Collegiata di Santa Maria Assunta o di San Gregorio Magno – Montone (PG)
Cenni Storici
Le origini della Collegiata risalgono al primo quarto del XIV secolo come attesta la documentazione, conservata presso l’Archivio storico diocesano di Città di Castello.
Nel 1317, infatti, il vescovo Ugolino, ottenne di veder riconosciuto il titolo di arcipretura con dei canonici e cattedra vescovile alla chiesa Collegiata di Montone, in analogia con la Cattedrale di San Florido di Città di Castello, sede vescovile e fu chiamata “Chiesa di Santa Maria assunta” (in cielo) succeduta, per comodità della popolazione come chiesa parrocchiale all’antichissima “Pieve di San Gregorio Magno” (fuori le mura sede del Capitolo) che le passò i suoi Titolari, il privilegio di avere una Cattedra Vescovile e un collegio di Canonici.
Da allora si chiamerà “Chiesa di San Gregorio” oppure “Collegiata“.
La chiesa come si ammira oggi molto probabilmente è stata riedificata su una del 1200 più bassa, senza l’attuale abside e le cappelle laterali
La chiesa di San Gregorio Magno, precedentemente dedicata a Santa Maria Assunta, nella forma attuale è stata costruita intorno al 1668, per munificenza del P. Giovanni Pazzaglia dei Padri Filippini di origini Montonesi che ebbe disponibilità di una ricca eredità.
Durante l’ultimo conflitto mondiale la copertura ha subito notevoli lesioni che facevano entrare l’acqua piovana e hanno danneggiato parte delle pitture interne.
La chiesa custodisce la Sacra Spina, donata alla popolazione di Montone da Carlo, figlio di Braccio Fortebracci, che, a sua volta, l’aveva avuta in dono dai Veneziani, che intendevano dimostrargli riconoscenza per averli aiutati a sconfiggere i Turchi invasori.
Aspetto esterno
La facciata che è preceduta da un’ampia scalinata in pietra a doppia rampa, segue il profilo a capanna.
Interamente finita ad intonaco presenta una cornice modanata lungo il profilo dei due spioventi al di sotto dei quali si apre un’ampia finestra contornata elementi lineari in pietra.
Il portale di ingresso posto al termine della scala possiede una grande cornice modanata realizzata in mattoni.
Innestata sul fianco destro della chiesa si erge l’imponente torre campanaria a base quadrata e fusto in muratura mista di pietra e mattoni; sulla sommità una cella aperta da quattro monofore con arco a tutto sesto.
Interno
La chiesa si sviluppa in una unica navata a croce latina lungo la quale si aprono una serie di cappelle laterali.
Il presbiterio rialzato di due gradini è preceduto da un arco santo a tutto sesto e termina con un’abside circolare; tutte le imponenti paraste come anche i pilastri e gli archi sono dipinti a finto marmo.
Lungo la navata in alto, tra lo straordinario soffitto a cassettoni lignei e la cornice, è rappresentata la vita della Madonna in mezzo a figure di Santi.
In senso antiorario a sinistra di chi entra: la Nascita; la sua presentazione al tempio; l’Annunciazione; l’incontro con Elisabetta e Lei incinta (raramente così rappresentata).
In controfacciata si trova una La Bussola è opera di falegnami locali dell’inizio del 1900, del medesimo stile i confessionali, le credenze e le porte della sacrestia.
Proseguendo sulla parete sinistra c’è un l’altare dove risiedeva il fonte battesimale e subito dopo un altare ornato da colonne e cornice lignee con una tela che rappresenta in basso le anime del Purgatorio che vengono salvate dai Santi che intercedono presso la SS. Trinità.
L’ultima cappella a sinistra corredata con un altare in legno porta in alto lo stemma della famiglia Pazzaglia che nel 1700 si adoperò per l’ampliamento e l’abbellimento di questa chiesa; è chiamata “Cappella delle suore” in quanto adiacente al convento delle Clarisse di Sant’Agnese che custodiscono la Sacra Spina.
E’ affrescata con una scena dell’Ultima Cena sulla volta i simboli degli Evangelisti.
L’altare Maggiore conserva nell’abside una tela con la Madonna tra San Giovanni Battista e San Gregorio Magno (Santo Patrono della città) e un coro in noce con un Trono che a suo tempo ospitava il collegio di canonici e il vescovo di Città di Castello nel 1306 per circa 3 anni.
La volta è stata affrescata nella prima metà del 1700 da Giovanni Parenti, caposcuola dell’accademia Fiorentina e rappresenta gli Apostoli in attesa della discesa dello Spirito Santo, dentro un locale che non ha soffitto e che si apre direttamente sul cielo.
L’affresco ha subito vari restauri, nel 1817, nei primi del 1900 e l’ultimo è del 2004.
Il successivo altare della parete destra è decorato con stucchi datati 1743 e una tela che rappresenta la Madonna del Rosario contornata da i quindici misteri.
Sopra la porta della sagrestia è una tela datata 1611 del fiammingo Calvaert con un’Ultima Cena.
Il secondo altare della parete destra in direzione dell’uscita ospita un piccolo quadro con una Madonna su tavola di scuola senese del 1200-1300 e accanto una statua di San Rocco attribuita allo scultore Romano Alberti (1502-1568) di Sansepolcro, detto “Il nero“.
Della stessa bottega un’altra statua simile è custodita nella Chiesa di San Rocco e Sant’Antonio abate di Antrìa di Magione (PG) anch’essa trattata in questo sito.
L’ultimo altare prima dell’uscita conserva una tela con S. Albertino da Montone (1220 – 1294) con in mano un cinto erniale; il Santo è invocato a protezione di tutte le forme di malattie epatiche e in particolare contro le ernie inguinali e ombelicali.
Fonti documentative
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http://www.montonein.it/
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=37961
http://montone.infoaltaumbria.it/
Da vedere nella zona
Castello di Montone
Pieve di San Gregorio Magno
Chiesa della Madonna delle Grazie
Chiesa della Madonna dei Confini