Convento di Montesanto – San Pellegrino di Norcia (PG)
Cenni Storici
Il Convento di Montesanto si erge a mezza costa tra il colle Lupaia e la parte meridionale del Piano di Santa Scolastica, immerso tra boschi di querce e carpini, vigilato da qualche raro cipresso e da un grande pino.
Il complesso è circondato da una vasta recinzione, ora in parte crollata.
La Chiesa di Montesanto risale al secolo XIV e, secondo la tradizione popolare, fu costruita in seguito all’apparizione della Vergine tra i robusti rami di una quercia (sopravvissuta fino a pochi anni fa) ad una fanciulla che stava pascolando le sue pecore in quei paraggi.
Secondo un’altra versione, leggermente diversa, sulla cima della quercia fu trovata una prodigiosa statuetta che suscitò la devozione popolare.
La costruzione fu innalzata nel 1309 a spese della comunità che ne affidò la custodia ai frati Clareni. Gli spirituali rigoristi vi rimasero eccezionalmente fino ai primi del Cinquecento, ben oltre i decreti di scioglimento della Congregazione.
Negli ultimi stentati decenni di vita vi risiedettero i vicari generali dell’ordine: il 4 maggio 1509 vi si tenne anche un capitolo generale.
Nel 1517 passò agli Osservanti, anche se Francesco Gonzaga afferma che tale passaggio avvenne solo nel 1568, in virtù di una bolla di papa Pio V.
In seguito, nel 1610, ne presero possesso i Riformati.
Il convento era piccolo e angusto, formato da due modesti dormitori e un rozzo chiostrino, ma aveva tutte le officine necessarie al bisogno dei religiosi.
A seguito della soppressione italiana il 31 dicembre del 1866 gli ufficiali governativi effettuarono l’espulsione dei religiosi, lasciando a custodia del santuario padre Gaetano da Norcia ed il fratello laico Giustino da Tordibetto.
Il 30 agosto 1880 il sindaco di Norcia pubblicava l’avviso d’asta per la vendita del Convento al prezzo base di lire 2.619.
Oltre al rappresentante dei frati nessuno concorse all’asta; i frati ottennero il possesso provvisorio con un documento del 21 ottobre 1880, mentre il 5 marzo 1881 veniva loro comunicato che il contratto di vendita era stato approvato dalle autorità competenti.
Il 9 febbraio 1909, a causa della mancanza di frati, il congresso definitoriale dell’unificata Provincia Serafica di San Francesco ipotizzò l’alienazione del Convento, che fu venduto il 28 ottobre dello stesso anno per il prezzo di lire 6.000.
Il Convento di Montesanto all’epoca era ancora provvisto di un archivio e di una biblioteca con autori antichi e moderni, corali in pergamena e incunaboli, prezioso materiale che Giuseppe Sordini segnalò nello stesso 1909 alle autorità come in procinto di essere alienato.
Dopo la partenza degli ultimi religiosi presero dimora a Montesanto un eremita di Norcia con la moglie, figure ancora vive nel ricordo dei più anziani.
Descrizione architettonica originale
L’ampia struttura è circondata da un muretto di recinzione e ormai è purtroppo in rovina.
Se ne fa ugualmente la descrizione di come era, precisando che tutto il complesso è pericolante e non è prudente addentrarvisi.
Sopra la porta, che si apriva nell’atrio, era affrescata la figura di San Giovanni da Capestrano (secolo XVII), mentre alcune lettere e due ornamenti geometrici era incisi nei conci dell’arco (secolo XIV).
Dalla sagrestia si passa al chiostro, divenuto di proprietà privata nel 1909, costituito da archeggiature in muratura e da una vera di pozzo, fatiscenti.
Un affresco del secolo XVII rappresentava l’Orazione di Gesù nell’orto; un altro reca la data 1708, la stessa cui doveva riferirsi l’Ultima cena nel grande refettorio voltato a botte.
La Chiesa di Montesanto, dal 1909 trasferita alla parrocchia di San Pellegrino, è stata più volte fatta bersaglio di razzie negli ultimi tempi ed ora una porta metallica sostituisce la porta in noce trafugata.
L’edificio è fortificato da poderose speronature e, verso monte, protetto da robusti arconi d’incerta epoca, forse con funzione di contenimento.
La minore delle due campane sul campaniletto a vela aveva nella maniglia una piccola testa di moro che canta a squarciagola, di ottima fattura.
La facciata era preceduta da una trasanna, ora crollata, un tempo era intonacata, vi si apre un semplice portale, sormontato da una finestra rettangolare, a sinistra se ne trova un’altra di forma archiacuta.
All’interno della cappella a sinistra dopo l’ingresso, rischiarata da due finestre archiacute, erano le due tele con i Santi Benedetto e Scolastica, ora trasferite nella parrocchiale di San Pellegrino.
Vi restava una tela seicentesca con orante sull’altare, diversi ex-voto e un manichino di San Pasquale Bylòn vestito di saio (protettore dei pastori).
Sull’altare maggiore era collocata l’immagine della Madonna con Bambino che fu all’origine della costruzione, minuscola statuetta lignea del secolo XIV, anch’essa custodita fino a prima del sisma del 2016 nella parrocchiale.
Il quadro che vi era esposto raffigurava una Crocifissione.
Dietro era una tela del 1708 con l’Immacolata Concezione e due Santi francescani (di cui uno è San Giovanni di Capestrano, presente in zona nel 1445).
Nell’abside semicircolare erano disposti un coro ligneo con quindici stalli e due lipsanoteche del 1755 contenenti molti reliquiari di legno, recentemente rubati insieme a due acquasantiere e alla Via Crucis.
Fonti documentative
AA. VV. – L’Umbria – Manuali per il territorio – La Valnerina, Il Nursino, Il Casciano – Roma 1977
R. Cordella – Norcia guida storico-artistica. Una mostra, un restauro – Norcia 1995
https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=39570&RicProgetto=reg-umb
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.