Chiesa di Sant’Apollinare – Carpello di Foligno (PG)

La chiesa al momento è terremotata e chiusa ma se non si interviene con un restauro si rischia di perderla per sempre.

 

Cenni storici

La zona su cui trova la chiesa ha origine molto antiche e sin dall’epoca romana qui gravavano insediamenti abitativi importanti; infatti a nell’area sono state trovate tombe di quell’epoca ed iscrizioni latine e fra queste la stele di Varenus Clarus scolpita su calcare locale che potrebbe indiziare la presenza di un atelier di lapicidi nella zona, tradizionalmente luogo di cava e di lavorazione della scaglia in età medievale e quasi certamente anche in epoca romana.
Poco più a monte del paese infatti esiste la località “Fossacce“, così chiamata per le grandi buche ad imbuto rimaste dopo l’estrazione della pietra.
La dedicazione a Sant’Apollinare è strettamente legata all’epoca Longobarda dove l’Umbria fu attraversata dal famoso Corridoio Bizantino, strada che attraversava l’Appennino centrale arrivava a Ravenna dove c’era il Mausoleo di Sant’Apollinare in Classe e Sant’Apollinare Nuovo.
In questo corridoio e nelle immediate vicinanze, numerose sono le testimonianze di edifici religiosi legati al culto Bizantino e le Abbazie dedicate a Sant’Apollinare che sono sorte.
Proprio nel tratto Umbro della valle del Tevere ne troviamo due dedicate al primo vescovo di Ravenna particolarmente venerato nell’Italia bizantina, una a destra e una sinistra dello stesso; la prima è quella di Marsciano e la seconda è sulle sponde del Sambro.
Per non contare poi le chiese e le Pievi che sono sorte con questa dedicazione tra l’XI ed il XIV secolo, ne troviamo tantissime, solo ad Assisi se ne contano due, una dentro ed una fuori le mura, sarebbero tre se si considera anche la Pieve di Capodacqua di Assisi; ne troviamo altre a Gualdo Cattaneo, Trevi, Norcia, Sellano, Nocera Umbra e Costacciaro, una nel centro storico di Foligno considerata fra luoghi di culto più antichi di Foligno per citarne alcune, e fra le tante anche questa di Carpello, a dimostrazione che la cultura Longobarda nei nostri territori era molto radicata.
Di questa chiesa non si hanno notizie storiche precise in merito alla costruzione, la si trova però elencata tra le chiese dipendenti dalla parrocchia di S. Maria in Campis ed esistenti nell’ambito della sua antica circoscrizione plebana.
Scrive Ludovico Jacobilli che la chiesa di S. Apollinare di Carpello “fu edificata circa l’anno 1100 dal conte Gualtiero conte d’Oppello, padre di questo conte Berardo e di Ridolfo 6° abate del Monastero di Sassovivo“.
L’edificò in un luogo lontano circa un miglio da Foligno, dove egli aveva molte case e beni e per esservi poi l’abitati molti scarpellini, che squadravano e ripulivano le pietre, che erano in una cava vicina ad un monte, detto Montarone, per fabbricar le nuove mura della città di Foligno, fu denominato Scarpello, e poi si è detto correttamente Carpello“.
Sempre secondo lo Jacobilli nell’anno 1174 il 7 di gennaio, Gennaro di Berardo figlio del Conte di Uppello Ugolino, donò a Guido abate del monastero di Sassovivo tutte le terre, tre poderi, chiese mobili e stabili, il castello e la torre di Uppello eccetto la chiesa di Sant’Apollinare.
Sul finire del secolo XIII la chiesa di Carpello aveva un patrimonio di 93 libre e 16 soldi, proveniente da terreni posti “in Carpello“, “a Bissyna filiorum Negonzuri” ed in “contrata Montoronum“.
La ritroviamo nel 1334 quando il chierico Johanne paga XX soldi cortonesi per la decima.
La chiesa compare nella visita apostolica del vescovo di Foligno Antonio Conte Montecatini del 1646 e fra i centri rurali visitati risulta Carpello e la chiesa di Sant’Apollinare.
Si trova anche nelle visite del Malvicini del 1713 e del 1716.
Nella relazione di Romagnoli, parroco di Santa Maria in Campis, fatta nei primi del 900, viene detto che la messa si celebra ogni due o tre mesi e nel mese di maggio vi si celebra il mese mariano.
I monaci olivetani di Santa Maria in Campis hanno officiato la chiesa fino la terremoto del 2016 poi per le lesioni subite è stata chiusa e al momento è abbandonata ed inagibile.
 

Aspetto esterno

L’edificio si presenta con tetto a capanna con un campanile a vela a due falde e due fornici che si eleva di poco arretrato alla facciata; la stessa presenta una semplice porta squadrata sul cui legno sono scolpiti i simboli dell’Ordine Olivetano.
L’esterno è intonacato, il portale è squadrato e due finestre posizionate su ogni lato esterno illuminano copiosamente la navata interna.
Sulle due pareti esterne compaiono due avancorpi simmetrici che corrispondono a due nicchie contrapposte all’interno.
Il fondo è interamente coperto da un’abside.
Le pareti laterali contengono ciascuna due finestre ad arco e nella parete di destra c’è una lapide datata 22 luglio 1956 che ricorda il parroco Domenico Maria Schenardi dell’Ordine Benedettino che molto si adoperò al restauro e all’ampliamento della chiesa.
 

Interno

L’edificio, con pianta rettangolare, è formato da una sola navata, con abside semicircolare.
Internamente il tetto a capanna copre tutta la navata con una copertura lignea a capriate ad esclusione della abside coperta da una volta a botte.
La chiesa è costruita con una muratura portante in pietra, intonacata.
La copertura dell’abside è a botte.
Entrando sulla parete di controfacciata a destra si nota una piccola acquasantiera in pietra e nella parete la nicchia sporgente all’esterno in origine conteneva un confessionale, ora è una specie di ripostiglio; salendo all’inizio del presbiterio una statua della Vergine.
Un arco in muratura con la scritta “Ego sum via veritas et vita“, divide la navata dal presbiterio rialzato di due gradini.
Nel presbiterio troviamo l’altare in pietra con lo stemma degli Olivetani e nel catino absidale un affresco che con tre specchi dipinti fascia l’intera abside; a destra San Rocco, al centro la Madonna assisa con il Bambino in grembo e ai lati due vescovi, San Feliciano e Sant’Apollinare.
L’ultima immagine a sinistra rappresenta un Santo benedettino con un libro aperto ai piedi dove compare la scritta “Ecce lex sub qua Militare Vis” sfrase simbolo della Regola Benedettina che si può sintetizzare: “Ecco la legge sotto la quale combatterai“.
Ora l’immagine di questo monaco potrebbe essere lo stesso San Benedetto fondatore dell’Ordine e della Regola, ma potrebbe essere anche un novizio al quale veniva impartito questo principio.
La parte alta del catino è divisa da due fasce decorative che confluiscono in uno stemma degli Olivetani e nello spazio di centro, in un tondo, il Trigramma di San Bernardino.
Nella parete sinistra nella nicchia prossima alla porta c’è un organo costruito dalla ditta Enrico Giustozzi di Foligno.
In controfacciata sopra la porta una lapide datata anch’essa 1956 che ricorda il rifacimento dell’edificio e la consacrazione da parte del Vescovo di Foligno Siro Silvestri.
 
 
 

Monastero delle Clarisse

Sempre secondo lo Jacobilli vicino alla fontana di Carpello, Santa Chiara d’Assisi edificò nell’anno 1217, su un terreno da Lei acquistato, un Monastero del suo ordine sotto la regola di San Benedetto e vi lasciò come Abbadessa la b. Christiana sua discepola; fu il primo monastero delle Clarisse di Foligno.
Questo monastero di S. Maria de Charitate, fondato da Chiara, Marsebilia e Cristiana, si trasferì, intorno al 1237, nel monastero e ospedale di S. Claudio lasciato vuoto dai monaci dell’Ordine di S. Croce dell’Avellana.
Notevoli difficoltà presenta la ricostruzione della strategia insediativa del movimento penitenziale femminile; le penitenti che si costituirono in comunità al tempo della legazione in Umbria del card. Ugolino conti di Segni, poi papa Gregorio IX, furono istituzionalizzate e monacate nell’Ordine di S. Damiano: è il gruppo bizzocale di S. Maria “de charitate” insediatosi alla fonte di Carpello nel 1217 e trasferitosi intorno al 1237 nei locali dell’ex monastero e ospitale di S. Claudio sotto il titolo di Vallis Gaudii e poi di S. Claudio monastero di S. Claudio la cui comunità clariana, proveniente originariamente da Carpello aveva ricevuto i successivi titoli di S. Clara de Caritate; de Salvetate; Vallis Gaudii ordinis sancti Damiani e infine S. Claudii ordinis Sanctae Clarae.
Da alcuni strumenti notarili rogati nel 1256 si evince che in quell’anno abitavano il monastero Vallis Gaudii ben 35 corali.
 

Dettagli documentativi

L’edificio ora di proprietà privata, è costituito da due blocchi edificati in tempi successivi che hanno inglobato la prima chiesina ora leggibile nella parte centrale del fabbricato dove si vede ancora nella muratura il tetto a capanna.
Alla sinistra della stessa, nel fabbricato aggiunto, si nota un grande portale ad arco che costituiva una stalla per cavalli, infatti tutta la costruzione, nel periodo in cui Foligno era sotto lo Stato Pontificio, fu adibita a “Stazione di Posta” e tale fu fino al 1860 anno dell’Unità d’Italia.
Vi pernottavano con i cavalli e le carrozze i corrieri dei “Conti delle Marche” che transitavano nella strada Flaminia sottostante andando verso Roma dove portavano al Papa i ricavati delle tasse.
Insieme alle tasse portavano anche altri prodotti di questa zona tra cui l’olio di oliva.
Il Papa Pio IX, assaggiando questa delizia, si informò sulla sua provenienza, ed intorno all’anno 1849 volle promuovere il disboscamento della zona sovrastante Carpello e Scandolaro per impiantarvi, con contributi in denaro dello Stato Pontificio, decine di migliaia di olivi tuttora esistenti.
Sin dal 1300 esistevano dei piccoli appezzamenti recintati con pochi olivi e per questo venivano chiamati “chiuse” e in quel tempo furono create delle grandi estensioni che erano in mano a poche famiglie.
L’antica fonte citata dallo Jacobilli adiacente al monastero non è più presente, però nel muro di cinta dell’ex monastero nella parte bassa si nota una muratura ad arco in mattoni che sporge dal terreno solo nella parte alta dell’arco, forse scavando e togliendo il materiale non è escluso che riappaia l’antica nicchia della fonte.
Una fonte con lavatoi davanti all’edificio si vede nella sottostante stradina, ma si tratta di un fabbricato costruito dal Comune nel dopoguerra per agevolare gli abitanti di Carpello, ma anche questo ora versa in uno stato di abbandono totale, per di più lo scolo delle acque è ostruito dai rovi e dalle canne del fosso che nessuno ha più pulito e che di conseguenza stanno favorendo l’allagamento di tutto il piano di calpestio.
Secondo P. Lugano vicino a Carpello, con le elemosine di messer Benvenuto, dottore di questa villa, venne edificato anche un ospedale che fu affidato alle cure dei monaci di Sassovivo, ma di questo si sono perse le tracce.
 
 
 

Torre dei Trinci

La torre fu edificata nella seconda metà del 1300 accanto all’abitato di Carpello dalla Famiglia Trinci Signori di Foligno, come postazione intermedia tra Rocca Deli e il Castello di Sant’Eraclio; queste fortificazioni servivano a proteggere la città dalle incursioni dei Trevani e degli Spoletini.
Per la cronaca si fa notare che nel 1421 i Trinci possedevano 70 castelli dislocati per l’Umbria Centrale.
Ai giorni nostri la torre è stata affiancata da edifici ed è attualmente adibita a civile abitazione.
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio vivamente Ulderico Peppoloni per essere stato preziosa guida del territorio e per avermi fornito dettagli documentativi attraverso l’opuscolo di sua produzione dove racconta dettagliatamente la storia del paese.
 

Fonti documentative

L. Jacobilli – Cronica della chiesa e monastero di Santa Croce di Sassovivo nel territorio di Foligno
IRRES – Dorsale Appenninica Centro – Nord – 1994
Bollettino storico della città di Foligno – 2005 2006
Don Mario Sensi – Storie di bizzoche tra Umbria e Marche – 1995
Don Mario Sensi – Visite Pastorali della Diocesi di Foligno Repertorio ragionato – 1991
D. Placido T. Lugano Olv. O.S.B. – Delle chiese della Città e Diocesi di Foligno nel secolo XIII secondo una sentenza del 1239 e la “Libra” del 1295 – 1907
Opuscolo “Carpello il paese immerso nel verde” di Ulderico Peppoloni
 

Mappa

Link coordinate: 42.944202 12.731146

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