Chiesa e Convento di Santa Maria delle Grazie – Terni
Cenni Storici
Fin dal 1368 il beato Paolo Trinci da Foligno aveva istituito un piccolo cenobio degli Osservanti sull’odierno Colle dell’Oro.
San Bernardino da Siena, avanzò al Comune ed al papa Eugenio IV la proposta di costruirvi una piccola chiesa con un “angusto ricovero per quattro o sei francescani“.
Nella seduta del 2 aprile 1441 il consiglio generale concesse tale facoltà agli osservanti, che l’11 luglio del 1441 ottennero la bolla da Papa Eugenio IV, e di seguito anche il beneplacito del vescovo diocesano Ludovico Mazzancolli, per edificare il Convento della Madonna dell’Oro.
I lavori furono ultimati nel 1458, già nel 1471, però, ci si rese conto della franosità del terreno; i frati chiesero allora di poter edificare un nuovo convento con chiesa dall’altro lato di Terni, nel bosco presso la fonte già denominata Pan Perduto, forse a memoria di un luogo di culto dedicato al Dio dei boschi.
Vi esisteva già una cappelletta dedicata alla Madonna delle Grazie, in seguito ad alcuni avvenimenti miracolosi che si verificarono presso la fonte, fu poi chiamata Fonte delle Grazie.
Grazie a San Bernardino ed all’amico fraterno beato Barnaba Manassei Paolo II concesse il luogo per potervi costruire un convento.
La concessione fu confermata il 14 settembre 1472 da Sisto IV e il 16 dello stesso mese Barnaba Manassei vi pose la prima pietra.
Il Convento aveva al pianterreno due chiostri e le officine.
Al piano superiore due dormitori con ventotto stanze e un professorio separato per gli studenti.
La Chiesa e il convento furono ultimati alla fine del XV secolo.
Nel XVI secolo la Chiesa fu arricchita di cappelle e decorata con affreschi di Nicolò Alunno, Giovanni Spagna e del Perugino.
Il 3 febbraio 1637 Tullio Manassei nel suo testamento fa un legato di staia 3 di terreno al Convento delle Grazie.
Il 2 ottobre 1640 i padri osservanti delle Grazie danno ad Antonio Manassei in perpetuo la facoltà di raccogliere e prendere tutte le acque sorgenti nella loro selva, non che quelle delle fonti situate nel muro della clausura e che passano sotto il muro stesso.
Dal medesimo Convento dipendeva anche un’altra Chiesa, detta della Madonna del Ponte, poco distante, costruita nel 1643 su terreno donato da Adriano Bartoli con elemosine di persone pie.
Il 2 maggio 1646 fu fatto un instrumento di attestazione del canal delle acque nella selva di Santa Maria delle Grazie, nello stesso anno fu rilasciata un’attestazione che i tre fossati per la gestione delle acque della fontana delle Grazie, furono fatti per istanza del sig. Antonio Manassei.
Il 17 giugno 1650 è stipulato un atto pubblico di concordia tra i Manassei e il capitano Gabriele Nicoletta che sana la lite cagionata da quest’ultimo per l’uso delle acque nascenti dal bosco dei Padri Osservanti.
Nel 1657 il convento fu trasformato in un lazzaretto.
Nei primi anni del secolo XVIII, dopo il terremoto del 1703, la chiesa fu restaurata e decorata con affreschi nelle volte.
Con l’occupazione francese il complesso fu adibito a ospedale militare; nel mese di giugno 1810 fu pubblicato a Terni il decreto di soppressione da parte del Governo francese e, nei primi giorni di luglio, i religiosi furono allontanati.
Ripristinato il Governo pontificio, i frati vi fecero ritorno restandovi fino al 1817, quando, per ordine della Segreteria di Stato, dovettero cedere il Convento al Comune di Terni, che vi eresse un pubblico ospedale.
I frati si trasferirono in un piccolo Convento appartenuto ai Gerolamini, chiamato il Monumento, che lasciarono nel 1832 per fare nuovamente ritorno a Santa Maria delle Grazie.
La soppressione successiva alla costituzione dello Stato italiano arrivò nel 1865 e il Convento fu ceduto al Comune di Terni che lo utilizzò da ospizio per cronici e mendicanti.
I frati furono espulsi il 21 dicembre e trasferiti nei conventi di Lugnano in Teverina e Stroncone. Durante l’ultima guerra fu utilizzato come ospedale poi come casa di riposo per anziani, adattando a questo scopo le strutture originarie con continue opere di rinnovamento e ampliamento.
Nel 1966 era inaugurata una nuova ala e attivato un centro geriatrico; negli anni ottanta fu costruita un’altra ala, oggi è ancora oggetto di ristrutturazioni e ampliamenti.
L’Azienda Usl Umbria 2 ha concesso, a titolo gratuito, l’utilizzo della chiesa alla Confraternita “San Giuseppe e San Francesco di Paola“.
La Fontana
La Fontana delle grazie, moderna erede della fonte di Pan Perduto, e la fonte delle Grazie, una targa riporta questa bella poesia:
Ci sta lassù a le Grazzie ‘na fontana
è, la fontana de san Bernardinu.
Se ch’acqua bella! Pare argentu finu
che chi la bee se sende arsuscità.
Acqua che fa passallu ‘gni dolore,
acqua che lèa le pene da ‘gni core.
Fontana mia,
non te seccà…
co ‘st’acqua bella tia
i famm’arsanà!
(…)
(Furio Miselli, Fontana Mia)
Aspetto esterno
La semplice facciata della Chiesa in conci calcarei, con apertura centrale, è preceduta da un portico oggi ridotto a quattro arcate; il portale ha l’architrave sorretto da due mensole sagomate con il monogramma di Cristo, insegna di San Bernardino, e la data 1482.
La lunetta sovrastante reca un dipinto a tempera, copia recente dell’affresco dello stesso soggetto attribuito a Piermatteo d’Amelia da qui strappato alla fine del secolo XIX ed ora conservato nella Pinacoteca Civica, raffigurante la Madonna col Bambino tra i Santi Francesco d’Assisi e Bernardino da Siena.
Nel muro del cortile prospiciente il sagrato è inserito un piccolo tabernacolo cinquecentesco.
Interno
L’interno è a navata unica coperta con volte a crociera poggianti su paraste e decorate con tempere raffiguranti girali vegetali entro cui sono figure di Santi: nello stato attuale essi devono essere riferiti ad una inopportuna iniziativa di ridipintura realizzata in occasione dell’ultimo scadente restauro subito dall’edificio nel 1957.
In quell’occasione furono malamente ritoccati anche gli altri dipinti.
Nella parete sinistra, la prima cappella è dedicata all’Immacolata; ampie riquadrature in stucco bianco e dorato racchiudono dipinti a tempera raffiguranti, a sinistra, Incontro di Gioacchino e Anna, a destra la Nascita della Vergine; in alto, figure di Profeti; sopra l’Arca Santa, l’Arca di Noè, l’Immacolata Concezione fra Adamo ed Eva, Apparizione di Dio a Mosè. Le storie, anch’esse ridipinte, specie il riquadro di sinistra, sono opera di Cesare Sermei.
Il transetto è decorato a finte specchiature e motivi vegetali; sull’altare maggiore è una statua dell’Immacolata.
La seconda cappella, dedicata a San Francesco, è decorata da eleganti stucchi bianchi e dorati che racchiudono dipinti a fresco finiti a secco raffiguranti, a sinistra, la Predica di San Bernardino e, a destra, un Miracolo di San Diego; ai lati, i Santi Francesco, Pietro, Paolo e Chiara; in alto, Profeti.
Nella volta, Eterno benedicente, Adorazione dei Magi, il Riposo durante la fuga in Egitto, Augusto e la Sibilla, Circoncisione.
Sono opere, purtroppo ridipinte, di Cesare Sermei della prima metà del secolo XVII.
Sull’altare è il dipinto con San Francesco e la Vergine di Tullo Bertozzi, che lo eseguì durante i lavori del 1957, quando fu malauguratamente incaricato anche della ridipintura degli affreschi seicenteschi.
Sul successivo altare è un olio su tela che raffigura la Vergine in trono e Santi del secolo XVIII, attualmente in fase di restauro.
Lungo la parete destra si allineano una serie di altari tardo-cinquecenteschi, mancanti della mensa, predella e paliotto, con le fronti in stucco policromato composte di trabeazioni e paraste classiche decorate da elementi spiccatamente manieristici.
La prima fronte con due cariatidi sorreggenti un arco spezzato inquadra un dipinto a tempera raffigurante Santa Caterina d’Alessandria ed angeli, molto ridipinto, della seconda metà del secolo XVI; nei medaglioni laterali i Santi Lucia, Francesco di Paola, Francesco d’Assisi, Caterina d’Alessandria.
Sulla fronte dell’arco è lo stemma della famiglia Petroni.
Nel secondo altare a mascheroni con corpo a colonna rastremata in basso è un dipinto su tela raffigurante la Crocifissione, opera anch’essa del secolo XVI, ma molto ridipinta; nei medaglioni i Santi Francesco e Bernardino, Annunciata ed angelo.
Lo stemma è della famiglia Manassei (6 gigli su campo rosso, bande orizzontali ondeggianti bianche e celesti); ai lati, la data 1602.
Il terzo altare inquadra un dipinto, ad olio su tela raffigurante l’Immacolata Concezione degli inizi del secolo XVIII.
Numerose delle opere collocate originariamente in questo sito, passate poi alla collezione comunale, sono oggi esposte nella pinacoteca comunale al Caos.
Si segnalano le opere, tutte della fine del XV secolo o dei primi anni del successivo: tempera su tela di Giovanni di Pietro detto lo Spagna raffigurante la Madonna, Maria Maddalena, San Giovanni Evangelista, San Francesco d’Assisi e Angeli, fa da sfondo a un Crocefisso in legno di pioppo intagliato, scolpito da Giovanni d’Enrico d’Alemagna, detto Giovanni Teutonico nella seconda metà del XV secolo; di Nicolò di Liberatore detto l’Alunno tempera raffigurante Cristo Crocifisso tra i Santi Francesco e Bernardino da Siena, datata 1497 su tela olio su tela di Domenico di Paride Alfani Madonna con il Bambino in Trono tra il Committente e i Santi Antonio da Padova e Ludovico da Tolosa; olio su tela raffigurante la Deposizione dalla Croce, attribuita a Liotardo Piccioli, seconda metà del XVI secolo.
Una porta lungo la parete sinistra conduce alla sagrestia, ora spoglia, sulla volta è affrescata una Madonna col Bambino, vi si legge la dedica e la data 1620.
Una porta sulla parete destra introduce al chiostro, formato da una doppia serie di arcatelle chiuse su due lati.
Il piano terra ha le lunette decorate con storie della Vita di San Francesco sormontate dagli stemmi gentilizi di famiglie ternane.
Al centro è un pozzo le cui colonne ottagonali sorreggono l’architrave che ha la data 1484.
Una porticina introduce all’aula capitolare, nei pressi si trova un piccolo ambiente, di cui si ignorano le funzioni, in cui è affrescata una grande Crocifissione, forse era posta nell’antico ingresso del convento.
Presso la Chiesa, in passato officiata dai Padri Minori Osservanti, si celebravano in gran pompa la Festa dell’Immacolata Concezione, alla quale interveniva il Magistrato.
Così vi si faceva la festa di san Francesco, del perdono, e qualche altra di minore importanza. Trattandosi sino a pochi anni fa di Chiesa rurale, la presenza dei frati era di grande utilità alla campagna per l’opera che prestava nell’amministrare i Sacramenti, nell’assistere gli infermi ed altro.
La chiesa è attualmente in fase di restauro, grazie all’opera benemerita della Confraternita “San Giuseppe e San Francesco di Paola“.
Nota di ringraziamento
Si ringrazia la gentilissima signora Daniela Ghione che mi ha fornito l’opportunità di fotografare questa bellissima chiesa e mi ha accompagnato nella visita fornendo utili informazioni, le foto del complesso prima del restauro e alcune delle foto delle opere d’arte conservate nella pinacoteca.
Si ringraziano altresì la Confraternita “San Giuseppe e San Francesco di Paola“, Padre Angelo Gatto e la diocesi di Terni Narni Amelia per aver concesso l’autorizzazione all’effettuazione delle foto e alla loro pubblicazione.
Informazioni utili
Chi volesse contribuire al recupero ed al mantenimento strutturale, artistico e funzionale della Chiesa di Santa Maria delle Grazie di Terni può effettuare un bonifico bancario presso il BANCO BPM, utilizzando il seguente numero di Conto Corrente Bancario intestato
CONFRATERNITA S.GIUSEPPE E S.FRANCESCO DI PAOLA
IBAN: IT85F0503414400000000004033
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Fonti documentative
AA. VV. – L’Umbria, Manuali per il Territorio – Terni, Roma, Edindustria, 1980
G. Cassio – Oltre Assisi
G. Cassio – Il convento di Santa Maria de Auro in Terni: storia e identità di un recinto santuariale
M. Guardabassi – Indice-Guida dei monumenti pagani e cristiani riguardanti l’istoria e l’arte esistenti nella provincia di Perugia – 1872 Perugia, pp. 318-319.
I Manassei L’Archivio ritrovato inventario e indici del fondo bct – A cura della Sezione Locale e Storica
Ricerca e schede: Barbara Gismondi, Sheila Santilli
https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=42136
Mappa
Link coordinate: 42.550728, 12.648873
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