Chiesa Santa Maria de Manù – Lapedona (FM)
Cenni Storici
Una chiesetta piccola, spesso dimenticata negli itinerari turistici della zona circostante, ma grande è la sua storia. Situata sulla strada che dall’Adriatica sale verso Lapedona, poco dopo il ristorante “La Storiella” forse più conosciuto, sulla destra, in posizione incantevole sul mare, preceduta da una duplice fila di cipressi rimane S. Maria de Manù. Pur sorgendo nel territorio di Lapedona che gli ha intitolato la Contrada, la giurisdizione spirituale è del pievano di Altidona. Risalente al secolo X è detta anche Madonna delle Noci perché anticamente dopo la Messa, vi si giocava a castelletti di noci (una specie di bowling i cui birilli sono rappresentati dalle noci disposte a piramide). Fu donata dalla badessa del monastero Leveriano presso il fiume Aso, all’Abbazia di Montecassino e citata –insieme alla Chiesa e Castello di S. Biagio in Barbolano, altra chiesa di Altidona- sui portali in bronzo (sesta e settimana lamina di quello di destra) della Basilica –rimasti miracolosamente illesi ai bombardamenti del 1944-: “Nel Fermano abbiamo il castello di Barbolano con la chiesa di S. Maria e S. Biagio con gli annessi possedimenti”. Semplice e spoglia nelle linee purissime del romanico classico è un vero gioiello d’arte che non sfigura accanto alle “sorelle maggiori” quali S. Maria Piè di Chienti a Montecosaro, S. Claudio a Corridonia, Ss. Stefano e Vincenzo di Monterubbiano, S. Quirico di Lapedona. Il polittico che campeggiava sull’altare, attribuito a Cristoforo Cortese (fine sec. XV), è stato trasferito nella chiesa parrocchiale di Altidona.
Questo polittico proveniente dalla chiesina romanica di Santa Maria de’ Manu detta anche di “Madonna delle Noci” (preesistente al 1032) fu fatto qui trasportare nel 1926 dal Pievano di Altidona Don Giuseppe Petroselli (+1963). Infatti tale chiesina, sebbene posta in territorio di Lapedona, appartiene alla Pievania di Altidona, cui passarono i beni dell’Abbazia di Montecassino, costituiti da questa chiesa e dal castello di Barbolano, già proprietà di detta Abbazia che a sua volta li aveva ricevuti in dono nel 1032 da Raimburga. Questo polittico, già restaurato una prima volta nel 1938 dal prof. Pio Nardini, ha avuto poi un vero restauro (con la sostituzione totale della parte lignea) in un primo tempo presso Urbino, poi presso il Laboratorio di Restauro di Palazzo Pitti in Firenze. Tale restauro è durato dal 3 settembre 1969 fino alla riconsegna avvenuta l’8 giugno 1983 (13 anni e 9 mesi) ed è stato eseguito dal prof. Giuliano Rettori. Il polittico, come si può vedere, è costituito da cinque pannelli con cornice scanditi da esili colonnine tortili. In quello centrale domina la figura della Vergine assisa su trono gotico; nei due a sinistra sono raffigurati Santa Caterina di Alessandria e San Flaviano; nei due di destra S. Ciriaco diacono e S. Antonio Abate. Tali Santi, pur contenuti in angusti spazi, si ergono in salda eleganza di forme ed austera spiritualità di espressione. Tale polittico fu attribuito per un certo tempo a Piero di Domenico da Montepulciano {Bollettino d’Arte XXXI, 1938 pagg. 173-181), ora la paternità è autorevolmente attribuita a Cristoforo Cortese, veneto, morto nel 1445 circa. L’attribuzione di paternità è suffragata da documenti del Registrum omnium possessionum del Convento di Santa Maria a Murano, datato 1391 ed ora alla Biblioteca del Seminario di Padova. In detto Registrum gli elementi decorativi a margine sono opera del Cortese. A ciò si aggiungano le miniature della Promissione di F. Foscari (collezione Felissente) a Treviso e la Mariegola di S. Maria Odorifera del Correr che “mostrano profondo legame stilistico tra loro e il polittico di Altidona”. Il polittico è di altissimo valore; non tutti i critici sono d’accordo sulla identificazione dei Santi in quanto in quello di destra anziché San Ciriaco taluno vorrebbe vedere Santo Stefano.
Prof. Gabriele Nepi