Chiesa di Sant’Antonio da Padova – Torreorsina (TR)
Cenni Storici
Il papa Onorio III, scrivendo nel 1217 ai parroci, chierici e laici delle chiese parrocchiali di diversi luoghi, nomina tra gli altri la parrocchia di S. Maria in Collestatte, S. Maria di Caso nel territorio di Rocca Accarina, S. Valentino a Castel di Lago, senza far menzione di S. Maria de Turre che sorse certamente dopo il 1270.
Osservando la sua struttura muraria si notano due successivi interventi, uno di ampliamento, l’altro cambiamento estetico.
L’esigenza di un tale cambiamento si presentò poiché nel 1298 un forte terremoto con epicentro tra Spoleto e Rieti sconvolse la Valnerina; nel 1348 tutta l’Umbria fu colpita prima da una carestia, poi dalla peste nera ed in settembre da un violento terremoto.
E’ probabilmente nella seconda meta del XIV sec. che si passò da semplice facciata a capanna, alla attuale torre campanaria a bifora, come si può chiaramente vedere osservando le pareti laterali.
In origine aveva quattro altari oltre l’altare maggiore.
Il primo documento che la nomina è il Codice Pelosius del XIV sec. nel quale si elencano tutte le chiese della Diocesi spoletina e precisamente in “De Plebatu Collistattis — Eccl. S. Mariae de Turres est. libr. 21 — Ad elect. et confirm. praedictam est curata“.
Dall’atto del notaio Antonio Ser Casaletti di Collestatte del febbraio 1442, apprendiamo che la chiesa di S. Maria del castello della Torre non aveva nemmeno una casa dove ospitare il rettore, tale Giovan Pietro di Tizio (Chermaddi) dimorante in Collestatte; i Massari della comunità gli fecero costruire una casa per il suo comodo e per quello dei suoi successori.
Da altri istrumenti del 1477 si rileva che la chiesa aveva un solo cappellano ed era molto scarsa del bisognevole, inoltre essendo soggetta alla parrocchia di Collestatte, per battezzare i nascituri, i torriciani dovevano recarsi in quella parrocchia.
Con la Riforma Generale della Chiesa messa in opera con il Concilio di Trento, nel 1560 anche alla Torre fu eretto il fonte battesimale elevando a parrocchia detta chiesa con tutti i diritti che prima spettavano solo a Collestatte, con tre Bolle l’ultima delle quali nell’anno 1572 del vicario Generale del Vescovo di Narni.
Nella relazione della Visita pastorale del vescovo Maffeo Barberini, che la visitò nel 1611, si legge che la chiesa ospitava affreschi dello Spagna e nella visita successiva del 1653 del vescovo Fulvio Orsini si apprende che sull’altare maggiore campeggiava una bella tavola “manu periti artificis” nella quale erano rappresentati la Madonna con Bambino in trono tra S. Giuseppe e San Giovanni Battista di Jacopo Siculo del1542.
La tavola collocata fin dal1700 nella prima cappella a sinistra della chiesa di S. Maria Assunta fu trafugata dagli inglesi nel sec. XVIII e venne sostituita con una copia su tela.
Intorno al 1800 venne cambiata la dedica alla chiesa che da Santa Maria de Turre divenne di Sant’Antonio.
La chiesa fu chiusa al culto per decine di anni, poi versando in uno stato di deprecabile fatiscenza, dopo la caduta di una parte del tetto dovuto al terremoto della Valnerina del 1979, finalmente dal dicembre del 1982 in poi, si cominciò a restaurare tutta la copertura a capriate, il rifacimento del pavimento e degli intonaci, la messa in sicurezza degli affreschi ancora esistenti bisognosi però di restauro.
Oggi la struttura è utilizzata come locale adibito ad attività socio-culturali.
Aspetto esterno
La chiesa presenta un tetto a capanna e in facciata un’ampia lesena contiene in asse un portale squadrato, una finestra ed il campanile a vela dove la bifora è evidenziata da due cornici marcapiano, una in basso ed una in alto.
Presenta due campane, nella più grande è scritto:
“LAUDO DEUM VERUM PLEBEM VOCO CONVOCO CLERUM DEFUNCTOS PLORO PESTUM FUCO FESTA DECORO” (Lodo il Dio vero, chiamo il popolo, riunisco il clero, piango i defunti, faccio fuggire la peste); essa fu fatta in “TEMPORE ARCHIPRESBITERATI REV.DI DNI DNI D. STEPHANI CAMPOREALI ET PRIORATI DNI BARTHOLOMEI DOPPIERI” (al tempo dell’Arcipresbitero Reverendo D. Stefano Camporeali e nel Priorato di D. Bartolomei Doppieri).
“HOC OPUS FUNDERUNT MARTINUS DE TORRES A.D. MDCCLXVIII” “SUMPTIBUS UNITATIS TERRAE URSINAE F.“, la campana fu quindi fusa da tale Martino de Torre nel 1768.
La seconda, che presentava la scritta:
“CRISTUS REX DEUS HOMO FACTUS EST VENITE IN PACE — ANTONIUS BENEDETTI REATINUS FECIT A.D. MDCLXXXXVI” (Cristo Dio e Re fatto uomo venite in pace — Antonio Benedetti reatino fece nel 1696).
Questa campana fu mandata a rifondere nel 1959 alla ditta Pasqualini di Fermo, da qui il giallo della campana partita per essere rifusa di nuovo tornata rotta.
Interno
Entrando, notiamo il suo interno a navata unica con coperture a capriate, abside voltata a botte il tutto privo di ogni arredo sacro.
Sulla parete destra troviamo la cappella di S. Giuseppe costruita nel 1601 con testamento del R.D. Cresio Doppieri rogito dal notaio Teseo Tesei; ai lati dell’altare sono incastonati due stemmi in pietra raffiguranti una torre con merlature ghibelline, in cima all’altare la scritta dedicatoria “Dei para e Virga C.D. Joseph C. Dicatu” (Alla madre di Dio e di S. Giuseppe dedicato).
Segue la cappella appartenuta alla Confraternita della Misericordia, all’interno di essa un affresco datato 1560 raffigurante Giovanni Battista che battezza il Cristo nelle acque del Giordano, in alto tra le nubi l’Eterno la cui testa rimane nascosta sotto il successivo altare aggiunto nel XVII sec. (recentemente restaurato).
Su tutta la parete destra, sotto gli intonaci si trovano almeno due strati di affreschi del XV e XVI sec., così come si può vedere osservando attentamente le tracce di affreschi visibili, venuti in luce nel 1954 dopo aver demolito un antico pulpito ligneo.
Sulla sinistra, nella seconda metà del 600 Ser Cornelio Tanchi fece erigere la Cappella di S. Antonio da Padova, nel 1797 l’altare fu tolto per restaurare la chiesa tanto che, i Tanchi furono soliti celebrare le loro messe nell’altare maggiore dedicato alla Madonna.
Così come leggiamo in un libretto manoscritto esistente nell’archivio parrocchiale, detta cappella fu dedicata a S. Antonio da Padova almeno fino al 1874.
Sul finire del secolo, intitolata la chiesa a tale santo, il ricostruito altare dei Tanchi fu dedicato a S. Antonio Abbate.
L’altare maggiore fu demolito allorché, vi si costruì un palco ligneo onde trasformare la chiesa in teatrino alla metà del XX sec.
Nella retrostante sagrestia anticamente si conservava il Bussolo, ossia la cassa priorale da dove si estraevano i nomi di coloro che per un quadrimestre dovevano reggere la comunità.
Prima dell’attuale restauro, il pavimento della chiesa era disseminato da lastre tombali, in esse giacevano ancora le spoglie dei torriciani dal XIV sec. e tra esse quella di un Tizio Chermaddi che ricopri una carica ecclesiastica di rilievo in Roma datata 1564.
Fonti documentative
Cartellonistica in loco di una ricerca storica curata dal Sig Andrea Giardi.
G. Guerrini – Le chiese di Santa Maria tra Medioevo e la Modernità nell’Arcidiocesi di Spoleto – Norcia – 2007