Chiesa di Sant’Antonino – San Bartolomeo de Tevellaria, Pian di San Martino (Todi)
Cenni Storici
L’antica chiesa di Sant’Antonino si trovava nel bosco sopra Cecanibbi, verso Torre Francisci.
Attualmente il toponimo è rimasto al fosso che dal monte scende verso Pian di san Martino.
La chiesa viene definita rurale nel 1574 e necessita di restauri.
Nel 1746 è in completa rovina e il titolo viene trasferito a San Bartolomeo, dove tuttora esiste una piccola cappella esterna alla chiesa.
La cappella oggi è a pianta rettangolare.
Sulla parete di fondo si trova l’altare con il paliotto; sopra di questo si conservava un’icona del santo risalente al 1609 poi traslata presso la chiesa parrocchiale di Cecanibbi.
La devozione per questo santo vedeva il suo apice il 2 settembre di ogni anno quando nella chiesa veniva celebrata una messa.
Fino a pochi decenni fa, una processione, svolta la settimana dopo Pasqua, si dirigeva da Cecanibbi verso il bosco. Una ricognizione sull’antico sito sarebbe auspicabile quantomeno per documentare le murature ancora superstiti, secondo quanto riferito dagli abitanti della zona.
Interessante è l’agiografia di sant’Antonino, martirizzato insieme ad Antonio eremita sotto Diocleziano.
I due santi venuti da lontano, si erano ritirati nei boschi intorno a Todi non lontani dalla via Flaminia. Scoperti, vennero martirizzati proprio a Cecanibbi e sepolti a pochi chilometri di distanza a Duesanti.
Nel VII secolo i loro corpi furono traslati nella campagna di Gualdo Cattaneo in un luogo più sicuro dalle minacce longobarde.
Al di là della veridicità del racconto è un dato di fatto che la venerazione per sant’Antonino si muova lungo un percorso tardo antico molto ricco di testimonianze storiche ed archeologiche che provenendo dal nord dell’Umbria passa per Cecanibbi e dopo aver attraversato il Tevere a Ponte Rio risale verso Duesanti per poi iniziare a ridiscendere, dopo Gualdo Cattaneo, verso la piana folignate dove si ricollega alla Flaminia.
Visita apostolica fatta dal vescovo Camaiani il giorno 23 ottobre 1574 nella chiesa di Sant’Antonino
Fu visitata anche la chiesa rurale di Sant’Antonino in monte posta in un bosco e unita alla sacrestia della cattedrale di cui è un piccolo e devoto possesso da mantenere in piedi e da restaurare.
Il vecchio tetto deve essere ricoperto con nuove tegole e tavole, le pareti devono essere stuccate e intonacate e poi devono essere imbiancate così come i mattoni che compongono il pavimento; devono essere inoltre restaurate le lapidi.
A questa chiesa, per la devozione del popolo, giungono numerose preghiere.
Durante la festa di Sant’Antonino, che deve celebrarsi nel secondo giorno di settembre, effettuata la confessione può essere celebrata la messa.
Il piccolo altare però deve essere allargato secondo quanto previsto dal sacro Concilio; devono inoltre essere accertati tutti i requisiti per permettere la coabitazione di più sacerdoti […].
Anche qui, come in quella di Cecanibbi, che lo ricordiamo è indecente e indegna di alcuna devozione e venerazione, è allo stesso modo conservato il sacramento della SS. Eucarestia, insieme con l’Olio per gli infermi.
Le famiglie dei luoghi circostanti (sono ottanta quelle che ne dipendono per il sacramento del battesimo) ritengono che sia necessario obbligare i Tudertini a partecipare all’adunanza nella quale si dovrà decidere come provvedere alla chiesa del villaggio di Cecanibbi e alla chiesa di San Bartolomeo, in modo che sempre vengano svolti i sacramenti che tutti devono osservare.
Inoltre si dovrà decidere anche la giurisdizione e il potere amministrativo del sacerdote residente nella chiesa di San Bartolomeo.
[Il vescovo] ordina che i defunti delle suddette famiglie potranno, nel caso ce ne fosse bisogno, venir sepolti anche in questa chiesa.
Purtroppo, nonostante ci fosse il bisogno di questa adunanza, questa non ebbe luogo, in quanto, essendo inverno, il fiume Tevere, che doveva essere attraversato da alcuni, era in piena.
Era necessario infine ristrutturare e rinnovare il fonte battesimale che doveva essere reso come quello della chiesa di San Bartolomeo.
Occorreva inoltre uno sgabello ligneo per i piedi del celebrante e doveva essere ampliata una finestra già esistente al lato del presbiterio per illuminare l’altare.
Questo deve essere chiuso ai lati da due candelabri con in mezzo un’immagine […].
Se tutto ciò non fosse stato concluso entro tre mesi, termine del mandato, sarebbe stata applicata la privazione di ambedue le chiese di San Bartolomeo e di Sant’Antonino al canonicato curato di questa chiesa.
Fonti documentative
A. MANNAIOLI, A. TANTARI, Il plebato di San Bartolomeo. Ricerca storico toponomastica dei territori di Pian di San Martino e di Cecanibbi, in Colligite Fragmenta, Bollettino storico della diocesi Orvieto-Todi, II, Todi 2010, pp. 51-94.
AA. VV., Todi: circuiti del paesaggio, Comune di Todi, 2006.
M. LABATE, I dipinti murali della cappella di Sant’Angelo nel Castello di Cecanibbi di Todi (PG): vicende storico-artistiche e restauro, Tesi di laurea, A.A. 2010-11, Università degli Studi della Tuscia di Viterbo, Facoltà di Conservazione dei Beni Culturali.
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono di Marcello Labate.