Chiesa rupestre di San Simone – Barbarano Romano (VT)
Cenni Storici
Si trova sul poggio omonimo, nel territorio del centro etrusco e medievale di San Giuliano, ma al difuori dell’abitato.
Il sito è già frequentato dagli Etruschi nel X secolo a.C., ha il suo massimo sviluppo nel VII-V secolo a.C. e probabilmente scompare nel III secolo a.C., con la conquista romana.
Il sito è rioccupato in età medievale da un abitato di cui non si conoscono né il nome né la cronologia esatta.
È poi abbandonato per il vicino centro di Barbarano Romano, attestato per la prima volta in un documento del 1118.
Lo si raggiunge dalla strada vicinale delle Quercete a 2,1 km dal bivio di Barbarano; si imbocca una strada bianca sulla sinistra e si lascia appena dopo la vettura in un piccolo parcheggio.
Proseguendo si scende nel bosco tra pareti di tufo che ospitano le tombe della necropoli.
Una breve deviazione segnalata sulla sinistra sale al grande tumulo di San Simone che ha un lungo corridoio d’ingresso a e tre camere tombali, una delle quali ha ancora in piedi la pietra che la chiude.
Si continua sulla sterrata bianca lasciando a destra il sentiero per le “palazzine” e toccando numerose tombe scavate ai lati del percorso; una breve rampa sale a un poggetto.
A sinistra, un sentierino non segnalato accosta una serie di tombe in pittoresca posizione e conduce a un gioiello della necropoli: l’oratorio rupestre di san Simone.
Si tratta di un’ampia tomba etrusca.
La chiesa rupestre è stata ricavata su una tomba a tumulo di epoca tardo-orientalizzante (VI secolo a.C.), ristrutturata in età medievale e trasformata in luogo di culto mantenendone quasi inalterata la disposizione originale degli ambienti.
Nelle immediate vicinanze della chiesa rupestre sono state rinvenute anche delle favisse contenenti ex voto anatomici, e pertinenti a un tempio non ancora individuato, ma probabilmente frequentato almeno fino al III-II secolo a.C.; si è ipotizzato che la presenza di questo santuario abbia in qualche modo favorito la creazione della chiesa rupestre.
Probabilmente nei pressi si trovava un piccolo insediamento cenobitico.
La tomba è costituita da un ampio ambiente a pianta rettangolare che tramite un arco a tutto sesto dà accesso a un piccolo vano quadrato.
Sulla parete di fondo è tutt’ora leggibile un affresco, datato alla seconda metà del XII secolo con la Presentazione di Gesù al Tempio.
Nonostante il deterioramento della pellicola pittorica abbia raggiunto uno stato avanzato e si riscontrino anche i segni di scalpellature vandaliche soprattutto nei volti, la scena mostra ancora, all’interno di una doppia banda rossa e gialla, cinque personaggi disposti come segue: a sinistra Giuseppe reca le colombe per l’offerta, segue la Vergine che sorregge Gesù.
Al centro su un altare dipinto è ancora visibile la piccola fornace con il fuoco sacro e di fronte un uccello in volo; a destra il sacerdote del tempio, Simeone, solleva le mani verso il bambino divino, più a destra ancora la profetessa Anna avente in mano un cartiglio con un’iscrizione a lettere rosse, frammentaria, ne rimane ormai solo la prima riga, ma che è stata letta: BEATVS VEN[TER QVI TE P]OR[TAVIT ET VBERA QVAE SVXISTI].
Ai lati sono stati ricavati due bancali: quello di sinistra si sviluppa per circa due terzi della lunghezza dell’invaso, quello di destra, invece, occupa la parete per intero e gira ad angolo retto lungo il muro di fondo fino ad interrompersi bruscamente, al centro, a causa di un recente intervento di scalpellatura, che ha provocato, con ogni probabilità, l’asportazione dell’altare.
Entrambe le volte dei due ambienti presentano la tipica copertura etrusca a doppio spiovente.
Sul lato destro della prima camera si conservano due alti gradini che coprono l’intera lunghezza della parete e al centro una nicchia a semicerchio quasi soltanto abbozzata, forse risultato dell’escavazione di una conca absidale rimasta incompiuta.
Si scorgono tracce di intonaco anche nell’ambiente principale, in corrispondenza dello spazio di risulta tra l’arco d’accesso al vano minore e la volta soprastante, nonostante la coltre di nerofumo che ricopre gran parte delle pareti all’interno della tomba.
È probabile che il toponimo, San Simone, derivi dalla presenza del sacerdote dal nome assonante nella scena dipinta.
Fonti documentative
Simone Macchia – Le Chiese rupestri del Lazio Medievale (VI-XV Sec.) – Tesi di Laurea Università degli Studi di Roma Tre, Facoltà di Lettere e Filosofia Anno Accademico 2012-2013
Giovanni Menichino – Escursionismo d’Autore nella Terra degli Etruschi, Viaggio nella Tuscia I monti Cimini e le valli delle antiche civiltà rupestri – Pitigliano 2014
Stefano Piazza – Pittura rupestre medievale Lazio e Campania settentrionale (secoli VI-XIII) – École française de Rome, 2006
Stephan Steingräber – La necropoli etrusca di San Giuliano e il Museo delle necropoli rupestri di Barbarano Romano – Associazione Canino info Onlus, 2009
Stephan Steingräber – San Giuliano e Barbarano Romano – Acquapendente 2022
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Nota di ringraziamento
Si ringrazia l’amico Pierluigi Capotondi, ancora una volta perfetta guida alla scoperta del territorio falisco – etrusco.
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Link alle coordinate: 42.2592, 12.0814