Convento di S. Francesco (Zoccolanti) – Morrovalle (MC)
Cenni Storici
Al di fuori della cinta muraria di Morrovalle, oltrepassando Porta Alvaro e scendendo dall’altura arriviamo all’antico convento di S. Francesco, chiamato anche dei Minori Osservanti o Zoccolanti. I frati, sin dai primi tempi dell’ordine francescano, si erano stabiliti nel comune, ma avevano dapprima occupato un altro luogo, un piccolo romitorio nella contrada detta del “Coppo”. Da quel convento Giordano di Aglano, legato di re Manfredi, rilasciò un diploma alla città di Montolmo insieme all’ordine di radere al suolo il castello di Petriolo. Era l’anno 1264. Veniva chiamato “Convento del Coppo” per un coppo che disciplinava il corso della fonte d’acqua ancora esistente. I frati rimasero in questo luogo fino al 1389-90, quando il comune a proprie spese edificò il nuovo convento per liberare i frati dall’ambiente insalubre dell’eremo di Fonte dell’Angelo. In mancanza di documenti non si può precisare l’anno in cui si edificò il nuovo convento, la cui fondazione si deve far risalire a parecchi anni prima del 1390. nel corso dei secoli quest’edificio subì molti restauri. Ciò che rese celebre questo convento fu il Miracolo Eucaristico che avvenne oltre la metà del 500, nel 1560. Bruciò la chiesa detta di S. Francesco, annessa al convento e tra le rovine venne ritrovati intatti: il Crocefisso, il S.S. corpo di Gesù, un Sacramento e la Santa Pisside. Dopo l’incendio la chiesa venne rifabbricata, di maggiori dimensioni col concorso del popolo e di alcune nobili famiglie di Morrovalle: Lazzarini, Collaterali, Marchetti, Moroni, Mazza, le quali posseggono ognuna un altare con sepolture gentilizie. In uno di essi fu esposto il bel Crocifisso scampato all’incendio. Il tempio fu portato a termine nei primi decenni del secolo XVII. All’origine la porta principale della piccola chiesa guardava a ponente e l’altare maggiore era posto ove ora si trova la porta della Sagrestia. Dell’antica struttura pare sia rimasta a testimonianza la torre campanaria. La chiesa a croce latina a una sola navata con un modesto transetto possedeva tredici altari arricchiti da dorature ed intagli, la pila per l’acqua santa di marmo con colonnine a balaustra, una serie di quadri tra cui quello raffiguranti “Cristo sulla Croce” con sotto S. Bernardino da Siena e altri frati dell’ordine francescano e il sorprendente affresco in cui si legge l’anno 1446 e i nomi della S.S. Vergine con S. Gregorio, S. Francesco, S. Giovanni e S. Antonio da Padova, scritti sotto le immagini intere. In mezzo la figura dell’Ecce homo e più di 50 figure in piccolo collocate intorno. Inoltre di altro autore era la bellissima effige di Maria S.S. con il bambino con intorno due religiosi francescani. Nel 1741 scosse di terremoto danneggiarono il tempio e furono necessarie opere di restauro. Nel 1789, 93, 94, 1841 la chiesa e il convento subirono restauri sia nella pavimentazione che nell’altare maggiore. Nel 1810 la ventata napoleonica disperse i frati e la chiesa fu chiusa al culto. Tornarono nel 1825 ad operare nuovamente, poi con gli eventi risorgimentali del 1861, i frati furono di nuovo cacciati. Dopo diverse vicende il convento fu venduto a Luigi Canali Conte di Vallerengo. Uomo antireligioso, non curò le antichità che erano nella chiesa, lasciò tutto in abbandono. Le celle dei monaci e il sacro tempio furono trasformati. La chiesa fu adattata parte in cantina e parte in rimessa. Morto il Conte Canale, il municipio ereditò i suoi beni, compreso la chiesa e il convento, che secondo la volontà del testatore doveva essere adibito ad asilo laico infantile con l’obbligo di non impartire alcun insegnamento religioso. All’interno del convento, nel chiostro, c’è il busto del Conte Luigi Canale, opera giovanile dello scultore Cantalamessa. Per adattare e collocare l’opera nel chiostro è stato demolito un pozzetto del XVI secolo, tamponato il colonnato del chiostro rovinando la caratteristica struttura architettonica. Ora il tempio e l’ex convento sono ridotti allo sfascio, le opere pittoriche,scultoree e documentarie di eventi lontani avvenuti in questo edificio importanti per il comune di Morrovalle sono stati in parte conservati in altre strutture religiose del comune: nella collegiata di S. Bartolomeo, nella chiesa di S. Agostino.
Il Miracolo Eucaristico
Nella notte tra 16-17 aprile 1560 scoppiò un grande incendio nella chiesa del convento. Furono salvate dalle fiamme le ancone e i paliotti degli altari e la miracolosa immagine del Crocefisso. Il giorno 27 aprile guastando ciò che era rimasto dell’altare maggiore, nella cavità del muro, si scorse il corporale da un lato e la S.S. Eucaristia dall’altro.
Tutti gridarono al miracolo.
Il Papa Pio IV, saputa la notizia, inviò il vescovo Bertinoro a verificare la novità del fatto miracoloso. Dichiarata l’autenticità di quanto accaduto il Papa con la bolla “Sacrosanta Romana Ecclesia” in data 19 settembre 1560, giudicò l’avvenimento vero, inoltre concesse l’indulgenza plenaria di ogni colpa a quanti avessero visitato la chiesa e baciato le Sante Reliquie nei giorni ricorrenti l’evento. La Santa Eucaristia fu riposta in una cassetta ornata d’avorio, ora si trova nella sagrestia della collegiata, ma non vi è più l’ostia miracolosa. Sembra che non si conservasse più nella prima metà del XVII secolo, perché da documenti di quell’epoca si rivela che nell’anniversario dell’incendio non si portava più in processione l’ostia suddetta, ma solo il legno della S. Croce. Numerosi fedeli visitarono la chiesa del convento durante l’anniversario dell’avvenimento, per cui il consiglio municipale di Morrovalle decise di ricostruire la chiesa più grande e degna, inoltre permise ai frati di inquartare lo stemma del Comune con quello del convento.