Chiesa e convento di Sant’Antonio del Busseto – Massa Martana (PG)
Cenni Storici
Sorge sopra un antico insediamento eremitico, di cui rimane, molto rimaneggiata, la cosiddetta Grotta del Crocefisso, particolarmente venerata.
Della chiesa di Sant’Antonio del Busseto, intorno alla quale sorse l’omonimo Convento, si ha testimonianza già dall’XI secolo, quando risulta dipendente dal Monastero di Santa Illuminata dell’Ordine classense.
Sant’Antonio era il patrono degli eremiti e tra i più frequenti titolari degli eremi; il nome di Busseto pare che derivi, invece, dal bosco di alberi di bosso, che nascondevano l’eremo.
Il Convento fu uno dei primi insediamenti di eremiti del Terz’ordine francescano nel territorio di Massa Martana, iniziato, probabilmente, a metà del Trecento, al momento dell’estinzione del Monastero classense di Sant’Illuminata.
I frati che dimoravano al Busseto nel Cinquecento erano in buona parte lombardi: qui abitò, tra gli altri, fra’ Gregorio Marchetti da Crema, “restauratore” della Provincia dell’Umbria; egli ne fu priore quasi ininterrottamente dal 1557 al 1586, anno della sua morte, sotto la sua guida il convento crebbe d’importanza e si ingrandì.
Tra il 1570 e in 1582 sorse una nuova ed elegante chiesa nell’ala settentrionale del complesso.
Verso la fine del XVI secolo, per problemi di stabilità dell’edificio e perché il Busseto era situato in posizione remota rispetto all’abitato, i frati, si adoperarono per ottenere la chiesa in costruzione di Santa Maria della Pace, presso la quale costruire un nuovo convento, concessione fatta il 6 ottobre 1592, dal vescovo di Todi Angelo Cesi, alla Religione dei frati del Terz’ordine della penitenza. Ultimata la costruzione del nuovo convento, i frati non abbandonarono del tutto il Busseto; ne conservarono la proprietà, vi continuarono ad alloggiare in occasione di qualche lavoro campestre e vi si recavano per officiare la chiesa nei giorni di festa.
Fu abbandonato definitivamente alla metà del XVII secolo.
Solo negli anni Trenta del Novecento, la chiesa fu spogliata delle sue tele e il campaniletto privato della sua campana.
Aspetto attuale
Di questo complesso, che pure ha tanta storia da raccontare oggi non rimane che un campaniletto triste e muto, privo anche della sua campanella, il convento è stato interamente trasformato in abitazione privata e annesso agricolo, oggi non è più visitabile e a malapena riconoscibile.
Sulla parete di fondo di quella che era la chiesa conserva un affresco tardo cinquecentesco raffigurante San Francesco d’Assisi, Sant’Antonio Abate, e Sant’Antonio da Padova, attribuito al pittore tuderte Fortunato Oddi.
Sotto la costruzione rimane quel che resta dell’originaria grotta eremitica, poi presumibilmente trasformata in chiesa, le cui pareti erano, probabilmente, completamente affrescate; dei pregevoli affreschi quattrocenteschi, oggi rimane visibile, molto deteriorato e di difficile lettura, solo un San Francesco e Cristo alla Colonna.
Nei dintorni sono visibili una serie di ambienti ipogei con evidenti segni di adattamento antropico, che meriterebbero un’attenta indagine archeologica, probabilmente sono quel che resta di un’antica necropoli, poi utilizzati forse come insediamenti eremitici e, in epoca più recente, come rimesse agricole.
Nota di ringraziamento
Si ringrazia il gentilissimo proprietario, sig. Daniele Paolucci, che ha fornito le foto dell’affresco, restaurato a sue spese.
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Fonti documentative
NESSI- CECCARONI – Da Spoleto a Massa Martana – Spoleto, 1978.
Carlo Ridolfi – Massa Martana Dalle origini al terzo millennio – Editrice la Rocca 2009
https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=33146