Chiesa rupestre di Santa Fortunata – Sutri (VT)


 

Cenni Storici

L’antica chiesa rupestre di Santa Fortunata, oggi abbandonata, fa parte del Parco urbano dell’antichissima Città di Sutri, istituito nel 1988.
Sita in località Pian Porciano, si sviluppa nel suburbio meridionale della città, fuori Porta Romana, affacciandosi sulla via Cassia ed è servita a sud dalla via nepesina, oggi Strada dei Creti.
È una delle più antiche chiese sutrine.
Il complesso rupestre sorge intorno all’anno 1000 su di un antico sito preesistente occupato, già a partire dal periodo paleocristiano, da anacoreti e comunità monastiche, forse a sua volta sorto su un preesistente luogo di culto etrusco.
Un atto di donazione del 1023, rivela l’esistenza di una cella “Sancta Fortunata de Sutrio” che dipendeva a sua volta dal monastero romano dei santi Andrea e Gregorio al Celio, ma già a partire dal secolo precedente nello stesso luogo è attestata la presenza di un cenobio benedettino.
Un atto del gennaio 1142 sanciva la fine di una controversia tra un nutrito gruppo di sutrini che doveva restituire merci o bene che erano da loro detenuti in modo indebito e che spettavano invece alla chiesa di Santa Fortunata.
Il piccolo monastero rupestre godette di una certa floridezza economica soprattutto durante gli ultimi anni del Duecento e che nei primi anni del Trecento al suo governo ancora veniva designato un monaco del cenobio celimontano da cui dipendeva.
Nel 1451 sono assegnati fondi all’abate di san Gregorio per la riedificazione della chiesa di Santa Fortunata e del suo convento.
Con ogni probabilità alla fine del XV secolo, è costruita una nuova chiesa in muratura e la chiesa rupestre subisce una progressiva dismissione, la maggior parte degli ambienti progressivamente sono riutilizzati a scopo produttivo.
Fino al 1960 nei pressi della chiesa vi era una sorgente ritenuta miracolosa per l’allattamento; era tradizione, per le partorienti, andare in pellegrinaggio per bere l’acqua che vi sgorgava, così da poter beneficiare delle sue proprietà taumaturgiche che avrebbero fatto crescere il seno per un allattamento del neonato senza problemi di mancanza di latte.
 

Aspetto esterno

La chiesa tardo quattrocentesca è caratterizzata da una disadorna facciata con due finestrelle poste ai lati del portale e una terza al di sopra.
Il campaniletto a vela ad unico fornice è disposto a destra, in linea con la facciata.
 

Interno

L’interno ad aula unica si presenta oggi in completa rovina, depredato di tutti i suoi arredi, perfino l’acquasantiera è stata smurata.
A sinistra della chiesa si scorgono delle sepolture ad arcosolio, tipicamente etrusche.
Sempre a sinistra, seminascosto dalla vegetazione, c’è l’accesso alla primitiva chiesa rupestre.
Si accede quindi ad un altro ambiente che più rifinito.
La volta, sempre scavata nella roccia tufacea sembra essere a crociera e al suo interno si trovano ancora nicchie ad arco, poi, incorniciata in un arco, appare la navata centrale della chiesa rupestre.
La chiesa primitiva era probabilmente a tre navate, come sembrerebbero suggerire i due pilastri laterali in tufo della zona presbiteriale e l’absidiola laterale destra che è incentrata fra uno di essi e il tratto di muro perimetrale.
In fondo, un arco in laterizio poggia da un lato su un pilastro in muratura e dall’altro su uno rupestre.
L’area oltre la rete è oggi adibita a pollaio.
Potrebbe trattarsi della zona dove dovevano ricadere i “claustra” del convento, ovvero i recinti che i monaci benedettini non potevano oltrepassare senza il permesso dell’abate.
Vi è ricavato anche un forno.
L’abside della chiesa rupestre è sbarrata da un diaframma non troppo alto che sembrerebbe realizzato con gli stessi conci di tufo utilizzati per costruire la chiesa quattrocentesca.
L’ambiente è di difficile comprensione, privo di forme o elementi riconducibili a una funzione liturgica, nel punto dove ci si aspetterebbe l’abside centrale.
Lo spazio conserva al suo interno consistenti resti di intonaco dipinto d’età medievale, ancora inediti.
Si tratta di tracce appartenenti a un pannello isolato, di forma perfettamente circolare, contornato da una bordatura rossa, la zona centrale del dipinto è andata perduta, probabilmente a causa del progressivo deterioramento della roccia che presenta in questo punto una lesione verticale.
A sinistra si scorge una figura di santa raffigurato di trequarti con entrambe le braccia levate, avvolta in un abito rosso, con puntinatura bianca, che la ricopre dalla testa ai piedi.
Accanto, ritratto nella stessa posizione, è un santo con veste ocra e capelli grigi, probabilmente un monaco, visto che ad un’osservazione ravvicinata si distingue chiaramente la tonsura.
A destra si conserva l’immagine di un’altra figura maschile, forse nimbata, anch’essa girata in direzione del centro del pannello, con il braccio sinistro piegato e la mano aperta verso l’esterno; indossa una tunica senza maniche verde chiaro con una veste sottostante marrone scuro.
Del volto restano soltanto tracce del disegno preparatorio sufficienti per dedurre che si trattava di una figura senile con barba e capelli lunghi, potrebbe trattarsi un pannello votivo dedicato a Santa Fortunata, forse identificabile nella donna vestita di rosso.
Nella Volta del presbiterio rimane una raffinata decorazione a stelle rosse su fondo bianco.
Alcuni affreschi della chiesa e del complesso esterno sono stati salvati dall’incuria e sono oggi custoditi presso il Museo del Patrimonium di Sutri.
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia l’amico Pierluigi Capotondi, preziosa guida al sito.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

FINOCCHIO GIUSEPPE La chiesa di S. Fortunata a Sutri

http://www.parrocchiasutri.org/SantaFortunata/Santa%20Fortunata.html

http://viaggi.corriere.it/diari-di-viaggio/europa/italia/sutri_mitreo_nel_tufo_145261.shtml

https://books.openedition.org/efr/2047?lang=it

http://duemmepi.altervista.org/blog/la-chiesa-di-santa-fortunata-a-sutri-una-dimenticata-fonte-miracolosa/

 

Mappa

Link coordinate: 42.238903, 12.230714

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