Chiesa di Santa Maria di Ramici – Lugnano in Teverina (TR)
Cenni Storici e origini del toponimo
Nello Statuto del 1508 si trova, in lingua latina, questa dicitura: “S. Mariae Ramicis”, che tradotta letteralmente significa “ Santa Maria del ramo “.
Nella lingua latina “ramicis” è genitivo di “ramex”, che significa appunto “ ramo tronco, bastone “.
Nel 1556, il Cancelliere della Terra di Lugnano, Agostino Urbano usa un’altra terminologia che non si discosta da quella dello Statuto, anzi la conferma riprendendo anche la leggenda iniziale.
Agostino Urbano scrive : “ Sancta Maria in Ramice “ la cui traduzione è “ Santa Maria nel ramo”, quindi il vero e proprio nome era “ S. Mariae Ramicis” o “ Sancta Maria in Ramice ” che con l’andare del tempo e con le prime trasformazioni dal latino al volgare è divenuto “ S. Maria di Ramici “ .
Si può azzardare anche una interpretazione etimologica sofisticata della parola “Ramici” derivata da due parole accadiche: “ Ramum “ che significa “ amore, perdonare ” e può riferirsi a Santa Maria Madre di Gesù Cristo ; “Ramakun” : che significa “ bagnarsi , lavarsi “ e può riferirsi alle acque sulfuree.
Certamente l’accostamento tra le acque sulfuree in località Acquasanta e la Santa Maria madre di Gesù Cristo, è molto facile.
Così, dalla parola “Ramicis” viene verso la fine del 1500 la parola “ Ramici ”. Si hanno quindi vari Toponimi : Piani di Ramici, Morre di Ramici, Fratta di Ramici, Acque di Ramici, Castello di Ramici.
Storia della Chiesa
La Chiesa doveva esistere già prima del 1508 quando è citata per la prima volta nei documenti. L’Edificio però ha perso completamente il suo aspetto iniziale a causa degli interventi di restauro subiti nel corso dei secoli; è difficile di conseguenza poter proporre datazione e ipotesi circa l’impianto originario della struttura.
Nel Consiglio del 26 dicembre del 1560 la Chiesa di S. Maria di Romici viene definita per la prima volta “Santuario” e nello stesso anno (14 gennaio 1560) viene indicato come “ Heremitorio di S. Maria di Ramici “.
Le fonti storiche sottolineano una grande devozione della piccola Comunità di Lugnano nei confronti di questo luogo che era protetto da disposizioni statutarie e avvicendato da molteplici interventi della stessa Comunità a difesa del proprio “ Ius Patronatus “ nei confronti sia di privati ma anche delle stesse autorità politiche e religiose.
La Chiesa possedeva beni e terreni amministrati da “ Santesi “ (Fattori) che la Comunità elegge nel 1538 per governare meglio il piccolo Santuario.
L’11 gennaio 1539 i due santesi eletti, Ascanio Zefiro e Giulio di Basilio, all’inizio del loro mandato, fanno un inventario dei beni mobili della Chiesa, fra le quali figurano oggetti liturgici come “ quattro toaglie de uno altare tre toaglie de un altro altare, uno Messale de carta pecorina un paramento dipinto con una + ( croce )” ma anche “una bolla de carta pecora con molti sigilli” e botti, tini , bigonzi con un “ porchettello “ quindici galline e un gallo “ne lo cellaro”.
L’inventario riconferma i possedimenti della Chiesa e una certa definizione logistica: c’è la Chiesa e c’è anche un cellaro, che può anche definirsi come cantina, “ magazzeno ” e anche cella per dormire.
E’ indicata anche una chiesina indicata come cantina e la presenza di un secondo altare, per il quale c’erano “ tre toaglie “.
Queste indicazioni fanno supporre che la chiesa abbia sicuramente subito delle trasformazioni nel corso degli anni.
Costante è l’impegno, per tutto il 1500, nella ricerca di un frate o di un “ Heremita da messa ” al quale la Comunità concede in locazione la chiesa con i suoi possedimenti a condizione che lo stesso “faccia obbligazione a bonificare detto luogo” e “ aumentare i redditi dei suoi beni ” con l’obbligo in alcuni casi di celebrarvi gli “offici divini”.
Così si avvicendano Frate Rufino (1550), Frate Jeronimo di Massa ( 1550 e 1554), Frate Bernardo “ franzese persona certo nobile e virtuosa “ (1553), Frafello Serafino di Pianello de lo Abruzzo e Fratello Janni Gallo di Villari (1553), Fratello Jon Angelo di Santo della Terra di Bettona (1555), finchè nel 1558 si stabilisce che se non si trova “ un heremita da messa “ disponibile “ si dia in custodia ad un bono lavoratore quale habi stare sempre in nel loco et custodire, lavorare la vigna et altri beni di essa Chiesa et li frutti di detta vigna l’habia partire per mezzo et il terreno seminando parteno li convicini et se decto lavoratore non fosse bono et non si portasse bene, che si possa levare ”.
Poi per un lungo arco di tempo non abbiamo più notizie dell’edificio, tantomeno della cura dei suoi beni.
E’ il Catasto Gregoriano del 1819 ad informarci che la Chiesa di Ramici e i suoi possedimenti appartenevano ai Canonici della Chiesa “Collegiata”.
Nel 1865, invece, risulta che l’intera proprietà sia del Demanio Nazionale che nel 1868 cede l’intera partita a Ludovico Bufalari che, a sua volta nel 1888, venderà al Conte Giovanni Vannicelli.
La Famiglia Vannicelli deterrà il possesso di questi beni fino agli anni della Guerra Mondiale, dopodiché si assisterà ad una divisione di tali possedimenti a più proprietari.
Attualmente la proprietà del Santuario è tornata alla Comunità di Lugnano.
Aspetto esterno
La Chiesa di S. Maria di Romici è un piccolo edificio a pianta rettangolare con una copertura a due spioventi. Sul lato destro si apre una cappella anch’essa a pianta rettangolare, mentre sul lato sinistro si addossa un edificio a due piani non comunicante con la chiesa che un tempo era probabilmente l’abitazione del curato.
Interno
L’aula di culto non presenta decorazioni ma è semplicemente imbiancata e ornata da un altare di fattura moderna che incornicia l’antico dipinto raffigurante la “ Madonna di Ramici ” nella tipica rappresentazione iconografica medievale della Madonna con il Bambino in cui la dolcezza degli sguardi dei personaggi è stata snaturata da cattivi restauri recenti e, purtroppo, sopravvive soltanto nelle raffigurazioni delle vecchie immaginette sacre distribuite durante la festa.
LA FESTA DELLA MADONNA DI RAMICI
Anche ai giorni nostri, due giorni all’anno, si fa la festa della Madonna di Ramici, organizzata dal Comitato dei “festaroli “.
La gente affluisce, quando si può, in macchina, ci si confessa, si assiste alla S. Messa, si fa una preghiera alla Madonna per chiedere aiuto per qualche cosa e poi si fa la scampagnata con panini porchetta e giochi popolari.
Nei tempi più recenti 50-60 anni or sono, il 12 maggio e l’8 settembre partiva la “processione” da Lugnano per andare alla Chiesa di Santa Maria di Ramici a piedi. Era presente la Banda Cittadina, erano presenti le Confraternite con gli stendardi e i lampioni.
Il prete i chierichetti e il popolo cantavano per tutta la lunghezza della strada.
Molti preti dei paesi vicini prestavano la loro opera e le confessioni degli uomini, soprattutto, avvenivano anche all’aperto sotto un albero o in un angolo esterno della chiesa.
Le messe si succedevano una appresso all’altra e Torquato Finistauri, con il “cannone”, l’attrezzo per il carburo e il magnete, ogni tanto sparava un colpo.
Ma lui non lo sentiva perché a forza di sparare con quel “ Cannone ” era diventato sordo.
La popolazione mangiava sul prato e la festa finiva quando Torquato Finistauri, dopo aver finito il carburo per i tanti spari fatti, lanciava in cielo la sua opera artistica: il pallone aerostatico.
Bellissimo che oggi non se ne vedono più.
A quel punto la gente tranquillamente a piedi, riprendeva la strada per tornare a Lugnano o per la strada normale o per le accorciatoie nei campi.
E qui va ricordato Agostino Quattropanetti, sacrestano, che con tutti gli attrezzi liturgici e con tutti i chierichetti, si avvicinava stanco verso Lugnano.
Prendeva la scorciatoia della campagna, che aveva fatto per anni e ad ogni casolare faceva una sosta per fare due chiacchiere e un bicchiere d’acqua ai chierichetti e un bicchiere di vino buono per lui.
I sorsi d’acqua per i chierichetti erano tanti, perché i casolari erano tutti abitati, ma anche i bicchieri di vino per Agostino erano tanti. ( Terzo Pimpolari )
Storia o Leggenda
Si racconta che l’immagine della Madonna di Ramici si trovava precedentemente in una stanza del castello diruto detto di Ramici, o anche attualmente “ Ramici scarco “.
In questa stanza si radunava ogni sorta di gente si sgozzovigliava, si bestemmiava, si uccideva.
Di fronte a tanto male l’immagine o pittura della Madonna sparì da quella stanza e fu ritrovata da una pastorella su un ramo di un albero nel luogo ove è ora il piccolo santuario.
Questa leggenda era scritta sul retro di un’immaginetta che veniva distribuita nei due giorni di festa: il 12 maggio e l’8 settembre.
Non è stato possibile dopo molte ricerche rintracciarla.
Il motivo del non ritrovamento può essere riferito ad un particolare atto di devozione, che esisteva 40 o 50 anni or sono: gli uomini tenevano questa immaginetta nel proprio portafoglio e al momento della morte essa veniva messa nelle mani del defunto.
Indicazione certa di quale devozione esisteva ed esiste ancora da parte della popolazione di Lugnano.
Molti lugnanesi che risiedono in altri paesi o città, il 12 maggio e l’8 settembre si ritrovano davanti alla chiesetta.
La strada della barca
Prende questo nome dall’antico percorso chiamato “ Strada della barca ” che in epoca medievale conduceva al Castello di Lugnano alla “ Barca sul fiume ” o “ Barca di Lugnano “ necessaria per gli spostamenti ed il trasporto delle merci lungo il Tevere quando nel pieno e tardo Medioevo il fiume tornerà a svolgere quell’importante ruolo di comunicazione e di collegamento avuto nel passato.
Questa sua rinnovata importanza è testimoniata da vari documenti, tra cui uno, conservato nell’Archivio storico del Comune di Lugnano in Teverina risalente al 1537, che conferma l’esistenza di un “Porto Comune” tra la terra di Lugnano, Castel di Piero, Sipiccinano e Graffignano.
Ma è facile ipotizzare l’esistenza di questi porti fluviali, o meglio, di questi scali fluviali, necessari all’imbarco e allo sbarco delle merci e persone, già prima del XVI secolo, così come tutti gli altri punti di traghettamento presenti in questo tratto del Tevere quali, la “ Barca di Attigliano ” o la “ Barca di Alviano ”, quest’ultima utilizzata già nel XIII secolo e attiva fino agli inizi del XX secolo.
Sappiamo inoltre con sicurezza che i marmi utilizzati per la costruzione del Duomo di Orvieto furono trasportati dal porto di Roma ad Attigliano sempre via Tevere.
Il Santuario negli Statuti del Comune di Lugnano In Teverina
La pena a chi accende il fuoco in qualche luogo dal quale la chiesa di S. Mariae Ramicis possa esser danneggiata.
Ad onore del Signore Nostro Gesù Cristo e della Vergine Maria, sua Madre, con la presente legge Stabiliamo e Ordiniamo:
Che se qualche persona accende o mette fuoco in qualche suo possedimento o altro luogo, dal quale foco la Chiesa di S. Mariae di Ramici subisse, in qualche modo, un danno, sia punito in 10 libbre.
Tutto ciò che fosse bruciato o distrutto, per il fuoco o a causa di esso, deve essere fatto a spese della persona delinquente.
Se qualche persona sale sul tetto della Chiesa e vi apporta danno, sia punito in 10 soldi e deve riparare il danno.
Se qualche bestia sale sul tetto sia punito il padrone in 5 soldi e deve riparare il danno.
Chiunque può sporgere denuncia e si presti fede al suo giuramento sulla pena e sulla riparazione.
La metà della pena va al Comune, una quarta parte a chi presenta la denuncia, l’altra parte al Podestà.
Statuto 1508 Libro III Rubrica 53
Fonti documentative
Cartellonistica sul posto
Da vedere nella zona
Chiesa della Maestade
Collegiata di Santa Maria Assunta
Convento di San Francesco