Chiesa di Santa Maria Filiorum Comitis – Bevagna (PG)

La chiesa è pericolate e transennata da 20 anni, è senza tetto e versa in uno stato di completo abbandono.

 

Cenni Storici

La chiesa di Santa Maria è coeva alle due chiese romaniche di Bevagna, quella di San Silvestro e quella di San Michele Arcangelo, se ne hanno notizie fin dal 1198, fu fondata per volere di Rainaldo I, conte di Antignano e siniscalco di Enrico VI, figlio di Monaldo e capitano di Federico I Barbarossa; ciò avvenne quando Bevagna si era svincolata da Foligno e dotata di un regime comunale autonomo.
Spinto ad opere di cristiana pietà, il conte ne fondò anche una seconda unita ad un piccolo eremo fuori Bevagna, chiamata S. Maria di Acquaviva e una terza sul monte dedicata alla Vergine con vicino il convento delle Civitelle in mezzo ai diversi castelli, che avevano portato armi e battaglie al fine di far emergere da quei luoghi il ritmo della preghiera.
Fu distrutta nel 1249 e in seguito riedificata grazie ad Astorello nipote di Orzellino dei Conti di Antignano, il quale aveva il padronato su di essa.
Nel 1455,in seguito a una permuta, passò a Pietro Rainaldi; la permuta consisteva con la cessione di tre parti dei beni che Astorello ancora possedeva nei territori di Gualdo Cattaneo, di Castelbuono, di Col di Mancio (attuale Collemancio), di Pomonte e le terre di sua proprietà nel comune di Bevagna oltre l’Attone, in compenso, Giacomo dette ad Astorello la quarta parte di un tenimento del quale il discendente di Napoleone era già comproprietario.
Nel 1511 la primogenitura essendo passata da Pietro a Camillo, questi, unico dei fratelli che fosse coniugato, fu rettore di detta chiesa come risulta dagli archivi notarili di Bevagna.
Sin dal XVI secolo la chiesa si trovava in condizioni di disagio documentate dalle visite a Bevagna di Silvio Orsini e Pietro De Lunel, rispettivamente nel 1563 e 1571.
In tale periodo la chiesa non possedeva i parametri per ufficiare la santa messa e si trovava in una condizione di indecenza.
Giulio Urbini, nella sua opera “Bevagna illustrata” del 1913, neanche la nomina, testimoniando così che la chiesa era ormai sconsacrata e dimenticata.
Lo storico Fabio Alberti in “Notizie antiche e moderne riguardanti Bevagna città dell’Umbria“, 1786 scrive: “Trovo memoria di quella chiesa fin dall’anno 1198. Fu edificata da Ranaldo, padre del Conte Napoleone, e quindi fu sempre nominata Sancta Maria Filiorum Comitis. Tanto per la situazione, quanto per la struttura è una delle chiese inferiori di Bevagna, ne somministra cose speciali da riferirsi“.
Carlo Pietrangeli nella sua “Guida di Bevagna“, 1959 aggiunge: “La chiesetta di S. Maria Filiorum Comitis edificata da Rainaldo padre di Napoleone Rainaldi, nota fin dal 1198, attualmente è ridotta a bottega“.
Mentre, lo storico bevanate Giulio Spetia nel suo libro Studio su Bevagna, 1972 scrive: “Rainaldo volse il pensiero e il passo verso Bevagna, che ormai dotata di un regime comunale autonomo, fin dal 1187 eleggeva liberamente i propri consoli. Sull’esempio dei suoi predecessori volle dedicarsi ad opere di cristiana pietà. Fondò prima in Bevagna la chiesa di Santa Maria, che i posteri chiamarono, in omaggio al fondatore, santa Maria dei figli del conte, e venerarono per molti secoli, fino a quando il cattivo gusto dei nostri contemporanei non permise che il piccolo oratorio, dal quale aveva preso il nome una delle quattro Gaite della città, fosse tolto al culto per venir trasformato ora in una stalla ora in un’officina“.
Oggi la chiesa è sconsacrata e tutta la struttura è in uno stato di degrado avanzato, con il tetto interamente crollato e transennata da venti anni.
La chiesa, da cui prese il nome una delle quattro gaite e che quindi lega le gaite del XII secolo a quelle di oggi, si trova in condizioni di completo degrado dovuto all’usura del tempo e all’abbandono da parte del proprietario e dell’amministrazione.
 

Aspetto esterno

La facciata presenta una porta del ‘700 con sopra una finestra dello stesso periodo e ai lati due feritoie medievali.
Nell’angolo di destra si notano pesanti ed imponenti pietre di reimpiego, e sulla parete destra si evidenziano due porte, una murata e con architrave, mentre una seconda voltata in mattoni si è conservata.
La parete sinistra è inglobata in una proprietà privata e presenta un’altra apertura murata.
 

Interno

L’affresco che era presente all’interno non più visibile, risulta notevolmente danneggiato; è incorniciato a mattoni sporgenti e raffigurante la Madonna del soccorso e della misericordia, riconducibile alla prima metà del 1500, ma ritoccato in varie epoche.
Un ingresso che si affaccia sull’orto e murato in un secondo tempo racchiude, dipinto sotto l’arco, un agnello con bandiera crocisignata.
 

Le Gaite

Le quattro gaite, parola che l’uso aveva corrotto in guayte, prendono il nome dalle chiese presenti nel proprio quartiere: S. Angelo (cioé S. Michele Arcangelo), S. Pietro (poi S. Agostino), S. Giorgio (poi SS. Domenico e Giacomo) e S. Maria (filiorum Comitis).
Questa ripartizione divide anche la città in quattro rioni corrispondenti nell’ordine alle “Guaite“, cioè: Properziano, Terme, Rocca, Forni; questi sono divisi fra loro longitudinalmente dalla antica Via Flaminia e trasversalmente le due strade che allacciano la piazza principale con Porta Guelfa e Porta Molini.
 

Fonti documentative

AAVV – Bevagna Gemma del piano, immagini insolite e storie inedite – 2013
Giulio Spetia – Studio su Bevagna – 1972
Carlo Pietrangeli – Guida di Bevagna – 1992

https://www.aboutumbriamagazine.it/2023/11/23/la-chiesa-di-santa-maria-filiorum-comitis-un-monumento-storico-dimenticato/?fbclid=IwAR2aUtMpb3H_lL1DdEuWOddwaxz8_J-k_Jh6Xy_eTIM47uqhjKoiDQ9dPwU

 

Nota

La foto dell’affresco interno è stata tratta dal libro “Bevagna Gemma del piano, immagini insolite e storie inedite”.
 

Mappa

Link alle coordinate: 42.930775 12.607273

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