Chiesa di Sant’Agata in “Tuori” – Tuoro sul Trasimeno (PG)

I ruderi dell’antica chiesa di Sant’Agata si trovano due Km a monte del paese di Tuoro e si incontrano a sinistra percorrendo la strada che sale verso il valico della Cima.

 

Cenni Storici

Sant’Agata di Tuori fu eretta poco dopo l’anno Mille quando la chiesa perugina con il suo vescovo cominciò ad evangelizzare il contado al di fuori delle mura cittadine.
A quel tempo svolgeva funzione di chiesa parrocchiale di Tuoro, paese che in quel periodo sorgeva intorno alla chiesa, quindi più a monte rispetto all’attuale e che all’epoca si chiamava “Tuori“.
Doveva trattarsi di un edificio di dimensioni modeste e di impianto romanico non molto dissimile dalla chiesa di San Salvatore ad Isola Maggiore.
La villa di Tuori era un agglomerato consistente, anche economicamente, poiché molti abitanti, oltre a coltivare la terra della collina ed esercitarvi la pastorizia, avevano appreso il mestiere dello scalpellino lavorando nelle cave di pietra serena aperte sopra l’abitato; fu proprio con le stesse che costruirono la loro modesta chiesa e la dedicarono alla vergine Agata, martirizzata sotto Decio o Diocleziano, per aver rifiutato di sposare il governatore romano della Sicilia Quinziano che l’avrebbe portata a rinnegare la fede cristiana.
Scelta la santa protettrice, di cui però non ci sono note le reliquie sicuramente il vescovo arrivò in quel di Tuori per presiedere alla solenne cerimonia della consacrazione, ma nessuna cronaca ci è stata tramandata di quel sacro giorno.
Nel XIII secolo esattamente nel 1238, per meglio organizzarla, fu affiliata all’Abbazia di Farneta nei pressi di Cortona in Toscana.
Francesco Macinare, che racconta la storia del lago perugino, ci fa sapere che secondo un procedere assai comune in epoca medievale, il villaggio si sviluppò nei pressi di un ospedale retto dai monaci.
Come altre comunità rurali, sottomesso di fatto alla città dominante e ad essa ricorrenti nelle controversie con le signorie laiche ed ecclesiastiche, gli abitanti furono in continua lite con i monaci.
Quindi, i monaci di Fameta, col loro ospedale da considerare per quel tempo come ospizio e non certo come luogo di cura, furono anche despoti nei riguardi di quella popolazione.
Sta di fatto che per più di tre secoli Sant’Agata, e di riflesso Tuori, fu dunque guidata dallo potestà dell’Abate di Farneta a cui, nel 1238, pagava un censo annuo di “quattro stai di grano e una libbra di cera“.
Questa servitù durò fin verso il secolo XIV, quando Sant’Agata, con altre otto chiese, fece parte del patrimonio di Pieve di Confine che, nel frattempo, era divenuta una abbazia autonoma.
Il 10 giugno 1334 nelle tante guerre che allora erano usi farsi le due città rivali, Perugia e Arezzo per il predominio sul territorio, le sue case furono incendiate dal Tarlati, aggressore che, per dare maggior consistenze alla sua impresa distruttiva, scrisse che ve ne erano cento.
Sappiamo anche che per caparbia volontà dei suoi abitanti, Tuori fu riparato e nuovamente abitato.
Il luogo doveva comunque essere strategicamente importante se appena passati trent’anni dall’incendio, fu di nuovo preso di mira dai nobili perugini fuoriusciti, che l’occuparono fino a che, nel 1363, fu recuperato dalle truppe del partito avverso dei raspanti.
E questa volta i mercenari pagarono cara la loro impresa perché di quelli fatti prigionieri sedici, ritenuti capi, assieme a Giovanni della Rocca di Gubbio che li comandava, furono condannati a morte, mediante decapitazione.
La chiesa fu distrutta alla fine del XIV secolo, probabilmente ad opera di uno dei tanti eserciti e compagnie di ventura che tra il XIV ed il XV secolo assaltarono spesso i castelli del Trasimeno durante le guerre con il Comune di Perugia, che indebolirono le strutture di Tuori; gli abitanti, anche per le cambiate servitù economiche, incominciarono a lasciare la collina per accentrarsi più in basso attorno a un’altra chiesa, dedicata a santa Maria Maddalena, che verso il XV secolo da sinecura divenne parrocchia, aggregando Sant’Agata che, sospesa, ne divenne filiale.
L’edificio non venne ricostruito forse perché l’abitato stava ormai espandendosi più a valle; al suo posto nel centro abitato nuovo sorse la chiesa di Santa Maria Maddalena, una cosa solo portarono con loro gli abitanti che si spostarono più a valle: il nome del luogo, che però da Tuori si modificò in Tuoro.
 

Aspetto

Della chiesa non restano che i ruderi relativi alla parte absidale con una monofora centrale a forma di croce latina; rimangono brandelli di mura perimetrali soprattutto quelli della parete sinistra (a monte) coperti di rovi.
 

Fonti documentative

C. Morini – Raccontare per vivere la chiesa; Storia delle parrocchiali di Sant’Agata in Tuori, di Santa maria Maddalena in Tuoro e delle chiese nel contado – 2008

http://www.comune.tuoro-sul-trasimeno.pg.it/turismo-e-cultura/luoghi-di-interesse/chiesa-di-sant-agata-ruderi

 

Mappa

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