Chiesa di Sant’Eligio – Todi (PG)

La chiesa è all’interno di Porta Perugina.

 

Cenni Storici

La piccola Chiesa di Sant’Eligio si trova in fondo a Borgo adiacente la Porta Perugina (originariamente chiamata Porta di San Biagio) facente parte del terzo cerchio di mura della città.
La tradizione di costruire Chiese vicino alle porte di ingresso delle città fortificate era in passato molto comune, era una sorta di “doppia difesa“: le mura proteggevano dagli attacchi dei nemici, le Chiese dalle forze maligne.
I documenti relativi alla chiesa di S. Eligio sono pochi, sebbene i vari titoli che le sono stati dati nel corso dei secoli testimonino una lunga e articolata vicenda storica.
La dedicazione più antica sembra essere quella di Santa Croce, riscontrata dalla seconda metà del XIII sec. (1269), con questo titolo, è ricordata nelle Rationes Decimarum Italiae degli anni 1275-1305), ma la sua origine potrebbe essere molto precedente.
Nel XVI sec. la dedicazione passò a San Michele Arcangelo in omaggio al vescovo Angelo Cesi e allo stesso fu dedicato anche la piazzetta sulla parte sinistra della facciata.
La parte destra di questa antica facciata fu coperta dal corpo di fabbrica di Porta Perugina, eretta intorno alla prima metà del sec. XIII.
L’aspetto attuale dell’edificio è dovuto alla ristrutturazione avvenuta nella seconda metà del XVI secolo, quando nella chiesa arrivò la Confraternita della Santissima Annunziata la quale aveva per istituto la dotazione delle ragazze povere della città, che ottenne dai priori anche l’uso del torrione che venne adoperato come sagrestia, essendo adiacente alla chiesa, a patto che venisse restituito al suo uso precedente ogni volta ce ne fosse stato bisogno.
Gli interventi dell’anno 1563 comportarono, la completa trasformazione dell’interno a volta, la costruzione della nuova facciata e l’erezione del campanile a vela.
Tra gli anni ’80 del cinquecento ed i primi del seicento fu eseguito il ciclo pittorico con le “Storie della vita della Madonna“, che in origine correva presumibilmente lungo tutte le pareti laterali interne.
La Confraternita vi restò fino al 1620 circa dopodiché venne trasferita presso la chiesa della Nunziatina per cui fino al 1776 non si hanno notizie storiche sicure, anche se è certo che la chiesa continuò ad essere officiata, come testimonierebbero le opere che furono commissionate quali l’affresco al centro della volta con l’Eterno di Bartolomeo Barbìani (1644), dipinto in sostituzione di quello precedente eseguito nel 1579 da Domenico Spolti e una pala d’altare.
Nel 1776 la Congregazione della Santissima Annunziata cedette la chiesa alla Corporazione dei Fabbri, il titolo cambiò di nuovo, passando a Sant’Eligio, loro patrono.
A Todi furono presenti un discreto numero di Confraternite di Arti e Mestieri: in un atto del 1337 se ne contano addirittura 21: Mercanti, Notai, Cappellai, Calzolai, Pellipari (conciatori di pelli), Merciai, Muratori, Magister Legnaminis (falegnami), Fabbri, Orefici, Sarti, Bambaciari (lavoratori di bambace), Tabernari (osti), Lanaioli, Speziali, Macellai, Pizzicaroli (salumieri), Barbitonsori (barbiari), Camagnaioli (venditori di ortaggi), Vasai, Fornai.
Nell’anno 2005 la chiesa è stata oggetto di un intervento di restauro, comprendente sia il ripristino della copertura, sia le finiture e decorazioni interne.
 

Aspetto esterno

L’aspetto attuale ha mantenuto nella parte mediana-inferiore un’ampia porzione del prospetto medievale con una tessitura muraria in pietra concia a filaretto.
Il portale ligneo architravato è sormontato da una nicchia cieca, sopra ci sono finestre rettangolari sovrapposte in asse e termina con il tetto a capanna; un secondo accesso si apre sul fianco sinistro, mentre il piccolo campanile a vela si trova sul lato opposto, sul retro dell’edificio.
Tali elementi fanno ipotizzare che questa struttura rientra nella tipologia romanica o meglio protoromanica utilizzata a Todi dall’alto medioevo fino ai primi decenni del 1200.
 

Interno

La chiesa si presenta ad un unica navata, con la volta a padiglione e il pavimento realizzato in cotto fatto a mano.
La parete di fondo, piana, mostra la macchina in stucco dell’originario altare maggiore, oggi sostituito con uno ligneo.
Sull’altare campeggia un quadro del 1777 raffigurante i Santi Michele Arcangelo ed Eligio di Noyon, patrono dei fabbri, raffigurato con le sue prerogative: la corona d’oro e l’incudine.
La chiesa è stata affrescata nella porzione superiore, con il ciclo pittorico delle storie della Madonna, che originariamente correva su tutte le pareti interne della chiesa, con due scene in controfacciata, riquadrate da finte architetture e alternate da medaglioni.
Il ciclo della vita della Madonna (originali quelli della parete sinistra entrando) furono eseguiti da un pittore locale; l’ignoto artista rivela una formazione tardo manierista mentre la decorazione murale sulla parete a destra entrando è stata realizzata nel 2007 da Edmond Agalliu, pittore di origine albanese, che ora vive a Todi, il quale ha dipinto il ciclo che era andato perduto rispettando in piena regola lo stile dei dipinti originali.
Nel 1579 è documentato il pagamento al pittore Domenico Spolti da parte della Compagnia della SS. Annunziata per la pittura di un Eterno benedicente nella volta: sostituto poi, nel 1644, dal pittore Bartolomeo Barbiani.
Dell’artista sappiamo ben poco: alternava soggiorni fra Todi e Montepulciano (toscana). II suo nucleo familiare era costituito dalla moglie Susanna (tuderte), dalla madre e da sei figli; morì a circa 48 anni.
 

Ciclo della vita della Madonna

Partendo a sinistra dell’entrata (ciclo originale fine 1500 inizi 1600) il primo quadro in controfacciata è la Raccolta delle offerte: rappresenta il vescovo Angelo Cesi mentre lascia una donazione per l’attività caritativa della Confraternita (dotare le ragazze povere del luogo) c’è chi sostiene che la donazione era per la costruzione della chiesa.
Segue il ciclo sulla parete sinistra con i seguenti quadri: l’Apparizione di Maria ad Anna e Gioacchino in preghiera, Nascita di Maria, Presentazione di Maria al tempio insieme ai suoi genitori Anna e Gioacchino, Affresco coperto da una porta aggiunta, Sposalizio della Madonna sulla parete d’altare.
A destra dell’altare Incontro di Maria incinta con sua cugina Elisabetta, Nascita di Gesù e adorazione dei Magi con ritratto di don Vincenzo, parroco del Rione di Santa Prassede, la Presentazione di Gesù al Tempio la cui figura di Simeone è il ritratto di Giovanni Biscarini Presidente della Confraternita di Sant’Eligio di Todi, la Pentecoste, la Madonna Assunta in cielo e in controfacciata a destra Vescovo Scanovino indica il luogo dove dovrà sorgere la chiesa e sullo sfondo la città di Todi.
 

Storia di Sant’Eligio

Eligio figlio di gente modesta viene assunto come apprendista dall’orefice lionese Abbone, che dirige pure la zecca reale e ben presto diviene anche lui maestro in questa arte.
Si racconta infatti che il re Clotario II gli commissiona un trono d’oro, dandogli il metallo occorrente e lui con quell’oro, di troni gliene fece due.
Sotto Clotario, Eligio va a dirigere la zecca di Marsiglia, e intanto continua a fare l’orefice.
Con il successore re Dagoberto I divenne un suo ambasciatore, per missioni di fiducia ma il suo impegno si orienta verso i poveri e dei malati, riscattando a sue spese i prigionieri di guerra, fondando monasteri maschili e femminili.
Morto il re, sceglie la vita religiosa, e il 13 maggio 641 viene consacrato vescovo di Noyon-Tournai; muore nel 660.
E’ scelto come patrono non solo dagli orafi, ma in pratica tutti gli artigiani dei metalli, i carrettieri, i netturbini, i mercanti di cavalli, i maniscalchi, e ai tempi nostri anche i garagisti.
 

Leggende

Diverse leggende ed in più versioni aleggiano sulla figura di questo santo, una di queste racconta che Eligio era anche un bravo maniscalco ed un giorno un tale gli portò un cavallo particolarmente irrequieto che nessun maniscalco riusciva a ferrare; leggenda vuole che il santo gli staccò le zampe, le ferrò e le riattaccò alla bestia sotto gli occhi increduli del cavaliere.
La seconda narra che un giorno gli si presentò il diavolo vestito da donna e lui, rapido lo agguanta per il naso con le tenaglie.
Questa colorita leggenda è raffigurata in due cattedrali francesi (Angers e Le Mans).
 

Fonti documentative

Documento elaborato dalla scuola Media di Todi, Liceo “Jacopone da Todi”, Istituto Turistico “Einaudi”

http://www.umbriaecultura.it/chiesa-sant-eligio-todi/

https://necrologie.repubblica.it/chiese/provincia-69-perugia/citta-7258-todi/7841-chiesa-di-santeligio/notizie-storiche#tab

https://it.wikipedia.org/wiki/Eligio_di_Noyon

http://www.santiebeati.it/dettaglio/80000

 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia la Diocesi di Orvieto – Todi per la disponibilità e per aver concesso le autorizzazioni alla pubblicazione.
 

Mappa

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