Chiesa di Sant’Anna – Località Paradiso di Assisi (PG)

Per capire il significato del toponimo basta farci una capatina poi uno si rende conto del perchè.

 

Cenni Storici

Paradiso è ricordato, nel 1232, tra le località che appartennero alla balìa di Cerquapalmata che, allora comprendeva anche Monte Moro: poi è ricordato nel 1257 in un Atto della Cattedrale ed ancora nel 1272 per la vendita di terreno “in Asio podii Sancti Damiani“.
San Damiano dà, nel 1354, il titolo alla “Baylia Sancti Damiani de Porta Perlaxi” tra i cui voce c’è: Salceto, Gualdo, Pian della Pieve, Villamena, Colle Ceppato ecc.
La chiesa è, nel 1217, alle dipendenze della Cattedrale, Bàilo del castello di S. Damiano.
In merito alla località Paradiso, risulta che dall’Archivio Vescovile di Assisi, tale toponimo compare ufficialmente verso la metà del 1700, così nominato da Vescovi e Parroci in riferimento alle chiese parrocchiali, oramai scomparse di S. Damiano del Castello di Paradiso e S. Pietro dipendenti dai Frati Conventuali.
La prima non ha più nemmeno una localizzazione precisa in quanto il castello nominato in un atto del 1394 come “fortilitiun Cecce Paradisi” di proprietà di un certo Cecco di Giovanni che, nel 1380, è mandato a munire Porziano, si suppone sia stato quello, distrutto, di Poggio S. Damiano, perché quello, che vediamo oggi detto di S. Anna, non è mai stato un castello, una fortezza, bensì una grande e bella casa di campagna, una “villa” per cui essendo scomparso il castello di conseguenza non c’è più nemmeno la chiesa.
Per quanto riguarda la seconda parrocchiale, oggi scomparsa, è quella di San Pietro, dove nel 1304 troviamo Nicoluccio di Benvenuto quale cittadino della “Villa di S. Pietro” del Salceto (de Salectis), che è ad oggi la località Paradiso a circa 500 metri da S. Anna, che altri non è che il cimitero non è più utilizzato in quanto i defunti vengono sepolti ad Assisi; va però precisato che nonostante non vengano più effettuate tumulazioni il cimitero è comunque sottoposto a manutenzione e ben tenuto dal Comune.
La chiesa di San Pietro “Sanctus Petrus de Salectis idest de Paradiso“, citata nel 1475 dal Catasto della Badia, dove prestano servizio i Francescani Conventuali ed il Vescovo Rondanini nella sua Visita pastorale del 1653 definisce la località come “La Cura” con 58 anime.
70 anni più tardi, la chiesa acquista il nuovo titolo, quello dei “SS. Apostoli Pietro e Paolo” con D. Simone Catarinelli; nel 1831 poi, S. Pietro è posto tra i “semplici vocaboli e denominazioni di Cure“, anche questa distrutta per l’incuria ecclesiastica, tra gli anni 1935-1945.
Il Fortini afferma che un monastero di Clarisse sorgesse a Paradiso intorno al 1334 per un lascito di Clarisciolo di Tomassuccio da Assisi, ma si sarebbe, appena 12 anni dopo, trasferito in città e soppresso nel luglio 1475 da Sisto IV.
In un documento del 1403 si attesta che a Paradiso esiste un monastero di Clarisse dedicato a S. Lucia, ma forse la dedica era diversa, infatti la tradizione popolare tramanda una dedica a S. Caterina e ciò pare confermato dal fatto che il Catasto di Campolongo cita il voc. “S. Caterina” non lontano
dalla chiesa di San Pietro e li infatti, come nell’area della scomparsa chiesa parrocchiale di S. Pietro, sono state trovate ossa umane.
Per tornare alla storia della chiesa in oggetto, questa sorge nel cosiddetto “castello di Paradiso“, che, come si diceva, altro non è che una villa; questa chiesa è intitolata a Sant’Anna, Mamma della Madonna.
Questa dedica a S. Anna decorre almeno dal 1586, infatti il vescovo Tegrimi la ricorda nel 1633 con Confraternita omonima e con possedimenti immobiliari.
Già il visitatore apostolico Camajani aveva notato l’esistenza della chiesa e della Confraternita, e proibì che le offerte fossero spese “nel mangiare e nel bere” come probabilmente era d’uso.
Nel 1666 il parroco della chiesa è don Giovanni Parrini, cui viene imposta la residenza notturna, assoluta pena la sospensione “a divinis ipso facto incurrenda“, a meno che non si munisca della dovuta licenza.
Il Card. Rondanini nel 1661 scrive che vi si celebra Messa alla prima domenica d’ogni mese e per la festa di S. Anna e per quella di S. Macario di Borgondia; vi dice Messa un padre conventuale che, in tutte le altre feste, celebra nella parrocchiale di S. Pietro, dove ha anche l’abitazione.
Il Vescovo nella sua relazione accenna anche al fatto che i Conventuali hanno ricostruito la chiesa di San Pietro.
Nel 1717 risulta che la chiesa di S. Anna è stata costruita dalla Compagnia omonima, e restaurata radicalmente dai signori Confidati.
Nel 1727 la cappella appartiene al Sig. Andrea Ansidei, e la cosa ci pare dispiegarla giustamente per il fatto che gli Ansidei avrebbero acquistato dai Confidati la villa di Paradiso in blocco, senza dire che la chiesa non era loro, ma solo incorporata nel grosso fabbricato.
Gli Ansidei, poi, a loro volta, l’hanno completamente ricostruita nel 1771, come confermato dalla scritta su un mattone a sinistra, entrando dopo l’arco, che reca scolpite le parole: “Rest(aurata) fuit / anno 1771/a funda [mentis] rad(ictus) a Tiberio Ansidei“.
Il Vescovo infatti, che la visitò nel 1797, dice che era collocata “in un casale degli Ansidei di Perugia, ben tenuta“, con legato Ansidei all’altare di S. Atanasio.
Dagli Ansidei è passata ai Fornari di Fabriano, poi ai Fiumi di Assisi.
Nel 1971 la chiesetta è stata nuovamente restaurata e, dietro l’altare, in nicchia, si è scoperto un affresco, di buona mano, forse del sec. XVI, con la figura di S. Anna, la Madonna e Gesù piccolino di cui parleremo più avanti.
La chiesa è di proprietà della Confraternita e, da 50 anni circa, vi si fanno tutte le funzioni religiose parrocchiali.
La Parrocchia rimane vacante del parroco titolare dal 1935.
La devozione a Sant’Anna è molto sentita e le giovani madri o prossime alla maternità la invocano per la protezione loro e del nascituro.
 

Aspetto esterno

La chiesa che in origina doveva trattarsi di una semplice cappellina aperta con l’immagine sacra posizionata nell’angolo a sud del fortilizio signorile di Paradiso, dove un tempo passava una strada che lambiva la parete dello stesso.
La parete dell’edificio, un tempo, doveva essere aperta, infatti dall’esterno si notano dei grossi archi tamponati dove oggi all’interno sono presenti le tre finestre ad arco che illuminano l’ambiente della chiesa.
Il campanile è situato sopra una torre angolare del fortilizio di fronte alla chiesa.
E’ priva di facciata in quanto l’ingresso è situato nella parete sinistra che null’altro è che la parete dell’abitato; la porta ad arco a tutto sesto è coperta da una modesta tettoia a capanna e raggiungibile con una rampa di 10 scalini.
 

Interno

L’interno è a navata unica con solaio a travi di legno e pianellato, divisa a metà da un arcone in mattoni; nella prima parte della navata accanto alla porta c’è un confessionale e nella parete di fondo si notano le tre finestre che danno sulla strada sottostante, nella parete destra campeggiano due statue lignee di San Pietro e San Paolo provenienti dalla diruta chiesa di San Pietro adiacente i Cimitero di Paradiso.
Le statue hanno subito pesanti opere di restauro, ma per le loro fattezze ricordano Leonardo Scaglia, uno scultore francese lungamente attivo tra Perugia, Foligno e le Marche nel XVII secolo, Leonardo ebbe un figlio scultore che continuò la sua opera a Foligno e potrebbe essere lui l’autore di queste statue (Elvio Lunghi).
Nella campata prossima al presbiterio troviamo, partendo dalla parete destra un Crocifisso, una statua in gesso della Vergine, un quadro con l’immagine di Sant’Anna e la Vergine fanciulla, una statua di San Giuseppe con il Bambino, un quadro della Vergine sopra il tabernacolo e una nicchia dove recentemente è stato portato alla luce un affresco raffigurante Sant’Anna che stringe tra le braccia la Madonna e il Bambino sulle ginocchia della mamma.
Per definire un’attribuzione del dipinto, la La soluzione più banale sarebbe dire che è di Tiberio di Assisi, ma è purtroppo tutto ridipinto, mani, volti, abiti, quindi difficile dare un’attribuzione se non quella di Tiberio di Assisi e restauratore o anche meglio restauratore su una base di Tiberio di Assisi.
Interessante è la soluzione della Madonna in grembo a S. Anna.
Alla base c’è una idea di Leonardo Da Vinci, che evidentemente il pittore deve aver conosciuto in un viaggio a Firenze.
Potrebbe quindi essere Tiberio da una idea di Leonardo, oppure siccome Tiberio ebbe un modestissimo seguace, Francesco Tartaglia, che ne replicò le invenzioni per alcuni decenni, potrebbe trattarsi di una sua opera, ma l’affresco è talmente scorticato che non si riesce a giudicare (Elvio Lunghi).
Sempre nella parete d’altare a sinistra dell’affresco troviamo una tela con Dio e Gesù Cristo assisi su un trono di nuvole con ai piedi il mondo e a seguire su una mensola una ceramica con la Natività.
Scendendo nella parete destra troviamo il Gonfalone della Confraternita e un Crocefisso processionale.
Sempre nella parete destra accanto alla porta dopo l’arcone si nota un mattone con una scritta che commemora la data del restauro dell’edificio dalle fondamenta nel 1771 da parte di Tiberio Anzidei.
 

La Confraternita

La Confraternita di Sant’Anna ha origini remote e da alcuni documenti pare sia stata l’artefice dell’edificazione della chiesa.
Sicuramente l’edificio religioso era non più di una cappellina all’interno del palazzo tant’è che il Visitatore apostolico Camajani nel 1573 la annota nel suo resoconto e già da qui scopriamo che era attiva la Confraternita che probabilmente organizzava la questua per allestire la festa con relativa funzione religiosa.
Lo stesso Visitatore non digerì il fatto che le offerte dei fedeli fossero sperperate in mangiate e bevute così proibì alla Confraternita di proseguire a utilizzare i soldi in questo modo, ma utilizzarli per altri scopi benefici.
La presenza della Confraternita è documentata anche nelle successive Visite Pastorali in particolare quella del vescovo Tegrimi nel 1633, sta di fatto però che il passaggio da cappellina a chiesa vera e propria avvenne nel 1717 a spese della stessa Confraternita che ne divenne proprietaria come lo è tuttora.
Fra le iniziative della Confraternita oltre alla festa di Sant’Anna che si ripete oramai da diversi secoli, come abbiamo visto, c’è la processione a S. Maria degli Angeli nell’ottavo giorno di Pasqua che si ripete ogni anno da tempo immemorabile fino ai giorni nostri.
Aveva poi l’incarico di un legato di 120 Messe all’anno e le spese per la lampada accesa notte e giorno davanti al SS. Sacramento nella Chiesa.
Fino a qualche anno fa, anche la Congregazione di Carità di Assisi partecipava alla festa con una modesta quota che, poi ridotta, è finita per scomparire.
La Confraternita è costituita da uomini e donne indistintamente ed il loro abbigliamento consiste in una mantellina verde su veste chiara con lo stemma di Sant’Anna e la veste degli uomini è contraddistinta da un cordone bianco stretto intorno alla vita.
La confraternita di S. Anna attualmente conta 79 confratelli di ambo i sessi e a questa spettano vari compiti fra cui: la formazione cristiana dei propri iscritti favorendo la loro partecipazione, evangelizzazione e catechesi alla vita liturgica ed altre esperienze di preghiera, farsi portavoce della testimonianza e della carità cristiana verso gli anziani, i malati ed i poveri ecc. della formazione del culto di S. Anna mediante opportune iniziatine in piena armonia con le indicazioni pastorali della Chiesa.
Per poter entrare a far parte della Confraternita bisogna fare un corso organizzato dalla Curia e una volta superato l’esame l’aspirante verrà ammesso alla confraternita attraverso il rito di investitura nel corso di una messa domenicale nella propria parrocchia con la presenza di tutti i confratelli.
La confraternita è stata riconosciuta giuridicamente con R.D. del 5 Febbraio 1934; i confratelli partecipano a varie celebrazioni parrocchiali o diocesane tipo Processione del Cristo Morto (venerdì Santo), Processione del Corpus Domini, Festa del Voto, Festa del santo Patrono, Festa della chiesa diocesana ed altre iniziative della curia.
L’assemblea della confraternita è costituita da tutti i confratelli i quali a scrutinio segreto eleggono il priore, (che è il rappresentante legale della confraternita), il cassiere ed il segretario che restano in carico per tre anni rieleggibili una sola volta.
Alla Confraternita compete la realizzazione del programma civile-ricreativo caratterizzato da serate musicali, intrattenimenti e giochi, degustazione di piatti tipici, spettacolo pirotecnico oltre che le varie funzioni religiose legate al culto della Santa.
Nel corso degli anni la festa ha assunto sempre più un’importanza di rilievo tanto che è aumentata in maniera esponenziale la partecipazione, sia alle funzioni religiose sia a quelle ricreative; ancora oggi Sant’Anna protettrice delle donne incinte, riesce a suscitare negli abitanti della piccola frazione una religiosità autentica e sincera, unita a un’irresistibile voglia di divertirsi e di stare insieme; le partorienti ancora oggi depongono vasi e mazzi di fiori davanti alle figure di Anna e Maria.
Per comprendere la valenza dell’opera prestata nel corso degli anni dalla confraternita, dal parroco e dai parrocchiani e inoltre da un gruppo di volontari, basta considerare l’accogliente struttura del centro “San Pietro e San Paolo“, dotata di vari servizi pensata e realizzata con i proventi delle feste e sapientemente investiti per migliorare gli eventi futuri.
Purtroppo quest’anno (2020) la festa non si è potuta celebrare per l’epidemia di Covid che ha limitato pesantemente tutte le attività ludiche, e non solo, dell’intera Nazione.
 

La leggenda

Intorno alla festa di Sant’Anna sono fiorite leggende in tutta la Regione, infatti è comune trovare luoghi dove contravvenendo alla festività si continuavano i lavori dei campi, che però andavano a finire in qualche disgrazia, famose sono le leggende che riguardano la mietitura o la trebbiatura interdette il giorno della festa come racconta anche la leggenda del lago Aiso a Bevagna.
Si racconta che tanti anni fa gli abitanti di Petrata che si recavano a Messa in S. Anna il 26 luglio videro colone e mariti battere il grano coi bastoni, come allora usava.
I devoti passanti fecero osservazione che era sconveniente lavorare il giorno della festa, quelli però, con disprezzo risposero:
S. Anna sta tulà; no’ batterne tuquà!…” ( Sant’Anna è laggiù e noi trebbiamo quaggiù..).
I fedeli di Petrata, facendo ritorno nel pomeriggio alle proprie case, non videro più quei lavoratori del mattino, né videro più la loro casa che era sprofondata, e sul luogo era nata un’abbondante polla di acqua, che ancora esiste e si rende utile.
 

Il Culto di Sant’Anna

la festa di Sant’Anna è ricordata il 26 luglio, essa cade nel mezzo dell’estate, ma la tradizione la vuole anche, in un periodo di mutamento climatico: ovvero un iniziale passaggio dal secco all’umido, con l’arrivo delle prime piogge estive.
In sostanza il giorno di Sant’Anna inserisce una breve finestra d’autunno nel cuore dell’estate. L’importanza della figura della santa e del giorno ad ella dedicato all’interno della cultura rurale italiana, ma soprattutto dell’area appenninica, è rilevante.
Sant’Anna è nominata solo in testi apocrifi, il suo culto inizia a diffondersi in occidente verso la fine del trecento e si afferma ufficialmente a partire dal 1584.
Il patronato generalmente attribuitole, deriva dal fatto che la santa, moglie di Gioacchino, partorì la Madonna in età molto avanzata senza particolari difficoltà ed è per tale ragione che rappresenta la protettrice delle partorienti; ella viene invocata soprattutto in situazioni di parto rischioso, per il buon andamento della gravidanza ma anche per problemi di sterilità.
Il patronato di Sant’Anna nei confronti della gravidanza e del parto è largamente documentato.
Il complesso mitico rituale connesso a Sant’Anna ed al suo giorno festivo, tuttavia, non si limita alla sola gravidanza, infatti alla santa è attribuito anche un patronato nei confronti della terra e delle attività agricole; queste peculiarità sembrano esulare da quell’orizzonte completamente femminile in cui sembrava esplicarsi la potenza sacrale della santa.
In tale ambito, nella tradizione popolare, è fortemente radicata la proibizione della trebbiatura nel giorno suo festivo, pena una sventura che colpisce i suoli coltivati e le attività connesse; da qui nasce uno stretto legame tra la tradizione popolare del culto di Sant’Anna e la formazione di voragini (sinkholes) in aree di pianura coltivate e da ciò si giustifica la presenza della frequenza del toponimo “Sant’Anna” nelle aree suscettibili ai fenomeni di sprofondamento.
Il motivo narrativo della trebbiatura proibita nel giorno di Sant’Anna è molto diffuso nella realtà popolare dell’area appenninica italiana con leggende similari documentate nella tradizione orale e scritta dell’Abruzzo, della Campania, dell’Emilia Romagna, del Lazio, del Molise, della Toscana, dell’Umbria e che si estendono anche più a nord raggiungendo la Valle d’Aosta (e che vengono riportate perfino dalla Provenza); ne sono state raccolte più di cinquanta.
La tradizione popolare di queste regioni è ricca, in particolare, di leggende sulle origini miracolose di laghi, pozze o polle d’acqua che scaturiscono dallo sprofondamento avvenuto.
 

Nota di ringraziamento

Ringrazio di vero cuore Ornella Menichelli e Giovanni Fortini, membri attivi della Confraternita di Sant’Anna, nativi del posto che mi hanno gentilmente accompagnato e mi hanno fatto conoscere questo posto meraviglioso e questa bella chiesa.
 

Fonti documentative

V. Falcinelli – Per ville e castelli di Assisi – 1982

https://www.montesubasio.it/festa-sant-anna-paradiso/

https://www.lavoce.it/festa-montana-di-santanna/

https://it.wikipedia.org/

 

Mappa

Link coordinate: 43.113843 12.652626

Lascia una risposta

L'indirizzo email non verrà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

È possibile utilizzare questi tag ed attributi XHTML: <a href="" title=""> <abbr title=""> <acronym title=""> <b> <blockquote cite=""> <cite> <code> <del datetime=""> <em> <i> <q cite=""> <strike> <strong>