Chiesa di Sant’Antonio Abate – Visso (MC)

Archivio fotografico anno 2015


 

Archivio fotografico anno 2016 – dopo il sisma del 30 Ottobre

Cenni Storici

Sulla piazzetta, al centro del borgo, adorna di annosi ippocastani, si erge la Chiesa interparrocchiale di S. Antonio Abate, da cui il paese prese il nome di Villa S. Antonio. Costruita nel 1349 “in solo et in fundo Lateranensi”, essa dipese per molto tempo direttamente da quel capitolo per l’annuo canone di due libre di cera. Il portico antistante un tempo arrivava fino alla casa parrocchiale, sul confine della villa Faustini. Esso crollò nel primo mattino del 25 agosto 1858, allorchè sui monti sovrastanti sopravvenne un furioso uragano, che in poco tempo sconvolse alberi e case. Le acque irruppero impetuosamente nel fosso del m. Fema, invasero tutte le case che incontrarono, rovinandole e causando la morte a 13 persone e a molto bestiame. L’ingresso della chiesa, sotto l’ampio portico, si fa molto ammirare per il portale in pietra calcarea bianca, doviziosamente ricamato con leggiadri motivi: i due pilastri, poggianti su plinti con stemmi della comunità, sono ornati di vaghe candeliere, rami, fiori, maschere e terminano con capitelli compositi corinzi e ionici; la trabeazione ha listelli sghembi, perline, ovuli e fuseruole; nella fascia stemmi, volute, ramicelli, grifi, piatti con frutta, svolazzo di nastri e le chiavi decussate della patriarcale Basilica Lateranense. Lungo l’architrave, sormontato dal timpano triangolare, è un’iscrizione, dai classici caratteri, con il nome del Priore e dei Promotori dell’ opera:

OPUS EDITUM PIO AERE DO. FRANCISCO
DE R. ROSATO. DAGNELI PRI. IO. MAFFI
C. DAMIANO P. ET. LUCA. S. CON.
PROCURANTIBUS. SUB ANNIS MDXIII

L’opera del 1513, eseguita alla maniera di Rocco Vicentino, può essere attribuita ad uno degli ignoti artisti lombardi, che operavano nell’alto Nera, alla fine del ‘400 e all’inizio del ‘500, come dimostrano gli accostamenti fatti da studiosi del nostro portale con la tomba di S. E utizio (1514) presso Preci, con il portale della Pieve di Mevale, un tabernacolo a Spello ed il portale della Madonna delle Lacrime di Trevi. L’interno, a croce latina, ad una navata, è stato restaurato nel 1952, mentre nel 1970 è stato rifatto il tetto. Entrando, a sinistra, notiamo un altare barocco della metà del ‘600 in legno intagliato con colonne tortili, arabescate con rami e foglie, capitelli corinzi, timpano e trabeazione a dentelli e fregi vari. È opera di Silvestro della Sarta della stessa Villa S. Antonio. Nel nicchione si venera la Madonna della Pietà. Il gruppo ligneo, del ‘500 della scuola dei petraioli ed intagliatori vissani, molto simile a quello di Macereto è stato rubato da ignoti nel 1976 e non più ritrovato. Nel 1984, nella nicchia, su iniziativa dello scrivente, è stata collocata un’altra statua in terracotta, eseguita e donata dallo scultore Alessandro Pagliuchi di Roma, che, durante l’estate, passa le sue vacanze in una sua casa rustica a Piè di Villa S. Antonio. Nella statua il bravo scultore ha profuso la sua arte plastica, modellando una Madonna dal viso dolce ed affabile, inondato di una calda luminosità, che si espande nelle linee fluide della veste, esaltandone la plasticità. Sulle sue ginocchia il vivace Bambino ben si armonizza con la benevolenza materna, rivelando l’intimità del sentimento e della religiosità che caratterizzano le opere del Pagliuchi. Più avanti vediamo, uno di fronte all’ altro, due grandi quadri provenienti dalla chiesa di S. Agostino di Visso. Sono ornati da grandi ed artistiche comici del ‘600, sorrette da supporti di altare barocchi con due telamoni laterali, timpano a triangolo spezzato terminante ad arco, dove sono ovuli, dentelli e teste di angelo eseguiti da Intagliatori Vissani. Essi non sono privi di pregi, specialmente quello di destra, dal disegno ampio ed armonico, dove figura la Madonna in trono con corona in testa, dalla quale parte un ampio manto che scende a volute su una veste stretta ai fianchi da una cintura che dà il nome all’immagine (Madonna della Cintura). Il Bambinello nudo, sulle sue ginocchia, presta attenzione al grande angelo di destra, quello di sinistra attira lo sguardo della Madonna. Sotto, ai lati, S. Agostino, S. Monica ed altri santi in ginocchio, coperti da ampi panneggi fluidi e modulati, sono in devota contemplazione della Madonna e del Bambino e anche con gesti (v. s. Monica) sembrano spronare alla preghiera, secondo i dettami impartiti dopo la Controriforma. Di autore ignoto, ma bravo, porta la data 1618. Il quadro, a sinistra, rappresenta S. Tommaso di Villanova che distribuisce, da una parte: le elemosine ad alcuni poveri e, dall’altra, le doti ad alcune zitelle. Vari personaggi movimentano la tela, che rivela preziosità artistiche specie nelle espressioni dei visi e nei movimentati panneggi a pieghe e volute. Il tempo, però, l’ha molto deteriorata. Le pareti dell’abside sono state affrescate nel 1953 con modeste pitture del cappuccino P. Guido d’Assisi. Oltre alle decorazioni di tipo trecentesco vi si notano il Buon Pastore che pascola un gregge in un ampio paesaggio, i simboli dei quattro Evangelisti e agli angoli della parete di fondo due grandi angeli, copie dal B. Angelico. Al centro della parete è una nicchia ornata all’ esterno da volute in legno, dove, incontro un paesaggio crepuscolare, dipinto nel fondo, è appeso un crocefisso in legno policromo della fine del sec. XVI, (alt. cm. 130), opera della scuola dei petraioli ed intagliatori vissani. Ha il volto, ornato di barba e lunghi capelli, molto espressivo e dolorante, nel corpo sottile e scarno, solcato da sconvolgenti rigagnoli di sangue rappreso, si avverte la tensione del passaggio della vita.

Ado Venanzangeli, L’alto Nera
Storia – Etnografia – Arte
Guida degli itinerari Turistico – Culturali

Per approfondimenti maggiori: www.comune.visso.mc.it

 

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