Chiesa di Santa Maria Nuova – Gubbio (PG)


 

Cenni Storici

La Chiesa, edificata tra il 1270 ed il 1280, si trova all’interno del quartiere di Sant’Andrea, all’incrocio tra via Savelli della Porta e Via Ottaviano Nelli.
Nell’anno 1292 Papa Nicolò IV concedeva indulgenze ai fedeli che l’avessero visitata nel giorno della festa della Madonna.
Nell’anno 1406 Papa Innocenzo VII la unì, quale chiesa sussidiaria, all’Abbazia di Santa Maria d’Alfiolo, nel 1440 ne fu separata e unita al Monastero di Sant’Agostino, alle cui dipendenze risulta ancora essere nel 1692.
Nel corso del XVII secolo l’interno è stato pesantemente alterato, furono trasformate le finestre ad arco acuto, realizzata una copertura a volta, fu coperta da intonaco quasi tutta la decorazione pittorica murale, ad eccezione della Madonna del Belvedere, e realizzati gli altari in stucco.
Nel 1796 il patronato della chiesa passò ai Castracane degli Anteminelli di Fano, nel 1804 fu concessa alla Collegiata di Santa Cristina, infine, nel 1831, ai Liguorini.
Nel 1861, a seguito della soppressione della corporazione religiosa la chiesa divenne proprietà demaniale.
Nel 1909 si avviavano le procedure per lo stacco di alcuni affreschi votivi.
Nei primi decenni del ‘900 vi furono trasportati arredi lignei, oggetti d’arte e dipinti provenienti da altre chiese eugubine.
 

Aspetto esterno

Si presenta ancora oggi con la sua facciata originale, ornata da un elegante rosone e un fine portale ogivale trilobo, allocato in posizione asimmetrica sulla sinistra.
 

Interno

L’interno è a navata unica, con tre altari.
Sulla parete sinistra si vede un affresco molto guasto, in larga parte perduto, con una scena di difficile interpretazione, in alto si vede un armigero nell’atto di attaccare qualcuno con una lancia.
Segue un Sant’Antonio abate, opera di un pittore trecentesco ispirato dal Lorenzetti, da taluni individuato come Guido Palmeruccida Gubbio, secondo altri critici a Mello da Gubbio.
Segue il cinquecentesco altare dorato proviene dalla chiesa di Sant’Agostino.
Sulla parete destra della chiesa si trova un affresco raffigurante il Cristo crocifisso, il Cristo benedicente e la Madonna in trono col Bambino; poi, sotto un baldacchino, campeggia la notissima Madonna del Belvedere, capolavoro di Ottaviano Nelli.
Vi è raffigurata la Madonna col Bambino tra angeli musicanti, un Santo col libro in mano e la palma del martirio, probabilmente San Pietro in un’’insolita iconografia senza la chiave, Sant’Antonio abate e committenti della famiglia Pinoli.
È uno degli esempi più raffinati del gusto gotico internazionale in Umbria.
Il dipinto fu realizzato, molto probabilmente, subito dopo il ritorno di Ottaviano Nelli da Urbino, attorno al 1417.
La paradisiaca Madonna con Bambino e santi, ricchissima di dettagli decorativi, contiene alcuni brani a tema profano, molti singolari, che arricchiscono le colonne tortili incornicianti il dipinto murale.
Si tratta di scenette di difficile interpretazione iconografica, anche se appare evidente il carattere erotico.
Il linguaggio “irriverente” di tali dettagli, in monocromo, è evidente soprattutto in un personaggio che ostenta il gesto volgare del “far le fiche“, mossa boccaccesca ed oscena di scherno o di spregio, che prevede la chiusura del pugno con il pollice frapposto tra indice e medio, citata anche da Dante e tipica della letteratura giocosa medioevale.
Seguono sulla parete destra della chiesa altri affreschi, in alto una scena di cui rimane leggibile solo un Cristo in trono benedicente, segue una Madonna in trono col Bambino, in basso il Cristo crocifisso.
In controfacciata sono stati riscoperti interessanti affreschi, disposti su due registri, al superiore Annunciazione, Crocifissione, opera di Ottaviano Nelli, un Santo non riconosciuto.
Al registro inferiore entro una finta architettura i Santi Paolo e Pietro, in insolita iconografia, opera di scuola di Ottaviano Nelli; poi spicca un San Michele Arcangelo, che pesa l’anima e con la lancia trafigge un demonio, purtroppo perduto, attribuito ai fratelli Salimbeni da San Severino.
Segue Santa Caterina d’Alessandria, poi una Maestà, con la Madonna in trono che allatta il Bambino tra i Santi Giovanni Evangelista, Giacomo Maggiore e Antonio abate, l’opera è attribuibile a Ottaviano Nelli.
Chiude il registro inferiore una Madonna col Bambino, in posizione eretta e aggrappato teneramente alla madre.
Da notare anche la cassa funebre dipinta internamente dal Maestro Espressionista di Santa Chiara con i Santi Giacomo e Mariano (XIV secolo) che conservò il corpo di Sant’Ubaldo.
 

Fonti documentative

Cartellonistica in loco

http://www.bellaumbria.net/it/religione-e-spiritualita/chiesa-santa-maria-nuova-gubbio/

http://www.comune.gubbio.pg.it/Static/document/turismo/i%20linguaggi%20dell%27arte%281%29.pdf

 

Nota

La galleria fotografica è di Silvio Sorcini e Alberto Monti, il testo è di Silvio Sorcini.
 

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