Chiesa e monastero di Sant’Agata – Spoleto (PG)

Attualmente la chiesa ospita il Museo Archeologico Nazionale.

 

Cenni storici

Il complesso di Sant’Agata, costituito dal Monastero e dalla chiesa, sorge sulla via omonima, all’interno della zona archeologica di Spoleto.
La costruzione del Monastero ebbe inizio nel 1395 per volontà delle monache benedettine, già residenti nell’abbazia di San Paolo inter vineas; diventato un luogo troppo isolato e poco sicuro a causa di lotte fra fazioni cittadine.
Furono pertanto costrette a trasferirsi, da Bonifacio IX, all’interno delle mura di Spoleto, e utilizzarono le antiche case della famiglia Corvi, risalenti all’undicesimo secolo, ereditate da una consorella.
L’edificio fortificato era dotato di una grande torre che favoriva un buon controllo delle vie di accesso in città. Sono ancora visibili sui muri due bassorilievi, scolpiti agli angoli e uniti tra loro, rappresentanti figure di corvo, emblema della famiglia.
Le benedettine adibirono a monastero l’antica torre dotata di tre grandi ambienti con alta volta, sorretti da pilastri di spoglio; vi restarono dal 1396 fino al 1800 quando si trasferirono nella chiesa di Sant’Ansano.
Il monastero fu ampliato nel Cinquecento: alcune antiche strutture furono abbattute, mentre il chiostro fu sovrapposto su pilastri ottagonali in cotto.
Durante i lavori eseguiti tra il 1683 e il 1684 nell’orto e nei locali del monastero di Sant’Agata, furono rinvenuti marmi pregiati ceduti dalle monache ai baroni Ancaiani, proprietari dell’adiacente palazzo e dei suoi annessi, edificati su parte della cavea del teatro nel corso del XVII secolo; tali marmi furono utilizzati per decorare la cappella di famiglia nella chiesa di San Benedetto, oggi non più esistente, affacciata sulla medesima piazza.
In occasione dell’arrivo di monsignor Giovanni Maria Mastai Ferretti, futuro papa Pio IX, si riferisce dell’esistenza di una “stanza formata di finissimi marmi e sostenuta da colonne parimenti di marmo“, così come dell’utilizzo degli stessi per il paliotto dell’altare della chiesa dedicata alla santa nel convento, ora non rimane alcuna traccia.
Nel 1868 la struttura fu espropriata da parte dello Stato unitario, le quarantotto monache che lo occupavano, benedettine cassinesi, dovettero abbandonare il convento.
Le religiose, infuriate all’idea di lasciare quella che da quasi cinque secoli era stata la loro dimora, provocarono una vera e propria devastazione con danni ai pavimenti e agli infissi, furono persino divelte le grate alle finestre, oltre agli arredi mobili, dai quadri all’organo della chiesa.
L’entità dei danni fu tale che, da parte del Genio civile fu ipotizzata la possibilità di detrarre l’importo dei danni arrecati all’indennizzo che doveva essere pagato alle suore.
Dopo Sant’Agata, le religiose passarono nella chiesa di Sant’Ansano; nel 1885 occuparono alcune case nei dintorni della piccola chiesa di Sant’Alò e nel 1965 passarono al monastero Santa Lucia di Trevi, portando con loro, in ogni sede, importanti reliquiari provenienti da San Paolo inter vineas.
Dal 1870 al 1954 l’edificio fu adibito a carcere femminile; oggi ospita il Museo Archeologico Nazionale.
 

Il Monastero

Dell’antico complesso conventuale rimane il chiostro su tre piani, i due più alti sono composti da nove arcate su pilastri ottagonali di cotto con basi e capitelli in pietra intagliata.
Probabilmente c’era un ordine superiore, oggi perduto.
Al livello più basso rimangono grandi nicchie arcuate, impostate su massicci pilastri.
Insieme al piccolo bastione che si protende verso l’orchestra sono quel che resta del palazzetto fortificato della famiglia Corvi, che mostra all’incrocio tra Via Sant’Agata e via delle Terme una possente torre ornata dai due stemmi dei Corvi.
All’interno rimane un affresco dell’Ultima Cena,opera di un anonimo spoletino, datato 1568, posto, come d’uso, sul muro di fondo del vasto refettorio.
Ai lati della tavola, a sinistra, è raffigurata Sant’Agata, riconoscibile dal seno tagliato posto su un vassoio; a destra un bambino e una donna genuflessi, presumibilmente i committenti dell’opera.
Sopra la tavola sono posti coltelli, bicchieri e pani, davanti al Cristo, su un vassoio, si trova, inusualmente, un coniglio arrosto.
Giuda è raffigurato di spalle, ha in mano il sacchetto con i trenta denari. Sullo sfondo si scorge un panorama di Spoleto.
 

La chiesa

Le origini dell’antichissima chiesa di Sant’Agata sono avvolte nella nebbia.
È probabile che la curtis regia longobarda, sede del potere civile, abbia occupato l’area del teatro, una zona urbana ma periferica, la chiesa di Sant’Agata potrebbe aver avuto la funzione di cappella palatina.
Ciò è testimoniato dal rinvenimento in quest’area di due capitelli a stampella di piccole dimensioni risalenti a età longobarda, da riferirsi presumibilmente a uno spazio colonnato, un chiostro o un portico; i motivi decorativi si riallacciano alla tradizione mediterranea, ma sono resi in un linguaggio originale, a testimonianza di una produzione spoletina di botteghe di marmorari di tradizione longobarda.
L’attuale chiesa di Sant’Agatafu edificata su parte della scena del Teatro Romano, ove probabilmente si trovava un preesistente edificio sacro di età altomedioevale, nell’XI secolo.
Fu una delle antiche parrocchie di Spoleto.
Nel 1319 vi furono imprigionati, poi arsi o scannati molti spoletini di parte guelfa.
La chiesa è così descritta nel trecentesco codice Pelosius:
Eccl. S. Agathae de Spoleto est. libr. 20. flor. 8. Est curata, sunt in ea Abatissa et Monlales Monasterii S. Pauli.
Dal 1396 fu chiesa a servizio dell’attiguo monastero benedettino.
Nonostante la chiesa di Sant’Agata sia molto antica, l’offerta della cera, che i Priori cittadini facevano a chiese e monasteri è documentata solo dal 1478.
Nel 1485 fu chiamato ad affrescare la chiesa Luca Signorelli.
 

Aspetto esterno

La facciata è preceduta da un portico che per il tipo dei capitelli può essere datato al secolo XI.
L’abside, a pianta semicircolare, è stata ricostruita.
 

Interno

L’interno, completamente privo di arredi è ad aula unica, con copertura a capanna.
L’area presbiteriale è rialzata di tre gradini e separata dal resto della chiesa da un arco trionfale.
Della decorazione interna, che doveva essere molto ricca, restano pochi brani frammentari.
Lungo la parete di sinistra si apre una porticina che conduceva ad un ambiente del monastero.
In alto rimangono pochi frammenti di affreschi non decifrabili.
Sul pilastro di sinistra dell’arco trionfale è affrescato uno stemma, molto deperito e non più leggibile. Nell’intradosso dell’arco trionfale sono effigiati i Quattro Evangelisti, al centro v’era forse un Dio Padre Benedicente, non ne rimane traccia.
Nella parete di sinistra dell’area presbiteriale rimangono frammenti di affreschi, resti di decorazioni e un bel volto, forse di un vescovo.
L’abside è ora completamente priva di decorazioni, al centro si apre una monofora, ora tamponata, altre due se ne trovano ai lati, in alto.
La parete destra del presbiterio mostra altre tracce di affreschi, adiacente all’abside v’è una Crocifissione, datata 1515, frammenti di decorazioni a grottesche e, in alto a destra un Angelo con la tromba.
Sulla faccia del pilastro dell’arco trionfale rivolta verso la parete d’altare rimangono resti di una decorazione a grottesche.
Sulla faccia interna dello stesso pilastro resta una decorazione con putti e, in alto, lo stemma dei Corvi.
Sulla faccia rivolta verso l’ingresso resta un San Paolo, molto frammentario e una decorazione con putti sovrastata da uno stemma contenente una croce rossa su fondo bianco.
Adiacente, sulla parete di destra, un frammento di decorazione mostra la data 2 giugno 1618.
Sulla parete destra, in prossimità dell’ingresso principale, una porticina conduce agli altri locali del monastero.
 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

Fonti documentative

GENTILI L., GIACCHÉ L, RAGNI B. E TOSCANO B. – L’Umbria, Manuali per il Territorio. Spoleto – Roma, Edindustria, 1978

https://it.wikipedia.org/wiki/Complesso_monumentale_di_Sant%27Agata

Conferenze del Dott. Luigi Rambotti, Archivio di Stato di Spoleto
 

Da vedere nella zona

Museo Archeologico Statale
Teatro Romano
 

Mappa

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