei due dipinti siti nella Chiesa di S. Caterina.
In accordo con l’amministratore dei beni stipulammo un contratto di affitto di alcuni locali di un edificio facente parte dell’eredità, sito in Spello in via Consolare, noto agli Spellani come Palazzo di “Spartero o Espartero” dal nome del proprietario Signor Angelini Espartero che presentava ambienti idonei per grandezza e luminosità allo svolgimento del restauro delle due grandi pale d’altare.
La chiusura del procedimento legale avverrà poco dopo intorno al 1990 circa.
La famiglia Rosi predispone la vendita dell’eredità ed il complesso di S. Caterina diventa proprietà della famiglia Rotticci.
Le opere restaurate saranno esposte in un’importante mostra tenutasi presso la Rocca Albornoz di Spoleto nel 1989.
Il catalogo della mostra “Pittura del Seicento – Ricerche in Umbria” a cura L. Barroero, V. Casale, G. Falcidia, F. Pansecchi, G. Sapori, B. Toscano edito dalla Electa – Editori Umbri Associati 1989 è il prodotto di una lunga ed approfondita ricerca storico artistica del territorio Umbro che prende in considerazione anche la piccola Chiesa di S. Caterina.
Non mi soffermo sulle vicende storiche documentate della Chiesa poichè ben illustrate da Raimondo Fugnoli.
L’interno ad unica navata è stata restaurata e decorata nel settecento con altari in stucco contenenti dipinti del seicento (foto allegata in B/N).
L’altare maggiore rifatto nel 1704 con decorazioni in stucco di pregio contiene il dipinto di Noel Quillerier (Orleans 1594-Parigi 1669), olio su tela cm 254×193 raffigurante “L’Immacolata, I Santi Caterina, Francesco ed il committente” firmato e datato 1627.
Poco si conosce del Committente Davide Dominici o Domenici il cui stemma è riprodotto nei repertori folignati senza però essere mai iscritto nella nobiltà cittadina, forse perché proveniente da altra città (il complesso faceva parte della diocesi di Spoleto sino al 1772) o forse perché proprio non nobile come ipotizza il Prof. Bruno Toscano ” …il committente che pur nei panni festivi del ritratto tradisce la propria origine di coltivatore diretto” (Toscano, 1988, p. 341).
Il quadro di Santa Caterina è concordemente ritenuto l’opera più importante eseguita in Italia dal pittore.
Il secondo dipinto è sito sull’altare di destra raffigurante “I santi Bonaventura, Bernardino e Ludovico da Tolosa” Olio su tela cm 246X170 di Andrea Camassei (Bevagna 1602-Roma 1649).
L’opera di grande qualità pittorica è coeva al dipinto del Quillerier ha in basso un piccolo stemma non identificato.
La composizione vede al centro la figura di S. Bernardino inginocchiato che abbraccia la croce sormontata dal simbolo francescano.
Ai suoi lati S. Bonaventura tiene sulla sua mano il modellino della Chiesa e S. Ludovico da Tolosa indossa il saio francescano.
Attualmente i due dipinti di proprietà della famiglia Rotticci sono esposti presso la pinacoteca civica di Spello.
Ricordo che per i residenti l’ingresso alla pinacoteca è gratuito

Articolo di Lorella Giovannelli restauratrice
 

Fonti documentative

V. Peppoloni C. Fratini – Guida di Spello – 1978
Comune di Spello – Progetto Archeonatura – 2006
Comune di Spello – Guida Turistica di Spello Itinerari fra Storia Arte Natura – Testi di S. Guiducci
Istituto Comprensivo “N. Alunno” di Belfiore Scuola Secondaria di Primo Grado Classi IIA – IIB Anno Scolastico 2011/ 2012 – La chiesa di San Sebastiano di Treggio – a cura di Cristina Casciola, Emanuela Cecconelli

http://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=39566

Fulvio di Giampaolo – Pietre che Parlano: Conventi chiusi e Conventi aperti nella Provincia Serafica di San Francesco – 2013
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio il tecnico Marco Pelliccioni per la collaborazione e per aver fornito la documentazione fotografica.
Ringrazio altresì Lorella Giovannelli per aver prodotto le foto delle tele e per aver fornito il testo che dettagliatamente descrive i dipinti della chiesa ora conservati nella Civica Pinacoteca di Spello.
 

Mappa

Link coordinate: 42.992842 12.706647

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