Chiesa di Santa Maria Nuova – Ficulle (TR)

La chiesa fu costruita proprio sulle mura della città utilizzando il poco spazio tra le stesse e la nuova strada che attraversava il paese.

 

Cenni Storici

La Chiesa di Santa Maria Nuova fu edificata per volontà della “communitas” a partire dal 1606 come sussidiaria della Pieve di S. Maria Vecchia.
Di stile tardo-rinascimentale manierista, è attribuita all’illustre scultore e architetto orvietano Ippolito Scalza (1532-1617).
Una lapide, custodita nella sacrestia, testimonia che fu costruita “in Comodum Populi“, cioè per comodità della popolazione residente all’interno delle mura.
Il 18 maggio del 1611 vi si celebrò la prima messa ed il 19 marzo 1612 fu consacrata.
Con la cosiddetta bolla “Cunctis” emanata da Clemente XIII il 12 dicembre 1761 la Chiesa di Santa Maria Nuova fu eretta ad “insigne Collegiata“, soppressa poi dopo l’unità d’Italia.
Nonostante i resoconti delle visite pastorali, già dal 1809, descrivessero la chiesa in cattivo stato di conservazione, che andò peggiorando nel corso del secolo fino ad essere definita in “quasi totale deperimento“, si giunse alla ristrutturazione radicale dell’edificio solo a partire dal 1875.
I lavori compresero anche il restauro di tutti gli stucchi e le cornici ed il trasferimento dell’organo dalla Chiesa di Sant’Agostino di Orvieto, con relativo restauro, furono eseguiti nel biennio 1880-1882.
I restauri risalenti al 1938 interessarono principalmente l’interno dell’edificio, ed in particolare la tinteggiatura, di tutte le pareti verticali, degli archi e delle volte, e gli elementi decorativi, tra cui gli altari ed il pulpito.
Nell’anno 1970 si provvide al rifacimento della copertura con struttura portante in travi “Varese“, ad opera del Genio Civile.
A partire dal 1992, e fino al 2001, l’edificio è stato nuovamente interessato da numerosi interventi edilizi, tra cui il rimaneggiamento della copertura, il restauro dei partiti decorativi, l’adeguamento degli impianti, il consolidamento della torre campanaria e del locale della sacrestia.
 

Aspetto esterno

L’esterno, con l’unico prospetto visibile dalla pubblica via inserito nella quinta urbana, è realizzato in mattoni murati a facciavista, anche nei partiti decorativi, cornici e trabeazioni, e ancora ad un proporzionamento di tipo canonico, secondo i dettami dell’architettura rinascimentale; sia il partito architettonico centrale compreso tra i due ordini di lesene doppie, sia quello degli specchi laterali, rispettano un modulo quadrato di base.
 

Interno

La sua costruzione è caratterizzata da uno stile solenne e semplice in stile manierista, con pianta a tre navate perfettamente centrale, se si eccettuano il presbiterio, le due cappelle in fondo alle navate laterali; le volte di copertura sono a vela, a crociera, e infine a botte, rispettivamente nella navata centrale, nelle laterali e nell’abside.
L’uso delle decorazioni architettoniche risalta la fedeltà ai moduli classici rinascimentali.
L’altare maggiore e gli altari laterali sono realizzati in muratura e finemente decorati con stucchi policromi e motivi a marmorino.
La linearità delle forme classiche viene interrotta dalla presenza del pulpito, in stucco colorato, addossato ad un pilastro, e la pesante cantoria lignea imbiancata a calce, collocata sulla parete di controfacciata.
Dell’organo del tardo ‘500, proveniente dalla Chiesa di Sant’Agostino di Orvieto, si conserva ancora la tribuna.
Nella navata di sinistra, dopo il fonte battesimale, in finto marmo policromo di buona fattura, l’altare di S. Giuseppe, con la statua del Santo in cartone romano.
In fondo alla navata, la cappella del S.S. Sacramento, decorata da F. Scalza, con l’altare allestito dalla Confraternita omonima, a cui si deve anche la collocazione della tela dell’Ultima Cena, attribuita dal Calderini al manierismo romano.
A metà della navata destra si trovano l’ altare del Rosario, costruito dalla Confraternita omonima, sopra al quale sono visibili, su tela, i Misteri del Rosario che circondano la statua della Madonna.
In fondo alla navata, la cappella fino al 1860 dedicata a S. Carlo Borromeo, ora Cappella delle Reliquie.
La dedicazione nuova è dovuta alla volontà di Giuseppe Romani di accordo con il Vescovo Vespignani di conservare nella cappella le oltre 3000 reliquie della propria collezione privata.
Nella navata centrale, dietro l’altare maggiore, è visibile un discreto coro ligneo del 1700.
Sul fondo, una grande tela raffigurante la Madonna e i Santi, venerati fino alla metà del ‘600 come patroni del paese ( fatto curioso è che Ficulle aveva troppo Santi patroni per cui dovendone scegliere uno e decidere chi fosse fu fatta un’estrazione a sorte).
Accanto, due tele ovali raffiguranti, a sinistra, S. Teresa di Gesù e, a destra, un martire soldato, S. Espedito o S. Giorgio.
Le altre due tele ovali rappresentano S. Luigi Gonzaga, a sinistra, e, a destra, S. Margherita da Cortona.
Sotto l’altare, dal 1793, è custodito il corpo di una martire sconosciuta, proveniente dalle Catacombe di S. Lorenzo al Verano, a cui fu dato il nome fittizio di S. Vittoria, vista la venerazione locale per questa Santa, patrona del paese.
 

Fonti documentative

http://www.comune.ficulle.tr.it/

http://necrologie.repubblica.it/

Gruppo Storia Ficulle – Una chiesa come identità e memoria; la chiesa di Santa Maria Nuova in Ficulle nel quarto centenario della fondazione – 2012
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia la Diocesi di Orvieto – Todi per la disponibilità e per aver concesso l’autorizzazione alla pubblicazione delle foto degli interni della chiesa.
 

Mappa

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