Chiesa e monastero della Madonna del Monte o de Civitellis – Bevagna (PG)

Un alto caso dove per supplire alla devastazione e all’incuria dell’uomo interviene la natura che con la sua fitta rete di edera mantiene in piedi brandelli di mura che raccontano una storia di secoli.

 

Cenni Storici

I ruderi della chiesa di “Santa Maria de Civitellis“, questo era il suo nome di origine, si trovano a monte del Santuario della Madonna della Valle, in comune di Bevagna, ad una quota di circa m 685 s.l.m. sul monte appunto di Civitelle.
Fondato e dotato di terre e di beni per volere di Ranaldo I dei conti Rainaldi d’Antignano, nel 1198 che nelle vicinanze aveva il proprio castello di cui ancora oggi ne restano evidenti tracce.
Subito vi affluirono delle monache attratte dalla regola benedettina introdotta da Bartolomeo Accoramboni, al tempo vescovo di Spoleto.
Lo stesso vescovo che nel 1253 fu incaricato dal Pontefice di istruire il processo canonico di Santa Chiara d’Assisi.
Il 14 giugno 1244 l’Accoramboni invia un privilegio di erezione a canonica ad Agnese “magistre et soribus ecclesie S. Marie de Civitellis, Spoletane diocesis, Ordinis sancti Benedicti“.
Il privilegio quindi converte il nostro monastero clariano alla Regola Benedettina, regola tuttora professata da quella fondazione, trasferitasi a Bevagna come diremo più avanti.
Il Vescovo dichiarò inoltre le proprie competenze giurisdizionali su quel luogo.
Lo statuto di Bevagna del 1500, obbligava i consoli a donare un cero al monastero di S. Maria delle Civitelle ogni anno.
Dopo alcuni secoli le condizioni di sicurezza peggiorarono, perché la zona era ripetutamente infestata dai briganti.
Cosi nel 1555 le monache intimorite lasciarono definitivamente il luogo a loro tanto caro e parte di esse (cinque) si trasferì a Bevagna, luogo decisamente più sicuro, nell’attuale monastero chiamato S. Maria del Monte e costruito sulle case della famiglia Andreozzi, tra l’altro del nuovo complesso si può ancora ammirare la facciata della chiesa e l’annesso monastero lungo corso Matteotti di Bevagna; lo stesso è stato oggetto di un ampio restauro tra il 1962 e il 1978.
Diverse lastre di arenaria dell’antico monastero montano furono usate per la strada sottostante che conduce in località S. Benedetto.
Secondo alcuni studi sul posto o nelle vicinanze dell’antico complesso doveva prima sorgere un sito umbro chiamato da Plinio il Vecchio “Mevanates Mevanionensis” nell’opera “Naturalis Historia (III)”, dove elenca Bevagna e Bevagnola tra le 28 città di origine umbra.
Doveva essere un centro politico e religioso con un luogo di culto orientato a S/E e dedicato al Sole, di cui Apollo era il custode, come è provato da rinvenimenti di statuette votive descritte dal Piergili:
“(…) Iddetti di bronzo, che rappresentano Apollo con i raggi solari intorno la testa e il Plettro in mano“.
Nel ‘600 lo Iacobilli in “Bibliotheca Italiana” identificava il centro in località Civitelle con il nome di “Bevagnola (Mevanionum)” con i cui resti sarebbero stati edificati Limigiano, Gualdo Cattaneo e Cannara.
 

Aspetto

Ai ruderi si arriva attraverso un piacevole sentiero lungo e sterrato in mezzo al bosco che ricalca l’antico percorso che da Gualdo Cattaneo scendeva nella valle dell’Attone passando per la cima delle Civitelle.
L’antica strada è ancora evidente in alcuni tratti dove ancora si conserva il selciato in lastre di pietra.
Poco resta della chiesa di S. Maria de Civitellis e dell’annesso convento del Monte: due muri della chiesa, uno laterale ed uno centrale, sicuramente quello absidale, tutti coperti dalla vegetazione nell’abbandono più totale.
La chiesa doveva essere ad un’unica navata e le tante pietre ammucchiare ci fanno capire che li doveva esserci il monastero di cui però il bosco ha coperto quasi tutto.
Sulla parete esterna una nicchia lascia intravedere una pallida traccia di colore, forse vi era rappresentata qualche immagine sacra visibile ai passanti e pellegrini.
L’interno della chiesa doveva essere voltato a botte in quanto un brandello di muro conserva in alto i resti della voltatura del soffitto.
 

Fonti documentative

A. Falsacappa G. Mariotti P. Porzi – Bevagna gemma del piano: Immagini insolite e Storie inedite – 2013
M. Sensi – Storia di Bizzoche tra Umbria e Marche – 1995

http://www.treviambiente.it/

 

Nota di ringraziamento

Ringrazio Gabriele Finamondi per la proposta ma in particolare ringrazio Daniele Palini esperto conoscitore del territorio per essersi prodigato a far conoscere questi luoghi.
 

Mappa

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