Chiesa di Santa Maria in Cecanibbio

Cenni Storici

Di questa piccola chiesa sita alla periferia di Amelia non si hanno informazioni.
È invisibile dalla strada, completamente occultata dalla vegetazione.
Dall’aspetto e dalla tipologia della muratura appare risalire alla fine del XVI secolo o agli inizi del successivo, forse è stata costruita su una preesistente edicola.
Ha l’aspetto tipico dell’edificio votivo cinquecentesco con la facciata a capanna, le due finestrelle devozionali ai lati del portale sopra cui si apre un’ampia finestra rettangolare.
Il campaniletto a vela in laterizio, a un solo fornice, privo di campana, è posto centralmente in corrispondenza della parete di fondo, sembra essere un’aggiunta tarda.

Interno

L’interno, ad aula unica, si presenta semplice e disadorno, con una piacevole decorazione a finte lesene, sulla parete d’altare è posta una malridotta immagine della Madonna, con volto e mani oscurati dall’ossidazione.
Secondo una tradizione orale la Madonna, dipinta sull’altare della piccola chiesa, durante la prima occupazione francese del 1796 apriva e chiudeva gli occhi.
Il nome Cecanibbio è di origine recente, dato da Giorgio Quadraccia, con molta fantasia e poca storicità, in un articolo su “La Voce” dove rievocava l’accecamento di Annibale “detto il Nibbio” avvenuto nel 217 a.C., dopo la battaglia a Tuoro sul Trasimeno, ove venne colpito ad un occhio da una freccia.