Chiesa di Sant’Eurosia – Montarone di Spello (PG)

Nonostante la chiesa sia stata officiata fino al 1961 è un rudere pieno di sterpi e quasi illeggibile architettonicamente come edificio di culto.

 

Cenni Storici

La chiesa sorge in località Montarone di Spello, un territorio a valle del paese ai limiti con il confine di Foligno nella zona di Budino.
L’edificio si trova in piena campagna in un’area dedita a culture agricole.
La struttura della chiesa fa pensare ad una sua costruzione tardo seicentesca o ai primi del 1700.
Su una delle due campane recuperato compare la scritta:
AD HONOREM DEI ET BEATAE MARIAE VIRGINIS
ANNO DOMINI MDCCLX
;
Quindi si può dedurre che la data di erezione sia vicina a questa data o perlomeno che al tempo della posa della campana la chiesa era già attiva e sicuramente da non molto tempo.
Purtroppo non esistono documentazioni specifiche al riguardo, però consultando le Visite pastorali si scopre che questo edificio dipendeva dalla chiesa di Sant’Andrea di Spello insieme alle chiese di Limiti, Santa Marinella e Prato.
In tempi recenti (1961) l’edificio crollò in seguito ad un violento temporale in conseguenza del cedimento di una trave che sorreggeva la copertura a capriata.
Nessuno si preoccupò di intervenire e rimase così per molti anni in uno stato di abbandono tanto che nel 1969 fu completamente demolita.
Padre Ludovico, del convento di Sant’Andrea, fu l’ultimo frate celebrante e si racconta che proprio questo frate si recava a dire messa nella chiesa molto distante da Spello e posta nella valle ai confini con Foligno, utilizzando una vecchia lambretta di sua proprietà con la quale si spostava a seconda delle necessità.
Quella domenica, quando era in procinto di partire per andare a celebrare la messa nella chiesa di Sant’Eurosia, si scatenò un violento temporale per cui il frate non poté partire con la sua lambretta; quando il nubifragio finì oramai era troppo tardi per cui decisa di saltare la celebrazione.
Nel frattempo i fedeli non si recarono alla chiesa viste le avverse condizioni atmosferiche e per l’assenza del celebrante per cui rimasero a casa.
Un certo Tassi la cui abitazione era vicina alla chiesa racconta che proprio nell’ora in cui si sarebbe dovuta svolgere la messa, vicino a mezzogiorno, sentì un forte boato che in primo tempo gli fece pensare ad un terremoto, poi però quando il cielo si rasserenò si rese conto che il fragore che aveva sentito proveniva dalla chiesa che era crollata.
Nella sventura ringraziarono la Santa che aveva impedito la celebrazione, poiché se si fosse svolta avrebbe causato diverse vittime.
Pare che, nonostante la chiesa fosse stata ritinteggiata di recente, nessuno si era accorto di una leggera infiltrazione di acqua proprio sul trave portante di capriata che lo interessava da diversi anni, il quale a poco a poco si era infradiciato ed il suo cedimento ha causato l’intero crollo del tetto.
La chiesa purtroppo non ha mai più avuto interventi di restauro e quello che vediamo oggi è l’effetto del totale abbandono.
 

Aspetto

Il piccolo ambiente rimasto è oramai invaso dai rovi e all’interno è addirittura cresciuto un fico selvatico che ha assunto dimensioni notevoli.
La porta che oggi vediamo è la porta che immetteva nella sacrestia poiché il muro rimasto non è altro che la parete interna visto che la chiesa si sviluppava fin sulla strada, ne rimane un brandello di parete nella parte sinistra.
Questa porta presenta a vista un architrave in cemento, mentre dall’altra parte conserva il primitivo portale in mattoni; al disopra di questo si nota il brandello della finestra squadrata che doveva garantire l’illuminazione interna ed ora è tamponata.
A destra di questa porta è ancora evidente una nicchia nella parete che in origine conteneva la statua in legno di Sant’Antonio da Padova, la quale dopo il crollo è stata rimossa e successivamente pare sia stata venduta ad un dentista di Foligno.
Alle spalle di questo muro originale, sorgeva la sacrestia.
Le suppellettili interne, le poche che sono state recuperate dopo il crollo, comprese le due campane, sono state custodite dalla parrocchia di limiti; le campane di Sant’Eurosia più quella della cappella dell’abitato di Montarone sono su una struttura del piazzale della chiesa di Limiti.
Da fonti orali pare che alla dedicazione originaria a Sant’Eurosia si sia affiancata, fino a sostituirla, la dedicazione a Sant’Antonio infatti la festa che vi si celebrava era per quest’ultimo Santo.
 

Sant’Eurosia di Jaca protettrice delle campagne

Secondo la tradizione Santa Eurosia nacque nell’anno 864 dalla nobile famiglia del duca di Boemia, il suo nome era Dobroslava il cui equivalente greco è Eurosia; rimasta quasi subito orfana di entrambi i genitori, venne allevata, istruita e battezzata secondo la religione cristiana dal duca Boriboy assumendo il nome greco di Eurosia.
Nell’anno 880 per l’intercessione di San Metodio che aveva preso accordi con il papa Giovanni VII, fu scelta come futura sposa per il figlio del conte spagnolo d’Aragona, Fortun Jimenez, era questi erede al trono di Aragona e Navarra impegnato nella lotta contro gli invasori arabi saraceni.
Iniziò così il viaggio verso la Spagna, diretta alla cittadina di Jaca dove doveva incontrare il suo sposo; arrivati però ai Pirenei la comitiva fu informata che la cittadina aveva subito una feroce invasione di saraceni capitanati dal rinnegato Aben Lupo, questi ucciso l’ambasciatore che doveva annunziare l’arrivo di Eurosia, e saputo del matrimonio col principe aragonese, si mese in animo di catturarla e trattenerla con sé.
Fuggirono sui monti ma il feroce bandito saraceno riuscì a trovarli e cercò di portare a sé Eurosia cercando di convincerla a rinnegare il cristianesimo; Eurosia però si oppose decisamente provocando in tal modo l’ira del bandito che diede l’ordine di uccidere tutti.
Grazie all’eroismo di alcuni ambasciatori spagnoli appartenenti alla comitiva, Eurosia riuscì a fuggire ma inseguita e raggiunta subì un tragico martirio, le vennero amputate le mani e recisi i piedi, tuttavia Santa Eurosia in ginocchio col volto fisso al cielo pregava con fierezza, quando improvvisamente un lampo cadde vicino alla martire, fu a quel punto che il saraceno la fece decapitare.
La Santa aveva solo 16 anni; appena si spense si scatenò un grandinare furibondo, uno scrosciare spaventoso di acque, folgori e tuoni assordanti, venti fortissimi, i saraceni fuggirono terrorizzati mentre da cielo una voce più potente della tempesta diceva:
Sia dato a Lei il dono di sedare le tempeste, ovunque sia invocato il suo nome!“.
Trovati miracolosamente le sue spoglie due anni dopo venne canonizzata a Jaca il 25 giugno, la sua festa ricorre ancora oggi il 25 giugno, è invocata contro le tempeste, i fulmini, le grandinate e anche per i frutti della terra.
Il suo culto si diffuse in tutta la Spagna e grazie ai soldati spagnoli, anche nel Nord Italia, soprattutto nelle zone collinari vinicole, da qui la spiegazione del culto di questa santa nel nostro paese.
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio Don Venanzo Peppoloni, prete che ha celebrato più volte in quella chiesa e che mi ha reso una preziosa testimonianza orale.
 

Fonti documentative

C. Fratini V. Peppoloni – Guida di Spello – 1978

http://www.santiebeati.it/dettaglio/59325

 

Mappa

Link coordinate: 42.970747 12.623882

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