Chiesa Di Santa Maria della Rupe ex chiesa di San Michele – Narni (TR)

La Chiesa è inserita nel percorso guidato ” Narni Sotterranea “, un’esperienza che si deve assolutamente provare e non deve mancare in una visita alla città di Narni.

 

Pemessa

Solitamente inizio i miei articoli descrivendo il contesto storico in cui il bene culturale ha trovato la sua evoluzione, ma stavolta per la chiesa di Santa Maria della Rupe ex San Michele Arcangelo è doveroso fare una prefazione esplicativa.
Intanto la scoperta e la fruizione del bene, e non solo, va al merito di sei ragazzi dell’UTEC di Narni ( Unione Trapper Escursionisti Cattolici ) che inconsapevolmente e spinti da spirito di conoscenza e di avventura, si sono imbattuti in quella che sarebbe stata oltre che una scoperta, una svolta che ha riscritto una parte di storia della città di Narni ed ha aperto un canale turistico che ha superato i confini nazionali.
La scoperta della chiesa rupestre, primo ambiente venuto alla luce, non è stata che la punta dell’iceberg che ha consentito di riportare alla luce altri ambienti che hanno catapultato indietro il tempo di 250 anni, e hanno aperto pagine che erano state distrutte e cancellate definitivamente dalla storia.
Accanto alla chiesa, infatti, sono stati recuperati ambienti che inequivocabilmente hanno dimostrato la presenza dell’Inquisizione a Narni, ambienti dedicati alle torture ( Stanza dei tormenti ) alle udienze e soprattutto le carceri dove i prigionieri venivano reclusi.
Ed è proprio qui che la storia raccontata da Roberto Nini nel suo libro “ Alla ricerca della verità- I misteri dell’Inquisizione a Narni “ assume aspetti inverosimili.
Uno dei prigionieri segregato dal Sant’Uffizio nei sotterranei sotto la chiesa di Santa Maria, ha lasciato tracce indelebili del suo passaggio attraverso graffiti che sono arrivati fino ai giorni nostri e che hanno reso possibile squarciare il velo del silenzio che si trascinava da più di due secoli.
Roberto Nini nel libro ci racconta i fatti come sono realmente accaduti e come è stato possibile dare un nome e raccontare la storia di questo prigioniero, non solo con la ricerca meticolosa nei documenti custoditi negli Archivi Vaticani e in altre parti d’Italia e all’estero, ma anche con la “presenza “ dello stesso, il quale ha fatto si che, anche così dopo tanto tempo, giustizia fosse fatta al suo probabile torto subito.
E finalmente giustizia è stata fatta, ma io non sto a raccontarvi come, per non togliervi il gusto del finale, l’unica cosa che caldamente vi invito a fare è visitare gli ambienti della Narni Sotterranea e leggervi il libro in vendita presso la biglietteria.
Sono passati oramai 36 anni dalla scoperta, ma i fatti che si sono susseguiti hanno cambiato la vita di Roberto e dei suoi collaboratori, e la chiave di tale cambiamento si chiama “ Guseppe Antrea Lombartini ” … Chi è?….Scopritelo da soli visitando i sotterranei della ex Chiesa di San Domenico.
Voglio ringraziare Roberto Nini per la sua smisurata disponibilità, cortesia e sensibilità, il quale mi ha permesso di realizzare il post fotografico, ma soprattutto lo voglio ringraziare per aver permesso a tutti noi, anche materialmente, alla fruizione di un bene unico nel suo genere, attraverso la dedizione e il sacrificio che vi ha speso e per l’instancabile opera di divulgazione dei beni della sua città e del territorio a cui tutt’ora dedica la sua vita.
Grazie Roberto
 

Cenni Storici

 
CHIESA DI SANTA MARIA DELLA RUPE
 
Le uniche notizie documentali di questa chiesa scoperta nel 1979 durante un’escursione del gruppo speleologico narnese UTEC, si trovano in un manoscritto del XVIII secolo e in due atti notarili in esso contenuti dai quali si apprende che nella metà del XIV secolo, essa veniva utilizzata quale sala capitolare annessa al soprastante convento dei Domenicani.
L’analisi cronologica basata sullo studio delle decorazioni interne, unitamente allo studio delle strutture individuate dai sondaggi archeologici, ha evidenziato tre fasi storicamente ben definite.
Il primo periodo viene fatto risalire al momento della costruzione della chiesa databile fra il XII e XIII secolo, quando essa viene in parte realizzata all’interno di una cavità naturale accanto ad una cisterna di epoca romana, probabilmente in un luogo di una precedente cappella di età longobarda, visto che il culto di San Michele si diffuse grazie a questa popolazione che aveva, nel vicino territorio di Spoleto, un suo granducato.
Il secondo periodo vede la costruzione del convento da parte dei Domenicani nel XIV secolo e l’inglobamento della chiesa nello stesso complesso, la realizzazione di un nuovo pavimento sopra il precedente e la costruzione di un sedile in muratura sulle pareti laterali contraddistinto da una fascia clipeata, a indicare i posti riservati ai monaci.
La terza fase, risalente al periodo compreso tra il XVII e XVIII secolo e caratterizzata costruttivamente dalla posa in opera di nuovo livello pavimentale che copre il banco murario, si conclude con la perdita da parte della chiesa della propria funzione originaria: probabilmente proprio nel corso dell’invasione francese l’ambiente viene diviso a metà da un muro trasversale trasformando la zona absidale in cantina.
L’area occupata dalla Chiesa di Santa Maria della Rupe, cui si accede attraverso una scalinata che si diparte dallo spazio verde dei giardini di San Bernardo, costituisce quindi una parte rilevante del più ampio complesso architettonico costituito dalla chiesa di San Domenico e dall’annesso Convento dei Domenicani.
Essa è costituita da una prima sala rettangolare absidata ( la Chiesa di Santa Maria della Rupe appunto ) coperta da una volta a sesto acuto irregolare e decorata con preziosi affreschi.
Ad essa è collegato, attraverso una bucatura di piccole dimensioni realizzata nella parete lunga di confine, uno spazio adiacente, parallelo al primo ambiente, a pianta rettangolare coperto da una volta a botte a tutto sesto e tripartito a tre arconi di scarico.
In tale ambiente, in corrispondenza con il muro di confine della chiesa, sono rintracciabili i resti della cisterna romana.
Attraverso un angusto corridoio sempre voltato e posto ortogonalmente rispetto alle due sale, si accede aa un terzo ambiente, sensibilmente più alto degli altri due, coperto da una volta a crociera e denominato “ Sala dell’Inquisizione ”; a metà della parete laterale di tale spazio si apre una bassa porta che immette in un ambiente molto piccolo, identificato come cella carceraria, dotato di una finestrella e ricoperto da numerosi graffiti.
 

Fonti documentative

C. Bianchini C. Inglese – Rilievo come sistema di Conoscenza: prime sperimentazioni su Santa Maria della rupe di Narni – N° 41 Disegnare idee immagini
 

Da vedere nella zona

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Mappa

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