Chiesa e monastero di Santa Maria in Campis – Foligno (PG)
Cenni Storici
Sorta accanto ad una necropoli con deposizioni che vanno dal 1° secolo a.C. al IV d.C , sulla diramazione della Via Flaminia che da Narnia passando per Spoletium raggiungeva Forum Flamini, la chiesa di S. Maria in Campis è ubicata ai margini dell’antico abitato di Fulginiae, e fu la prima basilica costruita nella diocesi di Foligno, probabilmente intorno al secolo V.
Nel 1138 fu ricordata col nome di S. Maria de Fulginea, successivamente, nel 1188, col nome di S. Maria in Campis.
Ebbe anche il titolo di S. Maria Maggiore, essendo stata riconosciuta chiesa-madre e a quel tempo sicuramante era ad unica navata.
Chiesa monasteriale, fu retta dai Cistercensi del Corpo di Cristo dal 1373 su affido del vescovo di Foligno, poi nel 1582 fu affidata ai monaci Benedettini di Monte Oliveto Maggiore, che rimasero nel monastero annesso alla chiesa fino al 1810.
Successivamente questa parrocchia tornò al clero diocesano per quasi un secolo, fino al 1903, quando tornarono per ottant’anni i monaci olivetani.
Questa nuova presenza monastica, abbastanza breve (1903-1983), si dovette alle sollecitazioni di mons. Michele Faloci Pulignani.
Dal 1983 sono subentrati i francescani Minori Osservanti del vicino e storico convento di S. Bartolomeo, i quali vi rimasero fino al 2002, quando vennero sostituiti dai religiosi vocazionisti, fondati nel Napoletano dal beato Don Giustino Russolillo.
Sono documentati interventi di ristrutturazione della chiesa dal XIV al XVIII secolo.
Radicale e poco felice fu il restauro eseguito nel 1849 a seguito dei crolli causati dal terremoto del 1832 (navata maggiore) realizzato senza rispettare né lo stile né le proporzioni dell’edificio lasciando le tre navate ineguali a causa dell’imperfetta ricostruzione.
Nel XIX sec. altre manomissioni hanno danneggiato le cappelle della navata sinistra: nella seconda cappella una scala rovinò l’affresco della parete di sinistra, nella seconda cappella quasi tutti gli affreschi sono andati perduti per l’uso abitativo che se ne fece, nella quarta diventata sacrestia furono tolti i costoloni della volta a crociera e coperti di intonaco gli affreschi.
Intorno al 1950 grazie ai lavori fatti da don Domenico Schenardi (1951-1971), in seguito all’abbattimento del campanile eretto un secolo prima, fu scoperta la cappella di S. Marta fatta costruire dal Vescovo di Foligno Paolo Trinci (1330).
Lo stesso riportò alla luce alcune belle pitture di Niccolò di Liberatore detto l’Alunno, commissionò al pittore Lino Dinetto di Treviso nuovi affreschi in una parete del chiostro, con storie della vita del beato Bernardo Tolomei, fondatore dell’Ordine olivetano.
L’attuale campanile è del 1959.
Sulla facciata della chiesa, sopra la porta laterale sinistra, è posto lo stemma di Papa Bonifacio IX, sormontato dalle chiavi pontificie e dalla tiara in ricordo della visita dello stesso papa nel 1392.
La porta principale, con trabeazione e due colonne, di ordine composito riporta, sul basamento di una colonna del portale, l’iscrizione: ANO SALVTIS MDCLXIX.
NAVATA DI SINISTRA
(Prima cappella )
Cappella di Pietro di Cola delle Casse
Una lapide murata sulla parete sinistra ci informa che:
“PIETRI DE COLA DALLE CASSE LA FE’ FARE QUESTA CAPPELLA MCCCCLII“.
Riguardo alla decorazione di questa cappella sono noti i documenti sulla committenza e sull’esecuzione ma nessuno che attesti l’autore o gli autori dell’opera.
Si è riusciti a circoscrivere il periodo in cui fu compiuta: dal 1454 al 1460.
Si tratta di un’ impresa collettiva realizzata da artisti in formazione che in seguito si distingueranno in singole personalità.
Questi affreschi sono un importante segno per il rinnovamento artistico folignate nel XV secolo.
In essi sono presenti reminiscenze tardo gotiche (come nella scena della “Navicella“, ispirata al celebre mosaico di Giotto nella basilica di S. Pietro a Roma) insieme ad anticipazioni rinascimentali tratte da Piero della Francesca e Benozzo Gozzoli.
La parte di fronte è interamente occupata dalla scena di Gesù che calma le acque in tempesta del lago di Tiberiade.
Il tema della Navicella rappresenta l’immagine allegorica della chiesa che rimane stabile anche nelle difficoltà, attraverso la fede in Cristo e nel suo successore Pietro (allegoria anche delle capacità di Pietro di Cola delle Casse).
Nella parete di sinistra, in alto è dipinta l’ Annunciazione ed in basso Sant’Elena e Santa Lucia.
In fondo è dipinta una Crocifissione di piccolissime dimensioni ed in alto, nell’ampiezza della finestra,due putti che si appoggiano ad una targa.
Nel pilone della parete di destra si ha S. Cristoforo; nell’ampiezza dell’arco, entro nicchie si ammirano le figure di San Lorenzo, di San Pietro martire, di Sant’Apollonia e di San Bernardino da Siena.
La parete di destra è affrescata con la scena della Crocifissione; in ginocchio si vede la Maddalena e ai lati, in piedi, stanno la Madonna e San Giovanni.
A sinistra, in basso, è raffigurato inginocchiato, il committente, Pietro delle Casse.
Filippo Todini descrive così il “‘Maestro di Cola delle Casse”
“Attivo a Foligno attorno alla metà del XV secolo. Probabilmente fondatore della scuola folignate del Rinascimento, confuso con l ‘Alunno e con Pierantonio Mezzastris.
Collaboratore del giovane Niccolò di Liberatore e probabilmente suo maestro.
Creatore di uno stile originale, di grande potenza espressiva formato sugli esempi dell’Angelico con riflessi di Masolino e di Piero della Francesca.
Forse identificabile con Pietro di Mazzaforte“.
Secondo Elvio Lunghi questo maestro non esiste e gli interventi pittorici sono del giovane Pierantonio Mezzastris, il giovane Niccolò Alunno ed il maturo Pietro di Mazzaforte, figlio di Giovanni di Corraduccio e suocero dell’Alunno, qui riconoscibile come maestro di entrambi i più giovani artisti.
Le ricerche documentarie di Mario Sensi fissano il completamento di questi affreschi tra il 1458 e il 1460.
Un primo tentativo di distinzione tra le varie mani dei pittori dì G. Cristofani che vi riconosce l’Alunno, il Mezzastris ed un ignoto scolaro di Benozzo.
Bruno Toscano assegna gran parte degli affreschi al Mezzastris coadiuvato da due maestri anonimi di cultura tardo gotica.
NAVATA DI SINISTRA
Seconda Cappella
Gli affreschi che decorano le vele della volta, molto deteriorati e poco leggibili, rappresentano i quattro Evangelisti ed altri otto santi negli angoli.
Sulla parete di sinistra appare Sant’Antonio Abate tra episodi della sua vita.
A sinistra, dall’alto verso il basso:
1 – Sant ‘Antonio tormentato dai diavoli.
2 – Sant’Antonio ha la visione dell’Inferno.
3 – I compagni di Sant ‘Antonio vedono il drago sopra la pietra.
Al centro, Il Santo in cattedra, in basso i due committenti.
A destra:
4 – Tentazione di Sant ‘Antonio
5 – Sant’Antonio e l’eremita
6 – Sant ‘Antonio sorregge il monte.
Sulla parete dietro l’altare, si vedono Santo Stefano e la Madonna con il Bambino in trono, coperti in parte da una tavola con San Benedetto, di Ambrogio Fumagalli (1956).
Sulla parete destra è dipinta la Crocifissione con la Maddalena, San Giovanni, le Marie e vari Angeli che raccolgono il sangue delle ferite del Redentore.
Il dipinto è deturpato a sinistra dall’apertura di una porta e di una nicchia.
Afferma P. Scarpellini, in accordo con F. Zeri e M. Boskovits, che gli affreschi della seconda cappella si dimostrano opera di Giovanni di Corraduccio e sono tutti condotti in uno stesso tempo, secondo un programma unitario come dimostra anche il motivo della cornice a mensole che gira tutto intorno alla cappella, analogo a quello di Giano dell’Umbria.
L’opera potrebbe essere stata eseguita nel secondo decennio del Quattrocento.
NAVATA DI SINISTRA
Terza Cappella
La decorazione originaria della terza cappella è andata perduta, fatta eccezione per due frammenti della parete in fondo a sinistra e nel sottarco.
Gli affreschi ora visibili sono stati realizzati, invece, nel 1957 da Ambrogio Fumagalli dopo che all’ambiente, impropriamente utilizzato nei decenni successivi all’Unità d’Italia a scopo profano, fu restituita la sua originaria destinazione; sulla parete destra è rappresentata La celebrazione della morte del beato Bernardo Tolomei (1272-1348), fondatore dell’ordine Olivetano; sulla parete sinistra L’incontro tra Sant’Antonio da Padova e Ezzelino Romano e la sua conversione; sulla parete di fondo Il Beato Tolomei in preghiera con Sant’Antonio da Padova e a destra il ritratto dell’olivetano Domenico Schernardi (1915-1979), priore del convento all’epoca dei lavori.
Nelle vele della volta si vedono Raffigurazioni del Beato Tolomei.
NAVATA DI SINISTRA
Quarta cappella
(un tempo sacrestia)
Opere Scultoree
Nella parete sinistra si trova murato un pregevole ciborio in pietra finemente scolpito.
L’opera frantumata, fu fatta ricomporre da Michele Faloci Pulignani.
Il tabernacolo eucaristico ( cm 136 x 63 ) è collocato all’ingresso di quella che fu l’abitazione parrocchiale.
Ai lati della porticina stanno due Angeli con le mani giunte, nell’atto di piegare il ginocchio sopra la porticina il calice è venerato da altri due angeli e sormontato dall’ostia adorata da tre cherubini; nella parte superiore corre un bellissimo fregio.
Opere Pittoriche
Nella parete di sinistra affresco raffigurante “Madonna col Bambino in trono tra S. Francesco, Sant’ Antonio da Padova e Sant’ Antonio Abate“, con l’iscrizione: “QUESTE FIGURE LA FACTE FARE LI REDI DE FACHINU DE SANTO RACHIO PER LORO DIVOTIONE 1507“.
NAVATA DI SINISTRA
Quinta cappella
Cappella di Santa Marta
Si trova in fondo alla navata sinistra.
Fondata nel 1330 dal Vescovo di Foligno Paolo Trinci fu realizzata da Trincia e Corrado Trinci nel 1373 sotto il titolo di S. Marta Vergine Ospite di Cristo Nostro Signore.
Nel 1458 fu di nuovo dipinta da Nicolò Alunno con Crocifissione, S. Giovanni e Storie di S. Tommaso Apostolo e, dal 1515, venne danneggiata venendo utilizzata come una rimessa della chiesa.
Occupata successivamente dalla cella della Torre campanaria, fu riscoperta nel XX secolo, conservando fortunatamente parte degli affreschi quattrocenteschi, che raffigurano: Crocifissione (parete di fondo); Storie di S. Tommaso Apostolo, dal racconto della Legenda Aurea (pareti laterali) , in basso “San Tommaso elargisce un tesoro ai poveri”: a destra “San Tommaso resuscita il fratello del re dell’India”.
Annunciazione (parete di sinistra, in alto); S. Caterina d’Alessandria, S. Lucia e S. Bernardo di Chiaravalle (sottarco di ingresso).
L’ambiente rettangolare è coperto da una volta a crociera.
Gli affreschi di questa cappella sono trattati dallo storico dei Trinci Durante Dorio in una glossa segnata in margine ad una edizione delle “Vite de’ pittori scultori architetti”…di Giorgio Vasari di sua proprietà e sono menzionati anche dallo Jacobilli nella sua Cronica in cui afferma che ” detta cappella fu l’anno 1455 di nuovo dipinta da N. Alunno celebre pittore di Foligno colle figure del Crocifisso e di San Giovanni e l’Historia di S.T ommaso apostolo “.
Nella parete dell’altare la Crocifissione rileva per la prima volta l’eccezionale talento drammatico di Niccolò Alunno: la scena mostra un fondo azzurro cupo, le forme hanno un risalto scultoreo, il torso del Cristo ripete un motivo iconografico di origine nordica.
Il pathos delle sacre rappresentazioni medievali rivive nel Crocifisso che si inarca sul sacro legno nel momento dello spasimo, attorniato da angeli piangenti.
L’ultimo restauro risale al 2004 ed ha permesso di individuare, grazie al ripristino della pellicola pittorica, la presenza di più mani, probabilmente quattro o cinque, nell’esecuzione di tali affreschi: oltre la mano di Nicolò Alunno, Elvio Lunghi propone anche la presenza di quella di Pietro di Mazzaforte e di Bartolomeo di Tommaso, facendo questi artisti parte di un équipe che ha, inoltre, coinvolto anche artisti non originari di Foligno.
Parete destra
In alto è dipinta L’”Incredulità di San Tommaso“, sotto, a sinistra “San Tommaso abbatte gli idoli“, a destra “Il re dell’India dona un tesoro a San Tommaso per costruire un palazzo“.
Gli eleganti personaggi e le fantastiche architetture mostrano l’interesse dell’Alunno per il primo Rinascimento toscano e rimandano agli affreschi di Masolino da Panicale a Roma.
Nel ciclo di San Tommaso si intravede la presenza di un collaboratore dotato di caratteri personali (probabilmente lo stesso Pietro Mazzaforte); egli si distingue da Niccolò per la mancanza della robusta marcatura dei contorni e la tendenza verso forme più larghe e monumentali.
Nel sottarco d’ingresso sono dipinte: Madonna con Bambino, Santa Caterina, Santa Lucia (?) e San Benedetto.
NAVATA DI SINISTRA
Sesta Cappella
Nella cappella adiacente è ora custodito il Santissimo Sacramento, per cui prende il nome di cappella del SS. Sacramento.
Nella parete destra si può osservare quanto resta di una Ascensione del XV secolo e in quella di sinistra un’Ultima Cena, probabilmente del XVI secolo, ma forse ritoccata.
Sulla parete di fondo, in finte nicchie, le immagini di S. Benedetto a sinistra e del Beato Bernardo Tolomei a destra, affresco di scuola umbra (1640); nelle vele della volta Evangelisti e Dottori della Chiesa (XV secolo).
NAVATA DESTRA
Dipinti
Nella parete destra si conservano frammenti di affreschi.
Uno rappresenta San Rocco e figure di monaci che pregano la Madonna mentre un angelo solleva un drappo che circoscrive la scena.
A destra si scorge una figura di santa.
Opera conclusa nel 1449.
Secondo Todini l’opera è da attribuire al maestro dell’ Incoronazione di Montefalco mentre Elvio Lunghi la giudica capolavoro del pittore Cristoforo di Jacopo, forrmatosi alla bottega di Brtolomeo di Tommaso “nelle figure imploranti di monaci dal profili adunchi, e grotteschi prese in prestito dai dannati dei gironi infernali della Cappella Paradisi (San Francesco a Terni)”
Dello stesso autore, secondo il Todini, è l’affresco che rappresenta Gesù Crocefisso attorniato dalla Madonna, San Giovanni e dalla Maddalena che abbraccia la croce.
Gli angeli piangenti raccolgono il sangue di Cristo.
Sullo strombo della piccola finestra, in alto, compaiono “L’agnello mistico” e “ San Michele Arcangelo”, affreschi anch’essi attribuiti al Maestro di Fossato ( Todini), ma più probabilmente sono di un pittore folignate dei primi decenni del Quattrocento.
NAVATA DESTRA
Architrave
L’architrave della porta della sacrestia realizzato nel 1487, mostra in rilievo due angeli che sorreggono un calice, con un fregio che corre lungo gli stipiti e che sovrasta l’architrave.
Gli angeli che reggono il calice costituiscono lo stemma dei monaci della Congregazione del Corpo di Cristo.
NAVATA DESTRA
Sepolture
Le sepolture riguardano personaggi della storia della chiesa.
Incassata nella parete sotto la Crocifissione è la lapide sepolcrale con la figura giacente di Pietro Lodam morto nel 1449.
Di fronte, incassata nella parete si vede la lapide con insegna araldica di Tonno di Giacomo Tonni da Cerreto di Spoleto, benefattore della chiesa, morto il primo novembre 1485.
IL CHIOSTRO
L’adiacente chiostro è a pianta quadrata ed ogni lato presenta tre archi a tutto sesto sorretti da colonne in laterizio.
Su tre lati corre un porticato, le cui pareti sono decorate con un ciclo di affreschi che dedicato alla Vita del Beato Bernardo Tolomei, eseguito nel 1963 da Lino Dinetto, pittore veneto.
Gli episodi si realizzano attraverso quattordici scene che partono dalla parete vicino alla sacrestia e proseguono lungo tre dei quattro lati del chiostro (Nascita ed infanzia del Beato; Giovinezza; Opere caritative; Il ritiro ad Accona e la costruzione di Monte Oliveto; La visione della Scala Santa; La ricevuta della regola dalla Vergine e la visita ad Avignone; La vestizione monastica; La rinuncia all’abbaziato; La resurrezione di un muratore e l’assistenza agli appestati; La morte; La gloria).
Il Beato Bernardo, rampollo della famiglia nobile senese Tolomei, coltissimo, nel 1313 decise di ritirarsi a vita eremitica.
Nella solitudine di Accona, egli vestì l’abito bianco come simbolo di devozione alla Vergine.
Nel 1319 abbracciò la regola di S. Benedetto e fondò il primo nucleo del monastero di Monte Oliveto Maggiore, abbandonando la vita eremitica; morì, insieme ad ottanta dei suoi confratelli, durante la peste del 1348, dopo aver aiutato i bisognosi.
Realizzazione testo
Scuota Media “G. Carducci” Foligno Classe I° D ( a.s. 2000-2001)
Lavoro realizzato in adesione al Progetto Interregionale
“Umbria Marche, conoscere per conservare . Valenza educativa del Museo del territorio”
promosso dalla Soprintendenza per i Beni Architettonici, il Paesaggio, il Patrimonio storico, Artistico Demoetnoantropologico dell’Umbria e dal Distretto Scolastico n.7 di Foligno.
L’attività didattica della Classe I° D è stata coordinata dall’Insegnante di Educazione Artistica Rosella Ceccacci e dall’Insegnante di Storia Maria Vera Speranzini.
Impaginazione di Rosella Ceccacci.
Si ringraziano la Soprintendenza per i Beni Architettonici, il Paesaggio, il Patrimonio Storico, Artistico Demoetnoantropologico dell’Umbria ed il Distretto Scolastico n.7 di Foligno per la collaborazione ed il finanziamento del progetto.
Si ringrazia la Dott.ssa Giordana Benazzi Storico dell ‘Arte, Direttore della Soprintendenza dell’Umbria, per l’attenzione riservata al presente lavoro.
Fonti Documentative
http://www.diocesidifoligno.it/
BERGAMINI Edizioni M., “Foligno la necropoli romana di Santa Maria in Campis” – Edizioni Guerra Perugia
BETTONI F., MARINELLI – “Foligno itinerari dentro e fuori le mura” – Associazione Orfini – Numeister Foligno 2001,pp:253
LONGO F. – “Pierantonio Mezzastris, pittore Umbro del 400″ – in Bollettino Storico Città di Foligno 1993 p. I 7
LUGANO A P. – “L’Abbazia parrocchiale di Santa Maria in Campis a Foligno” – 1904
LUNGHI E. – “Niccolò Alunno in Umbria” – Edizioni Minerva Assisi
VITI G. – “San Bernardo e i cistercensi in Umbria” – Edizioni Certosa, Firenze 1995
SENSI M. – “Foligno e il suo spazio sacro” – Foligno 1982
SENSI L. – “Fulginia veduta di Santa Maria in Campis” – in “Antiche cinte e porte dell’Umbria Centrale” Foligno 1991
SCARPELLINI P. – “Giovanni di Corraduccio” – Foligno 1976
JACOBILLI L. – “Cronica della chiesa e monastero di Santa Maria in Campis” – Foligno 1653 (ristampa Roma 1887)
FALOCI PULIGNANI M. – “Monumenti artistici di Foligno. Le pitture di Niccolò Alunno in S. Maria in Campis” – Firenze 1884