Convento di San Pietro in Landolina – Collecroce di Nocera Umbra (PG)
Cenni Storici
Intorno all’anno 1000 sorsero alcuni monasteri lungo le pendici meridionali del monte Pennino tra cui San Pietro di Landolina nel comune di Nocera Umbra.
La più antica menzione della località Landolina e del monastero di San Pietro risale al 1102, “ Monasterium Sancti Petri de Landolina “, seguita da una del 1114 che meglio definiva le coordinate: “ ecclesiam Sancti Petri constructam in locum quí dicitur Valle de Landolina inter montes Appininos “.
Iacobilli afferma che un castello di Landolina era stato eretto nel 1060 e nel 1090 la chiesa con il monastero, ed il fondatore ne sarebbe stato un certo Bucco o Vicco, di origine longobarda, conte di Postignano (Nocera Umbra) e di Gaifana.
Nel gennaio del 1102, infatti, Raniero figlio de Vicco cedette e trasferì all’ente religioso “ Maio de Iohannes de Iobannes “, un servo, perché si specificava che la donazione dell’uomo avveniva “ cum suis alodes et omnis servitium “.
Nel 1114 i due conti Monaldo e Rodolfo conti longobardi, donarono ai canonici della cattedrale di Foligno la chiesa di San Pietro con tutte le sue dipendenze e pertinenze.
Con la donazione, Landolina (castello, monastero e chiesa) diventava parte della diocesi di Foligno, come risulta da atti pontifici risalenti alla prima metà del Dodicesimo secolo (1138; 1153); ma nella seconda metà dello stesso secolo il complesso monastico-castrense sarebbe stato assorbito nella diocesi di Nocera verosimilmente per ragioni connesse al congiungimento temporaneo (1161-1196) della cattedra vescovile di Foligno, retta da Anselmo degli Atti (dal 1155 al 1161), con quella di Nocera di cui lo stesso presule sarebbe rimasto titolare fino al 1196.
La giurisdizione dei canonici folignati sul complesso resta documentata fino al 1259; nel 1266, l’abbazia di Santa Croce in Sassovivo (Foligno) era già titolare dei diritti di patronato sulla chiesa di San Pietro.
Questo è da ritenere un evento cruciale per la successiva unione di Landolina al monastero di Sassovivo, prima richiesta al papa, poi sancita dal pontefice Giovanni XXII nel 1323.
Per ciò che riguarda il castello di Landolina o “Fortillitium Andoline” , sappiamo che fu distrutto nel 1312.
Nel 1398 fu comperato da Ugolino Trinci, con il chiaro intento di utilizzare un presidio atto a tutelare i propri domini nei confronti di Nocera e, alla lunga, di Perugia cui la città appenninica era molto legata.
Il fortilizio nel 1421 figurava nella “ Tabula omnium officiorum et fortellitiorum “ redatta durante la signoria di Corrado Trinci, figlio del citato Ugolino; nella Tabula si specificava che, normalmente, l’abate di Sassovivo, in quanto titolare del patrimonio derivato da San Pietro in Landolina, era deputato alla custodia ma questa, alla bisogna, poteva essere assunta direttamente dal signore di Foligno; quanto alla pertinenza territoriale della fortificazione, essa era data nel Nocerino.
Ma gli Statuti di Camerino, testo promulgato nel 1424, la segnalavano tra le dipendenze del Comune di Camerino.
La fine del monastero castrense ha molto colpito la fantasia popolare, al punto che ancora oggi persiste il detto: “Su Landolina non ci canterà più né gallo, né gallina“.
Il ricordo del complesso è ancora vivo nella memoria della gente del posto e molti di essi sono ancora in grado di indicarne il luogo, in località “lu Conventu“, lungo la strada moderna del monte Pennino, all’altezza della prima, grande curva che s’incontra salendo.
A memoria della struttura religiosa è stata posizionata una statua chiamata “La Mdonna de lu Cunventu”, opera realizzata da Enzo Angelini (1926.2001).
Poco lontano è cresciuto un boschetto, detto la Macchia dei frati, all’interno del quale sono celati i ruderi di antiche costruzioni, in gran parte smantellati, fino ad anni recenti, per costruire le case di Annifo.
Il monastero aveva alle proprie dipendenze un Romitorio posto tra gli scogli del monte Acuto.
I suoi ruderi sono ancora visibili nei pressi di una sorgente che alimenta un abbeveratoio per gli animali, la fonte del Condotto (“Connuttu“), la cui denominazione deriva dalla canalizzazione in terracotta che portava l’acqua fino al monastero.
Faceva parte del sistema insediativo anche una Torre d’avvistamento che comunicava visivamente con il monte Acuto.
Landolina sorgeva infatti in un punto chiave negli equilibri degli Altipiani plestini, in quanto dotato di una posizione privilegiata sul Piano di Annifo e su quello di Collecroce ed in funzione del passaggio di un importante strada che metteva in collegamento Nocera con la Valle del Chienti, detta appunto Strada Nocerina.
Fonti documentative
F. Bettoni M. R. Picuti – La montagna di Foligno, Itinerari tra Flaminia e Lauretana – Edizioni Orfini Numeister 2007
https://it.wikipedia.org/
http://www.umbriaescursioni.net/
Da vedere nella zona
Eremo Sant’Angelo “de Bagnara sive de Appennino”
Altopiano di Collecroce
Cima del Monte Pennino