Chiesa di Sant’Erasmo – Trivio di Monteleone di Spoleto (PG)
Cenni Storici
La chiesa nella sua forma attuale, risale al XVI secolo, infatti, sul portale destro c’è la data 1540, ma probabilmente vi era sul luogo una preesistente chiesa romanica, citata nel Codice Pelosius del 1393.
Nel 1698 regge la parrocchia Don Benedetto Vittoriani, insieme a Don Domenico de Rossi (o De Rubeis), fondatore della cappella di Santa Lucia; nel 1706 è la volta di Don Felice Polozzi, cui segue nel 1710 l’economo spirituale Don Pietro Peroni.
L’8 ottobre 1712 il vescovo Lascaris, nel corso della vista pastorale trovò nella villa 150 abitanti; per comodità della messa festiva la popolazione eleggeva e compensava un cappellano.
La chiesa aveva due altari: il maggiore e quello del Rosario, cui era annessa la confraternita, soggetta alla chiesa di San Nicola.
La chiesa era soggetta anche al capitolo lateranense, con la corrisposta del canone di una libbra di cera.
Vi era allora come cappellano Don Simonetti, canonico della collegiata di Cascia.
Dal 1717 al 1731 la chiesa è officiata dal vicecurato di San Nicola, Don Antonio Reali, seguito negli anni 1768-82 da Don Giuseppe Boccanera.
Aspetto esterno
La facciata è a capanna e nel 1948 vi è stata apposta la memoria dei caduti di Trivio nella Prima Guerra Mondiale.
Sul lato destro dell’edificio è accostato un campanile moderno che sostituisce un precedente campaniletto a vela.
La porta principale è sormontata da un frontone tipicamente rinascimentale, mentre quella laterale reca l’iscrizione “1540” intercalata dal monogramma “yHs” (con soprastante segno di abbreviazione), indicante il nome di Cristo, secondo un uso affermatosi dalla prima metà del Quattrocento con San Bernardino da Siena.
Fuori dal portale laterale, oggi conservato nel chiostro della chiesa di San Francesco a Monteleone, era conservato un altorilievo romano scolpito su quattro blocchi di pietra grigia, raffigurante un personaggio togato muliebre acefalo del primo impero.
Il tipo del rilievo, con figure stanti, è frequentemente usato in età tardo-repubblicana su steli funerarie.
In prossimità della Chiesa di Sant’Erasmo inoltre sono visibili conci di calcare locale, uno dei quali con cornice modanata.
La presenza di questi blocchi e della stele funeraria fa pensare a una struttura probabilmente localizzata sulla sinistra del piazzale antistante alla Chiesa, dove è presente un grosso podio di forma quadrilatera con muro in alzato denunciato da alcuni blocchi emergenti (soprattutto sull’angolo sinistro se ne leggono due filari).
L’ubicazione di questo podio lungo un’antica strada in prossimità di un incrocio, la continuità di frequentazione come luogo di preghiera (attestato dalla Chiesa) e la presenza del rilievo-stele farebbero interpretare la natura della costruzione come monumento funerario romano.
Secondo altre ipotesi sono rovine di un tempio della dea Cupra Cibele o di una villa romana, il tutto meriterebbe una più attenta esplorazione.
Interno
L’interno, più volte rimaneggiato, ha una lunga e stretta navata voltata a botte, che a metà percorso, si apre su due cappelle laterali rettangolari.
La pianta è dunque una sorta di croce greca, esternamente poco percepibile per l’accorpamento di altri edifici a uso di sagrestia e casa canonica.
All’inizio della parete sinistra è visibile un Santo con calice e ostia, stante sopra un prato e con un panneggio sullo sfondo; in basso la data “1586”.
Accanto, una caduta d’intonaco ha portato alla luce affreschi risalenti al 1560 e parzialmente restaurati negli ultimi anni 80, tra i quali s’individuano una figura assisa in trono, un San Rocco e un San Giorgio che uccide il drago, separati da una cornice dipinta a finto stucco con elementi vegetali.
La chiesa è oggi dotata di tre altari, a quello maggiore e quello della Madonna del Rosario, già descritto dal Lascaris, si è aggiunto poi l’altare della cappella di sinistra, dedicato ai Santi Pasquale, Rocco e Sebastiano, ritratti nella relativa tela.
Nel catino dell’abside è raffigurata una rara immagine della SS. Trinità posta tra nubi, popolate di angeli variamente atteggiati.
Il fulcro della composizione è costituito dall’Eterno Padre, in forma di anziano barbuto assiso, che sorregge i bracci della croce alla quale è inchiodato il Cristo; tra il Padre e il Figlio è la colomba dello Spirito Santo, il tutto incorniciato in alto da un finto tendaggio raccolto e in basso dal disegno di una trabeazione architettonica con festoni di frutta.
L’affresco, datato 1560 e restaurato negli ultimi anni 80, è alla maniera degli Angelucci da Mevale.
Sull’altare maggiore Sant’Erasmo in abito vescovile, statua in stucco policromo sommariamente modellata e assai venerata sul posto.
Ai lati dell’altare resti più antichi reimpiegati come fioriere, notevole la pietra per l’acqua benedetta, che, nata per essere utilizzata come acquasantiera e murata su di un lato, negli altri tre presenta incisi alcuni ieratici disegni: la colomba dello Spirito Santo, motivi floreali stilizzati e un pesce.
Si tratta probabilmente di un reperto della chiesa di più antica fondazione, oppure proveniente dalla scomparsa Chiesa di San Gregorio “di Tregio”.
Fonti documentative
Toscano B., Giacchè L., Ragni B., (1977), L’Umbria. Manuali per il territorio. La Valnerina. Il Nursino. Il Casciano, Roma, Edindustria
http://www.monteleonedispoletoeventi.it/
http://www.trivio.it/
http://www.lavalnerina.it/