Chiesa di Santa Maria dell’Olmo – Moresco (FM)
Cenni Storici
Non si sa con precisione da che cosa derivi la sua denominazione, probabilmente dall’esistenza di un olmo nelle adiacenze.
E’ nel punto in cui si biforca la contrada Antrefacchia in quella Molino e Montefioralunga e che viene denominato (Tredico)(tres duco).
Tredico è anche il nome con cui viene denominato un vicino lavatoio pubblico.
Nella denominazione della Chiesa, il popolo ha imitato l’ispirazione di artista della pittura che sovente hanno raffigurato la Vergine sotto una pianta o sopra la medesima.
In questo trivio si trovava un’edicola di stile gotico con affresco rappresentante la Crocifissione.
La devozione dei fedeli, indusse la comunità a racchiudere l’edicola in una piccola Chiesa nella quale venne eretta la Confraternita del Crocifisso.
La piccola Chiesa, juspatronato comunale, fu ampliata nel 1521 come risulta sull’approvazione della Curia Fermana in data 11 Giugno, conservata negli atti dell’archivio comunale: (conceditur Scindicis S. Mariae de Ulmo in territorio Morisci licentia aedificandi fu ampliorem formam praedictam Ecclesiam).
Dal 1545 la Chiesa ebbe anche un sacerdote titolare, come risulta da altra approvazione in data 1° Agosto della suddetta Curia, anch’essa conservata negli atti comunali: (adprobatur D. Salvator Victorii de Morischo, primus rector Ecclesiae S. Mariae de Ulmo de eodem oppido).
La Chiesa rettangolare è di stile romanico, ed ha due altari, uno costituito nella parte anteriore dalla primitiva edicola e dietro uno successivo.
Entrambi furono abbelliti dall’arte del pittore Vincenzo Pagani.
Nel primo fece l’affresco: in mezzo Gesù Crocifisso con due angeli che raccolgono in due tazze il sangue versato dalle ferite delle mani ed ai piedi della Croce sono S. Giovanni Evangelista, l’Addolorata, la Maddalena e S. Pietro Apostolo.
Per il secondo fece una meravigliosa pala d’ altare: (Madonna con Bambino e Santi) detta Madonna e detti Angeli sono dipinti ad olio su tavola centonata di metri 2,75xl,75.
In alto tra le nubi, siede la Vergine in veste rossa e manto azzurro, con il Bambino benedicente tra le braccia.
In basso si ergono belle e dignitose le figure di S. Lorenzo, S. Rocco, S. Sofia, S. Nicola da Bari, il primo e l’ultimo protettori e gli altri due comprotettori del paese.
Nello sfondo un castello turrito, collinette con alberetti ed una striscia di mare con due barchette secondo il caratteristico paesaggio del Luogo.
Una gloria di sette Angeli che si muovono intorno alla Vergine segue l’influenza dell’ispirazione raffaellesca, cui l’autore si volse nelle migliori opere della sua maturità.
Questa pala d’altare non è più nella Chiesa.
Nel periodo di aggregazione di Moresco a Monterubbiano e precisamente nell’Ottobre 1897, su disposizione dei maggiorenti del capoluogo taluni cittadini fecero una spedizione nella Chiesa e ne asportarono il quadro dipinto dal loro concittadino per sottrarlo, si disse, ai danni derivanti dal cattivo stato di conservazione dei muri della Chiesa ma, in realtà, per ornare la sala maggiore del Palazzo Comunale.
Ora, trovasi nella sala consiliare del palazzo civico del comune di Moresco che lo rivendicò nel 1910 con l’autonomia amministrativa.
Affresco e quadro vennero restaurati nel 1916 dal pittore sardo, residente a Roma, Vito Mameli con disposizione 18 Giugno 1916 prot. 16327 (archivio comunale) della sovraintendenza di Ancona per la conservazione dei monumenti nelle Marche.
La Chiesa non ebbe sempre un sacerdote rettore. Risulta nell’archivio parrocchiale che nel 1805 era rettore D. Emidio Serafini, morto a 78 anni nel 1830 ed ivi sepolto, l’ultimo fu l’abate Lorenzo Baroni, morto il 16 Aprile 1884.
Michele Carlini morto il 13 Marzo 1877, vi celebrava la Messa tutte le domeniche e veniva gratificato in natura dai coloni della zona.
L’officiatura passò in seguito ai Parroci, che vi celebravano le funzioni il giorno della festa dell’ Addolorata nella terza domenica di Settembre, molte sante Messe in suffragio delle Anime Sante del Purgatorio il giorno del giovedì grasso e il martedì dopo Pasqua con la predica di chiusura del Quaresimale.
Sopra l’arco dell’abside, si eleva una torretta a vela con una bifora dove sono sospese due campane. Una di esse fu portata nel 1870 nella torre del Comune che se ne serviva per segnalare l’orario di apertura giornaliera della Scuola Elemenrtare.
Fu rifatta a spese dei fedeli dalla ditta Colbacchini di Padova, benedetta dal Pievano D. Antonio Brasca e ricollocata su la torretta (universo populo plaudente ominante) il 28 Gennaio 1913. Entrambe furono requisite dal Governo il 4 Marzo 1943 per fabbricare armi.
Il nuovo Governo Repubblicano le ha restituite nel 1956 nuove, insieme con quella di S. Sofia.
In data 21 Ottobre 1927 S. E. Mons. Carlo Castelli Arcivescovo di Fermo sospese con decreto l’ufficiatura della Chiesa, finche’ non venisse convenientemente restaurata.
Nella Chiesa erano eretti due benefici semplici, uno nell’altare del Crocifisso con diritto di decima su vari fondi rustici che il Comune ha affrancato con una causa civile contro i contribuenti morosi nel 1919.
Uno nell’altare della Madonna degli Angeli, eretto dai fratelli Martino e D. Giulio Celi il 19 Marzo 1672 (rogito Francesco Tomassini notaio), dotato di un appezzamento di terreno di tavole 26 che è stato demaniato e passato alla Congregazione di Carità.
Vi era altresì eretta una Confraternita fondata dalla così detta “Compagnia degli scarponi“, meglio in seguito denominata della Madonna di Costantinopoli, come risulta dalla leggenda nella prima pagina del libro delle regole, rinvenuto in casa Gennari dal Pievano Don Felice Bocci: Regole della compagnia della Madonna di Costantinopoli istituita e fondata dai fratelli della compagnia dell’arte dentro la Chiesa della Madonna dell’Olmo di Moresco l’anno 1805.
Pare che dopo alcuni anni la compagnia era stata dispersa per incuria dei confratelli ma è noto che fu ricostruita con Bolla del Maggio 1746 dal Cardinale Arcivescovo di Fermo Baldassarre Conci; pare che questa Confraternita pellegrinasse ogni anno nella Chiesetta della Madonna della Salute in un giorno “infra octavam Paschatis”.
Fonti documentative
tratto da “Storia dei Comuni della Provincia di Ascoli” Vol. 1 di Gabriele Nepi 1966. Biblioteca di Osimo (AN).