Convento di Forano – Appignano (MC)

Un grande ringraziamento a Padre Valentino, firmatario della liberatoria.

 

Cenni Storici

Le origini del convento di Forano non sono storicamente documentate in maniera esauriente. Le maggiori informazioni provengono da fonti notevolmente posteriori all’insediamento dei francescani e devono essere recepite con le debite cautele. Nell’area occupata poi dal convento, o nelle sue vicinanze, tra XII e XIII secolo dovevano esistere degli insediamenti benedettini. Di certo era presente un ospitale detto de don Boni o di S. Bono e comunque anche le cronache francescane ricordano un ospizio benedettino. Il primo ad accogliere la tradizione del passaggio di S. Francesco nella selva di Forano, dove avrebbe fondato il convento e scavato una piccola fonte, era il venerabile Francesco Gonzaga nel suo De origine Seraphicae Religionis Franciscanae. Sulla scia delle indicazioni fomite dal Gonzaga, il Wadding precisava come la fondazione del convento francescano dovesse risalire al 1215. Secondo il padre Ciro da Pesaro intorno al 1215 S. Francesco, dopo aver predicato a Osimo, giungeva nella selva di Forano, dove trovava un piccolo ospizio di monaci abbandonato e cadente con annessa una chiesa dedicata all’Annunciazione di Maria. Il santo avrebbe occupato il luogo, ottenendo dalla comunità di Appignano otto some di terreno e dai nobili Silvestri di Cingoli arredi liturgici. Testimonianza materiale della presenza di S. Francesco sarebbe costituita per tradizione da un’antica porta in legno di quercia inserita nella facciata della primitiva chiesa, che è ora inglobata nella struttura dell’attuale convento. Il santo di Assisi avrebbe fatto il suo ingresso per tale porta e a memoria dell’avvenimento nell’architrave soprastante si legge: Haec est illa prisca janua dum hic adfuit S. Franciscus. Sullo stesso tratto di parete dell’antica facciata si conservano parti in affresco di un’Annunciazione, risalente di certo alla prima metà del Quattrocento. Verrebbe così confermata una dedicazione originaria alla Vergine annunciata, come riferito dal padre Ciro da Pesaro. Dal punto di vista della storia dell’arte il testo pittorico assume una grande importanza per essere una pregevole testimonianza del gotico maturo in area maceratese. Purtroppo risultano leggibili solo la zona di destra, con l’immagine della Vergine annunciata, e parzialmente la parte centrale con l’Eterno nella mandorla. L’area di sinistra, destinata ad accogliere la figura dell’Angelo annunciante, è stata purtroppo seriamente compromessa dalle opere di ristrutturazione occorse nei secoli XVII e XVIII. Comunque quel che rimane dimostra l’alta qualità espressa dall’autore attraverso una sapiente gestione degli spazi, non esente dalla ricerca di effetti illusionistici. Il tempietto poligonale, disposto tra l’Eterno nella mandorla e la Vergine, denuncia un forte horror vacui, che si accentua in misura maggiore grazie agli articolati profili delle colonnine tortili e dei pinnacoli. La sintonia un tempo esistente tra l’architettura reale dell’antico prospetto e lo spazio pittorico immaginato dall’autore è sottolineata dalla cornice a mensole, che delimita in alto l’affresco, e dallo zoccolo in basso, caratterizzato da marcate modanature. Recentemente la critica tende ad assegnare l’affresco a Giacomo di Nicola da Recanati, riconosciuto anche come l’autore della tavola raffigurante la Madonna con il Bambino, i beati Pietro da Treia e Corrado da Offida e santi, un tempo presso il sacello della Madonna degli Angeli di Forano e ora conservata nella parrocchiale di Treia . In realtà l’affresco di Forano sembra accostabile ad alcuni testi pittorici inseriti nel catalogo di Giacomo da Recanati e non ad altri. Una particolare vicinanza è ravvisabile con i lacerti in affresco dell’abside della cripta di S. Maria di Rambona, ma pare invece esistere una certa distanza con i frammenti, sempre in affresco, di S. Agostino e di S. Maria delle Grazie a Recanati. Tuttavia è possibile riconoscere il medesimo autore sia nell’Annunciazione di Forano che nella tavola della parrocchiale di Treia. Semmai è ancora da dimostrare che il pittore delle due opere sia effettivamente da riconoscere in Giacomo da Recanati. Ma prima di giungere a determinate conclusioni è necessario esaminare il dipinto di Treia, partendo dai racconti e dalle tradizioni che lo riguardano. La fama dell’insediamento religioso di Forano si deve a un evento miracoloso, narrato già dalle fonti francescane. Nella notte precedente il 2 febbraio 1289 la Vergine appariva, con il Bambino in braccio, a frate Corrado da Offida che era assorto in preghiera nella selva vicino al convento. Alla miracolosa visione assisteva, più in disparte, anche frate Pietro da Montecchio (o da Treia). Così è narrato l’episodio nei fioretti di S. Francesco: Al tempo di questo santo frate Pietro, fu il santo frate Currado da Offida, il quale essendo insieme di famiglia nel luogo di Forano della custodia d’Ancona, il detto frate Currado se ne andò un dì nella selva a contemplare di Dio, e frate Pietro secretamente andò dietro a lui per vedere ciò che gli addivenisse. E frate Currado cominciò a stare in orazione e pregare divotissimamente la Vergine Maria con grande pietà, ch’ella gli accattasse questa grazia dal suo benedetto Figliuolo ch’egli sentisse un poco di quella dolcezza, la quale sentì santo Simeone il dì della Purificazione, quand’egli portò in braccio Gesù Salvatore Benedetto. E fatta questa orazione, la Misericordiosa Vergine Maria lo esaudì: eccoti ch’apparve la Reina del cielo col suo Figliu benedetto in braccio, con grandissima chiarità di lume; e appressandosi a frate Currado, sì gli pose in braccio quello benedetto Figliuolo, quale egli ricevendo, divotissimamente abbracciandolo e baciandolo e stringendosi al petto, tutto si struggea e risolveva in amore divino e inesplicabile consolazione. In seguito a tale miracoloso evento veniva edificato un sacello dedicato alla Madonna degli Angeli, dove nella prima metà del XV secolo trovava collocazione la già menzionata tavola della parrocchiale di Treia. La chiesa e il convento venivano più volte restaurati tra XVII e XVIII secolo. L’altare maggiore era destinato a ospitare una grande pala attribuita a Pier Simone Fanelli e raffigurante la Vergine con il Bambino tra i santi Francesco, Chiara, Antonio da Padova e S. Pietro d’Alcantara . Il Fanelli, pittore tutto sommato ancora da studiare, probabilmente non era nuovo a iconografie francescane se è realmente da attribuire a lui un iconico dipinto raffigurante S. Francesco, conservato presso la Pinacoteca Civica di Recanati. Infine si segnalano presso il chiostro del convento, caratterizzato dalla presenza di un’antica cisterna dotata di un mirabile sistema per la raccolta delle acque, i frammenti di una decorazione pittorica incentrata probabilmente sulle figure di papi e cardinali appartenenti all’ordine francescano, individuati dai rispettivi stemmi.

L. CHIAPPINI – D. FRAPICCINI – A. MERIGGI – G. PICCININI – C. PONGETTI
Appignano – I segni della storia

Per approfondimenti maggiori: www.ofsjesi.org

 

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