Chiesa rupestre ed attiguo insediamento in località Poggio Conte – Ischia di Castro (VT)
Cenni Storici
La chiesa rupestre si trova a 12 km circa da Ischia di Castro, alla base di un piccolo pianoro tufaceo sulla riva sinistra del fiume Fiora, denominato Poggio del Conte o Chiusa delle Armine.
L’ipogeo, in posizione isolata, affaccia su una conca naturale, sopra di un piccolo torrente che confluisce nel Fiora, in una zona caratterizzata da una folta vegetazione.
Nelle immediate vicinanze della chiesa si trovano altri due ipogei, probabilmente medioevali, di incerta funzione e alcune tombe a camera di una piccola necropoli, oggi quasi a strapiombo, sul sentiero di accesso, testimonianza che il luogo fosse noto e sacro fin dall’antichità.
Le prime tracce scritte del sito si riscontrano in una antica carta del 1027 ma l’intero complesso riprende modelli tipici dell’architettura cistercense, potrebbe essere pertanto datato ai primi decenni del XIII secolo.
Non si scorgono tracce di preesistenze negli ambienti della chiesa rupestre, che sembra essere stata scavata ex novo.
La titolazione della chiesa rupestre non è nota, potrebbe essere ricollegata al cenobio benedettino di San Colombano, la cui ubicazione esatta è sconosciuta, ma da un documento di XI secolo risulta essere collocato lungo il corso del fiume Fiora, forse in località Colli di San Colombano.
Il monastero è citato per la prima volta in un documento degli anni 809-811, dipendente in un primo tempo dal monastero di San Salvatore al Monte, poi passato sotto la giurisdizione di Montecassino nel 1208.
Non se ne hanno più notizie dopo il XIII secolo, forse è stato soppresso per mancanza di monaci.
In uno dei documenti del monastero di San Colombano, è menzionata una “ecclesia Sancti Martini iuxta flumen Armini“, antico nome del Fiora, ma non esistono prove certe che si tratti della titolazione della chiesa di Poggio Conte.
È probabile che la chiesa sia stata abbandonata qualche decennio dopo la sua realizzazione, forse a causa del declino del monastero, poi totalmente dimenticata per la sua posizione isolata e di difficile accesso.
Aspetto
Attualmente è raggiungibile da un sentiero di fondovalle, che si imbocca costeggiando il corso del fiume Fiora, poi inoltrandosi in un bosco magico, con grandi esemplari di noccioli naturali, percorso da rigagnoli e cascatelle.
Si giunge così ad una grande forra, un imponente anfiteatro naturale, sulla sinistra, a strapiombo rimangono due tombe a camera ma in origine era collegata alla sommità dell’altopiano anche da una scala intagliata nella roccia.
Per raggiungere la chiesa e l’eremo occorre salire ancora sulla sinistra.
Di tale scaletta rimangono solo alcuni gradini a sinistra della facciata della chiesa.
La facciata della chiesa, totalmente scavata nella roccia, si presenta ancora ben leggibile, nonostante i danni causati dall’erosione e dai crolli rimane comunque una bella testimonianza di notevole abilità artistica e scultorea, con notevole padronanza dei mezzi espressivi.
Delimitata da un incavo con volta a botte, è scandita in due registri da una cornice sorretta da quattro semicolonne, che a loro volta spartiscono in tre sezioni il registro inferiore.
Il portale della chiesa, arretrato rispetto al resto della facciata si apre nella sezione centrale; è sormontato da una lunetta semicircolare e inquadrato ai lati da due semicolonne coronate da pulvini, su cui si impostava un arco a sesto acuto.
Nella parte superiore, si apre un oculo ornato da una cornice a bassorilievo con un motivo a treccia.
Interno
Entrando si accede ad un atrio, di planimetria quadrilatera, sulla parete di controfacciata due pilastri a fascio a sezione quadrata affiancano l’ingresso, assieme ad altri due a sezione esagonale sorreggono il tamburo e la volta a cupola.
Il tamburo, su cui si apre l’oculo, è diviso in tredici nicchie divise da colonnine, in cui erano affrescate le figure dei dodici apostoli disposti a coppie, con la figura di Cristo nella sezione di fronte all’ingresso; sono stati trafugati nel 1964, sei sono stati recuperati dalla Guardia di Finanza e attualmente esposti al Museo Civico di Ischia di Castro.
La cupola è sorretta da membrature a fascio, di cui rimangono poche tracce in corrispondenza di due dei pilastri, è decorata da un rilievo a cordolo raffigurante un fiore a quattro petali, in origine dipinto con decorazioni geometriche.
A sinistra si trova un corridoio semianulare, rialzato di un gradino rispetto al pavimento degli ambienti che collega, con volta troppo bassa per percorrerlo agevolmente: presenta sulla parete sinistra un bancone che corre per tutta la lunghezza della parete.
A destra si apre un piccolo ambiente secondario, di planimetria rettangolare, con due ampie nicchie a pianta quadrangolare sul fondo.
Un arco a sesto acuto ribassato introduce dall’atrio all’area presbiteriale, a pianta quadrangolare coperta da una volta a crociera con costoloni, decorata con motivi geometrici, priva di chiave di volta, sorretta da quattro pilastri a fascio a sezione quadrangolare.
Sulla parete di fondo si aprono tre ampie nicchie a sesto acuto e pianta quadrangolare, un tempo affrescate; la nicchia centrale è delimitata da due montanti laterali, forse i resti di una cattedra.
Negli scanni ai lati del seggio erano dipinte le figure di due santi vescovi con mitra e pastorale, oggi non più visibili, si trattava, forse, di San Savino e San Colombano.
In mezzo si trova l’altare ricavato in un unico blocco di tufo, costituito da una mensa su sostegno centrale, con quattro colonnine ai lati, tutto; al centro è scavato un profondo incavo.
Sulla destra di questo ambiente si apre un nicchione semicircolare, forse un’abside laterale.
A destra della facciata, invece, si aprono due ambienti rupestri di difficile interpretazione.
Probabilmente è quel che resta degli insediamenti abitativi, in larga parte crollati.
Fonti documentative
A. Laura – L’eremo di Poggio Conte e la sua decorazione pittorica in I Musei del Lazio ed il loro territorio Approfondimenti/3 Il Museo civico “Pietro e Turiddo Lotti” di Ischia di Castro Medioevo e Rinascimento – Roma 2011, pp. 33-40
S. Macchia – Le Chiese rupestri del Lazio Medievale (VI-XV Sec.) - Tesi di Laurea Università degli Studi di Roma Tre, Facoltà di Lettere e Filosofia Anno Accademico 2012-2013
S. Piazza – Pittura rupestre medievale Lazio e Campania settentrionale (secoli VI-XIII) – École française de Rome, 2006
J. Raspi Serra – Insediamenti rupestri religiosi nella Tuscia – in Melange de l’École française de Rome 88, Roma 1974, pp. 27-156
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.