Chiesa di Santa Maria delle Grazie – Maglianello Alto (RI)
Cenni Storici
La chiesa di Santa Maria delle Grazie si trova sulla sommità di un colle ricoperto da folta vegetazione che domina il paese di Maglianello Alto.
Il castrum di Maglianello, parte integrante del sistema difensivo del comitatus reatino, era sede parrocchiale già nel 1154, come testimoniato dalla bolla emanata dalla Curia pontificia di Anastasio IV.
Nel corso del XIV secolo, l’abitato si dotò di una chiesa cimiteriale, costruita su una collina poco distante.
Per secoli, è stata meta di pellegrinaggio dei frati del Convento francescano di Fonte Colombo in occasione della festa dell’Annunciazione.
L’8 febbraio 1572 Maglianello si dota di uno statuto autonomo, probabilmente in tale occasione gli abitanti, emancipati dal Comune di Rieti, procedono al riallestimento della chiesa.
Il 23 gennaio 1574, il Visitatore Apostolico monsignor Camaiani era a Maglianello Alto, presso la chiesa di Santa Maria “extra dictum castellum“.
La pieve fu reputata “ampla et decora“, benché officiata raramente “ob incommoditatem populi“.
Il visitatore apostolico stabilì che entro la metà della Quaresima, forma e dimensioni dell’altare dovessero essere adeguate, sotto pena di dieci scudi.
Furono invece apprezzate senza eccezioni “sacras imagines Crucifixi D. N. aliorumque sanctorum ibi depictas“.
Pertanto nel corso del biennio 1572-1574, la chiesa doveva essere stata riallestita per onorare così la nuova dignità acquisita dall’abitato.
Al tempo, era parroco di Maglianello don Florido Marini, reatino, che esaminato dal Visitatore fu giudicato rudis, “lingue latine notitieque sacramentorum satis eruditus“.
Nel 1587, la Nota de Chiese sottoposte al Vescovato di Riete registrava il nome di Don Vincenzo Nardino come curato di Sant’Angelo e di Maria di Magliano.
Il declino della chiesa è iniziato dopo il 1888, quando gli abitanti del luogo cominciarono a ricorrere al Cimitero comunale per provvedere alla sepoltura dei loro defunti.
È stata usata come luogo di culto fino agli anni ’60 del Novecento, per poi essere abbandonata a sé stessa in un indegno e progressivo stato di degrado generale, aggravato dal crollo della copertura e da vergognosi atti vandalici.
La chiesa rappresenta un’importante testimonianza della realtà laica e religiosa del luogo, collegata in modo diretto alla storia francescana della Valle Santa.
Aspetto esterno
È una pieve rurale dotata di abside di tipo romanico, a pianta semicircolare, costruita in pietrame locale, ingentilita dalla pietra di pregio delle architravature del portale e delle finestre.
La facciata è caratterizzata da un alto portone dalle semplici forme, ai cui lati si aprono due finestrelle devozionali.
Sopra il portone si trova una grande nicchia in laterizio, che un tempo mostrava probabilmente un affresco o conteneva una statua.
Il campanile a vela a un solo fornice è disposto centralmente, in linea con la facciata.
Interno
L’interno è a navata unica e abside a pianta semicircolare centrale, lungo le pareti laterali si aprono due nicchie, la cui decorazione pittorica è del tutto perduta.
La pavimentazione in mattoni montati a spina è ben conservata, ma quasi totalmente ingombra di macerie; lungo l’asse longitudinale della navata sono disposte quattro botole che danno accesso a una cripta sotterranea adibita nei secoli alla tumulazione.
L’arco trionfale presentava al vertice la figura solenne dell’Onnipotente, ne rimangono deboli tracce, ai lati era probabilmente raffigurata un’Annunciazione, non ne resta nulla.
Nel catino absidale un cartiglio mistilineo sostenuto da un cherubino affermava che l’opera era stata eseguita per conto della collettività, la scritta è stata così letta: QUESTA CAPPE/LLA F. F. LO CO/MUNE DI MAGLIANO.
Gli affreschi nel tamburo dell’abside, incorniciati da delicate decorazioni a grottesca e vegetali di vario tipo, raffigurano a sinistra Santa Barbara e Santa Filippa Mareri, sono le uniche due figure rimaste in qualche maniera leggibili.
A seguire, al centro, v’era Cristo in Croce, sormontato dal sole e la luna con un cielo al tramonto sullo sfondo e incorniciati da delicate decorazioni a grottesca e vegetali di vario tipo.
Del Cristo si intravedono parte delle gambe e il perizoma.
Ai lati erano affrescati in quattro medaglioni gli Evangelisti; al centro si trova un quinto medaglione con la colomba dello Spirito Santo, ne rimangono poche tracce.
Gli affreschi, esposti agli agenti atmosferici a causa del crollo della copertura avvenuta agli inizi del secolo, sono in larga parte perduti e quel che rimane non durerà per molto.
Sono opera dei Torresani di seconda generazione, probabilmente di Alessandro, eseguiti presumibilmente nel 1572.
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Fonti documentative
Ileana Tozzi – Bottega Torresani Una famiglia di artisti nel cinquecento sabino (testo inedito gentilmente fornito dall’autrice)
https://fondoambiente.it/luoghi/chiesetta-di-santa-maria-annunziata-a-maglianello-alto?ldc
Mappa
Link alle coordinate: 42.35852285120927, 12.844140780970125