Chiesa di Sant’Apollinare – San Lorenzo di Trevi (PG)

Si tratta di un minuscolo edificio a ridosso della strada.

 

Cenni storici

Si trova non lontano da San Lorenzo, lungo la strada che da Borgo Trevi conduce a questo centro della pianura trevana e quindi a Castel San Giovanni (comune di Castel Ritaldi).
È un piccolo edificio di culto in stile romanico, ad unica navata ed abside semicircolare, coperto da un semplice tetto a capanna.
All’interno due arconi a tutto sesto ne sorreggono la travatura, mentre nell’abside rimane l’unico affresco della chiesa, peraltro molto deteriorato, raffigurante il santo titolare.
Come si osserva in quasi tutte le chiese dell’epoca, anche Sant’Apollinare è disposta con l’abside ad oriente, alla levata del sole, e l’ingresso ad occidente, dove l’astro tramonta.
L’edificio attuale è frutto di una ricostruzione totale, che si può far risalire al XII secolo, e di successivi rimaneggiamenti, specie nella parte superiore.
Non abbiamo documenti che ci indicano con esattezza l’anno di costruzione di questa chiesetta.
La dedicazione a sant’Apollinare, santo particolarmente caro alle genti longobarde, fa supporre agli storici che l’origine possa risalire al VI-VIII secolo, quando Spoleto era, appunto, un ducato longobardo (dal 570 al 774).
La prima notizia di questo luogo di culto nei documenti storici risale al 1177, quando Sant’Apollinare è citata in un breve di papa Alessandro III, che la riconosce, insieme ad altre cento chiese, sotto la giurisdizione del monastero benedettino di S. Pietro di Bovara e tale era ancora nella seconda metà del 1700, come ci ricorda Durastante Natalucci nella sua “Historia … di Trevi”, quando fu arricchita con “un nuovo quadro del suo santo”.
Nei documenti più antichi è citata come Sant’Apollinare di Porcaria, dal vecchio toponimo della località su cui sorge e che solo successivamente prese il nome dal castello di San Lorenzo.
Nel XVIII secolo la zona era conosciuta come vocabolo Sant’Apollinare.
Nella costruzione di questa antica chiesa furono riutilizzate una ventina di grosse pietre squadrate, provenienti da costruzioni romane ormai scomparse.
Su quattro di esse troviamo incisa un’antica iscrizione di particolare interesse per l’epigrafia latina.
La particolarità più interessante di Sant’Apollinare è la sua ubicazione, probabilmente posta all’incrocio di due strade, tra le più importanti della valle trevana.
Ci riferiamo alla vecchia strada che da La Bruna (nel comune di Castel Ritaldi) porta alla località Faustana e ad un antico tracciato (diverticolo) della via Flaminia, “tanto antico e da tanto tempo abbandonato che se ne era persa memoria”.
La prima seguiva il limite settentrionale di quello che nell’antichità era considerato un bosco sacro, sacralità codificata in una pietra scolpita, riportante la legge del bosco, ritrovata nel 1913 a Picciche.
La strada collegava gli antichissimi tracciati di valico ai due lati della valle.
Da ovest e sud-ovest vi pervenivano gli itinerari che attraversavano i Monti Martani, collegati all’altro ramo della via Flaminia; da nord-est, le vie di comunicazione con Trevi, con la Valle del Menotre e la Via della Spina.
Della seconda riportiamo alcune notizie che abbiamo avuto modo di scoprire leggendo la pagina dedicata a Sant’Apollinare sul sito della Pro Trevi, che invitiamo tutti a “visitare”, curato da Franco Spellani autore delle note che seguono: “Fino a trenta anni fa si sapeva che l’antica Flaminia scorreva rettilinea da Spoleto a Pié di Beroide, da dove deviava poi a nord est, verso Trevi, per portarsi a scavalcare il Clitunno al ponte di Faustana.
Solo nel 1965 uno studioso dell’Istituto Geografico Militare, dall’esame delle fotografie aeree ha individuato la traccia di un’antica strada che da Pié di Beroide proseguiva in linea retta lungo il fosso La Viola fino a Pietra Rossa dove sorgeva l’antica Trevi del Piano.
Questo ipotetico tracciato fu forse adoperato in alternativa all’altro quando lo permettevano le condizioni del fondo valle, spesso inondato dal Marroggia e fino a quando la palude non si riappropriò del terreno.
Ma, sebbene chiaramente rivelato dalla foto aerea, come affermato dal suo scopritore, aveva bisogno di una concreta conferma sul terreno.
Una prima conferma ci può venire dalla toponomastica, poiché il fosso La Viola può essere stato così chiamato perché scorreva in prati ricoperti di fiori di tal nome, ma sembra più probabile che venisse chiamato Fosso della Viola perché scorreva vicino ad una strada minore ormai in disuso.
Infatti il suffisso -olo (al femminile -ola) forma il diminutivo, nella lingua latina come nella nostra e pertanto viola potrebbe essere stato usato come diminutivo di via, sostantivo latino propriamente traducibile in italiano con il termine strada.
Ma un’ulteriore e decisiva conferma viene dal grandioso monumento sepolcrale i cui resti sono conservati nella cortina muraria di Sant’Apollinare, poiché le tombe romane giacevano lungo le strade e una tomba così imponente fu eretta verosimilmente presso una strada importante: la Via Flaminia, appunto.

 

Fonti documentative

Natalucci Durastante – “Historia Universale Dello Stato Temporale Ed Ecclesiastico Di Trevi 1745″ – a cura di Carlo Zenobi – Ed. Dell’Arquata – Foligno 1985
www.protrevi.com

http://www.treviambiente.it/

 

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