Chiesa Santa Maria Plebis Flexiae – Fabriano (AN)
Cenni Storici
Santa Maria Plebis Flexiae di Torrececchina, a pochi chilometri da Fabriano in provincia di Ancona, è un’antica chiesa esistente già nell’anno mille, edificata su una collina che fu terra sacra prima ai piceni ed in seguito ai romani e che negli anni ottenne il titolo di “pieve”, una sorta di “chiesa madre” da cui dipendevano altre cappelle e chiese.
Sulla superficie della sua campana, attorno all’anno 1400, qualcuno ha inciso cinque parole latine una sopra l’altra a formare un quadrilatero: SATOR, AREPO, TENET, OPERA, ROTAS.
Le cinque parole sono dei “palindromi” in quanto ognuna di esse è leggibile sia da sinistra quanto da destra e tutte insieme danno origine ad una frase “palindromica”, cioè la stessa identica frase leggibile sia da sinistra verso destra che viceversa.
Scritte in ordine una sopra l’altra a formare un quadrato le parole sono leggibili in tutte le direzioni tranne le due diagonali.
Il Quadrato Sator è un’iscrizione in latino la cui origine è un mistero da duemila anni e che, dipinto o scolpito Il Sator di Capestrano, disegnato o graffiato, è stato rinvenuto in località europee anche molto distanti tra di esse: molti i rinvenimenti in Italia, ad esempio nelle Marche, oltre che a Fabriano, anche a Canovaccio in provincia di Pesaro e Urbino, a Paggese di Acquasanta Terme e a Monterubbiano in provincia di Ascoli e poi in Inghilterra, Spagna, Ungheria, Svizzera, Siria, in siti archeologici o in antiche chiese.
Antiche fonti raccontano che venne usato come un talismano per guarire malattie, assistere partorienti o a proteggere dai pericoli, un monile apotropaico in uso in tutta Europa sopratutto nel medioevo, periodo nel quale erano tutt’altro che rari rituali del genere.
Per gli studiosi molto importante è stato il rinvenimento a Pompei, durante una fase degli scavi archeologici del 1936, del quadrato più antico, sotto forma di graffito in una colonna della Palestra Grande, perchè da una datazione certa al reperto, ovvero sicuramente antecedente al 79 D.C. , anno dell’eruzione del Vesuvio che distrusse la città romana, tanto che oggi c’è dibattito tra gli studiosi che considerano il quadrato un simbolo cristiano e tra chi lo considera solo un gioco di parole, un fregio ornamentale, in quanto non esistono prove documentate della presenza di una vera e propria comunità cristiana a Pompei.