Chiesa di Sant’Elena – Annifo di Foligno (PG)
Cenni Storici
Percorrendo la valle di Vaccagna si giunge all’insediamento di Annifo (m. 856-874) formato da quattro agglomerati: in alto il Colle con avanzi dell’antico Castello acquistato dai Folignati verso la metà del sec. XIII dove esisteva la chiesa San Pietro documentata dal 1295; nel nucleo centrale la Villa o Villa Balciana dove si trova la chiesa parrocchiale dedicata a S. Elena, poi Coderone (o Coderonuccio) con la scomparsa chiesa San Nicola attestata sin dal 1114 e infine Coderoncino.
Lo scomparso Don Mario Sensi, in merito alla dedicazione della chiesa a Sant’Elena madre dell’imperatore romano Costantino, ipotizza che risalga al periodo in cui i Bizantini, dopo la guerra gotica (535-553), riconquistarono il territorio nocerino, o al tempo in cui il territorio fu rievangelizzato da monaci orientali, come suggerisce il mito della confinante chiesa di Arvello dove persiste il culto locale di santa Maria Giacobbe (di origine orientale).
Sempre secondo il Sensi anche lo stesso paese di Annifo ha le stesse origini in quanto il toponimo Nifo, da cui Andifu e infine Annifo deriva dal greco e significa nevica o meglio località nevosa.
La più antica testimonianza sulla chiesa di Sant’Elena la troviamo in una bolla di papa Alessandro III, datata Anagni il 4 aprile 1174, in cui il pontefice, accogliendo l’istanza dell’abate del Monastero benedettino di San Pietro di Landolina, pone lo stesso sotto la sua protezione, nell’elenco dei beni confermati al Monastero è nominata anche la Chiesa di Sant’Elena.
Nonostante la chiesa ricadesse tra le dipendenze del monastero benedettino di Landolina, dunque, in ultima istanza, dalla canonica della cattedrale di Foligno, era sottoposta alla diocesi di Nocera, come si evince dal relativo Appretium episcopatus redatto nella seconda metà del Trecento, a tale circoscrizione episcopale sarebbe appartenuta fino al 1938 quando Nocera la cedette alla Diocesi di Foligno.
L’edificio sacro era affidato ad un sacerdote che risiedeva stabilmente nella casa parrocchiale e che ne faceva funzioni di rettore.
La chiesa di S. Elena figura tra quelle della diocesi nocerina che pagarono le decime negli anni 1333-34.
Oltre i Benedettini, anche i Francescani, tramite il Convento di San Bartolomeo di Brogliano nei pressi di Colfiorito, esercitarono una notevole influenza sulle vicende della Parrocchia di Annifo, fornendogli anche i predicatori quaresimali; uno di questi, frate Andrea da Faenza, guardiano del detto Convento, nell’anno 1492 fondò il locale Monte frumentario, che aveva il compito di raccogliere con le elemosine in grano la quantità di sementi per la semina dei terreni disponibili.
Dopo essere stata rinnovata nel 1720, la chiesa viene completamente ricostruita nel 1750 a seguito di eventi sismici del 1747 che la distrussero quasi totalmente.
Nel 1940 la parrocchia contava 587 anime, attualmente, nonostante l’annessione di parrocchie vicine, ne conta circa 350.
Nel 1958 vengono eseguiti lavori di pavimentazione e di intonaci interni ed esterni.
In seguito al decreto vescovile del 1° settembre 1986 la Parrocchia ha esteso il proprio territorio comprendendo anche quello delle soppresse Parrocchia di San Fortunato in Cassignano e Parrocchia di Santo Stefano in Fondi.
In seguito ai disastrosi danni subiti dalla chiesa a causa dell’evento sismico del 1997 le autorità competenti decidono di demolire il complesso edilizio costituito dalla chiesa, dagli edifici annessi e di pertinenza come la casa del parroco.
Viene realizzata la nuova chiesa terminata nel 2011.
La chiesa custodisce le spoglie di San Celestino martire prelevato dalle Catacombe nel secolo XVIII, acquistate (1778) in Roma con indulto di Pio VI; il Santo è anche il patrono del paese e viene festeggiato la quarta domenica di agosto, con una processione che si snoda lungo le vie del paese; il 21 maggio si celebra invece la festa di sant’Elena.
Aspetto esterno
All’esterno si caratterizza per una facciata molto semplice e simmetrica nei suoi elementi principali, con un’unica apertura che taglia in due la cortina muraria di pietra a faccia a vista a indicare simbolicamente l’oriente e a sottolineare il punto in cui si innesta l’avancapo dell’ingresso; quest’ultimo si protende verso il sagrato.
Sul lato destro della facciata si innesta una grande croce metallica.
Il nuovo campanile, che sostituisce quello già esistente, è stato concepito esclusivamente come torre campanaria, al suo interno è collocato un ascensore per il collegamento tra il piano interrato e il piano superiore (terra) della piazza-sagrato.
Interno
All’interno la chiesa si caratterizza per un’unica navata, scandita, nel suo procedere in direzione longitudinale verso l’altare, da pilastri in cimento armato intonacato.
La parte absidale è caratterizzata da una parete spezzata di altezza minore rispetto all’intradosso delle coperture.
Al suo interno erano conservati oggetti di culto ed opere d’arte di una certa importanza, da poco restituiti alla pubblica fruizione da parte del parroco don Flavio Orazi.
Nella parete sinistra sopra le statue di Sant’Antonio da Padova e Gesù che mostra il suo Sacro Cuore affiancati a due porte, troviamo una bella pala datata 20 agosto 1641 con la Madonna del Rosario tra i Santi Domenico e Caterina, in primo piano, e Giuseppe ed Elena, in posizione arretrata; attorno all’immagine principale corrono riquadri raffiguranti i quindici Misteri del Rosario, intervallati in basso da due stemmi vescovili e da un riquadro centrale con una iscrizione votiva.
Nel presbiterio, rialzato di un gradino, troviamo una bella mostra lignea del Settecento, formata da due colonne tortili su basamenti sorreggenti un grande arco a tutto sesto, ai cui lati vi sono due puttini, al cui interno in alto campeggia la colomba dello Spirito Santo che diffonde i sui raggi di luce e poco sotto un Crocefisso e un tabernacolo.
Alla sinistra a fianco la porta della sacrestia la Vergine con il Bambino sulle braccia e sopra la porta una tela settecentesca con l’Annunciazione.
A destra, sempre nel presbiterio si trova un’altra tela settecentesca raffigurante la Sacra Famiglia e, accanto, una statua di Sant’Elena.
Scendendo verso la porta nella parete destra troviamo un angolo dedicato a Giovanni Paolo II che visitò questi luoghi poco dopo la devastazione del terremoto e ai suoi piedi una lapide che ricorda l riapertura al culto alla fine dei lavori.
Accanto alla porta il fonte battesimale in pietra datato 1726 e una tela raffigurante Sant’Elena e il ritrovamento della vera Croce.
Fonti documentative
Fabio Bettoni Maria Romana Picuti – La Montagna di Foligno, Itinerari tra Flaminia e Lauretana – Edizioni Orfini Numeister Foligno 2007
Don M. Sensi – Vita di Pietà e vita Civile di un altopiano tra Umbria e Marche (secc, XI-XIV) – 1984
Don M. Sensi – Plesia si racconta dalla “Fiera” alla “Sagra della patata rossa” – 1998 Quaderni della “Sagra della patata rossa” N° 2
http://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedaca.jsp?sercd=44704
https://siusa.archivi.beniculturali.it/cgi-bin/siusa/pagina.pl?TipoPag=prodente&Chiave=50889