Chiesa di Santa Maria della Neve – Pian di Porto di Todi (PG)

La chiesa conserva una pala d’altare unica, non ne esistono altre simili o perlomeno in questo stato di conservazione.

 

Cenni Storici

Della Chiesa di Santa Maria della Neve, o Santa Maria del Porto, poi parte di un complesso conventuale francescano quattrocentesco, si ha notizia fin dal XIII secolo.
L’edificio primitivo, dedicato Santa Maria dell’Angelo, cioè alla Madonna Annunziata, dai caratteri romanici, era originariamente coperto a capanna e capriate, con un portico antistante su due livelli e senza campanile.
Il più antico documento a citare la Chiesa di Santa Maria del Porto risale al 1249; la pergamena riporta l’atto di donazione della chiesa ai frati eremiti agostiniani della Tuscia da parte di dieci signori di Todi proprietari di tutti i locali del porto.
Gli Agostiniani non accettarono però la donazione, preferendo però costruirsi una più dignitosa e sicura dimora fuori Porta Romana, a Todi. Forse fu occupata per un periodo dai Benedettini.
Sul finire del XIV secolo il Comune di Todi e i patroni della chiesa chiesero a Bonifacio IX che, per il miglioramento del culto e perché la chiesa di Santa Maria era in rovina, vi fossero collocati Francescani.
Il Papa acconsentì e, nel 1393 concesse il permesso per l’edificazione del convento, subordinandolo all’approvazione del Vescovo di Todi.
Stefano Palosio concesse l’autorizzazione, permettendo anche ai francescani l’uso della chiesa di Santa Maria, ma il suo successore, Antonio di Calvi, revocò il consenso.
Bonifacio IX con il breve “Sacrae religionis” del 9 febbraio 1400 confermò l’autorizzazione, intimando al vescovo Antonio di non molestare ulteriormente i frati; così presso la chiesa fu costruito il convento, nel quale presero stanza i Francescani Conventuali; questi officiarono la chiesa, che nel 1627 fu fatta parrocchiale, e vi rimasero fino al 1651.
Durante la sua predicazione a Todi, nel 1426, San Bernardino; ha dimorato nel convento della chiesa di Pian di Porto.
 

Aspetto esterno

La chiesa, sottoposta a continui rifacimenti, anche per i danni prodotti dalle inondazioni del Tevere, poco conserva dell’antica costruzione.
Le pareti esterne dell’edificio, antistante il complesso conventuale, si mostrano in laterizio e pietra a facciavista; in particolare, il prospetto principale, con il coronamento orizzontale che nasconde le falde inclinate della copertura ed evidenti segni di aperture tamponate, è realizzato in blocchi di pietra sbozzata, con una tettoia a protezione del portale ligneo d’ingresso ed un’ampia finestra sovrastante.
Sulla destra si trova una colonna, forse residuo del primitivo portico.
Davanti all’ingrasso è murata una grande pietra, probabilmente un antico blocco da costruzione appartenuto ad un edificio ad uso funerario di età repubblicana – primo imperiale.
Il piano d’attesa resta a vista e sono ben visibili a sinistra 2 incavi rettangolari destinati all’alloggiamento delle grappe metalliche per il collegamento orizzontale dei blocchi sullo stesso filare.
Il simbolo scolpito a rilievo sembra essere una croce patente mancante di parte del braccio longitudinale, non più visibile a causa del degrado e delle continue pressioni a cui il blocco è posto a causa del calpestio, il reperto, pertanto, potrebbe essere stato riutilizzato in un primo momento come architrave e solo successivamente come parte del pavimento.
 

Interno

L’interno è a navata unica, coperta con volte a crociera a tutto sesto in mattoni a vista, poggianti su massicci contrafforti in pietra calcarea e laterizio; aula e presbiterio si presentano sullo stesso piano, testimonianza di un innalzamento del calpestio della prima, per bonificare, attraverso un vespaio di aerazione, l’ambiente dall’umidità provocata dalla vicinanza del fiume; lungo le pareti laterali, intonacate e tinteggiate come quella di fondo, si aprono nicchioni con archi a tutto sesto.
A sinistra dell’ingresso è allocata una portantina lignea, già utilizzata per portare in processione la statua di San Bernardino, come testimoniato da vecchie foto.
Di seguito è apposta una statua seicentesca di Sant’Antonio abate, dall’ingenuo gusto popolare, poi v’era l’altare dedicato allo stesso santo, ora non più esistente, rimane l’affresco, guasto dall’umidità, raffigurante San Crispolto, Vescovo di Bettona, e Sant’Antonio abate; vi si legge, con difficoltà, la scritta IN HONOREM D. ANTONI ABB. ET CRISPOLTI. EP. BETTONAE ELEMOSINIS PIORUM.
L’unico altare rimasto, il maggiore, ha la mensa recuperata dalla demolizione del vecchio altare, sorretta da una colonna in travertino poggiata su una pedana.
Vi si conserva una tavola dipinta da un anonimo spoletino, incassata in una decorazione gotica in legno dorato raffigurante la Madonna col Bambino, nella quale la testa della Vergine è in rilievo, interamente scolpita in legno, l’opera, che risale al XIV secolo, è un interessante esempio della stretta relazione tra pittura e intaglio nella scuola spoletina di quel periodo.
Unica tra la vasta produzione di Madonne lignee del XIV secolo da parte della scuola spoletina a mantenere ancora gli sportelli originali e ad essere rimasta nel luogo ove era allocata inizialmente.
Nella parete di destra è murato uno stemma, poi v’era l’altare della Madonna del Rosario, oggi non più esistente, rimane un affresco molto deperito, raffigurante la Madonna col Bambino che consegna le chiavi a San Pietro, a destra San Giovanni Evangelista.
Tra a i due santi è posta un’interessante raffigurazione della chiesa, ove si intravede la facciata ancora ornata dal portico a due ordini.
Sul cartoccio è la scritta, leggibile a fatica: MARIAE ABSUNTAE IN COELUM AD MDLXXX.
Sopra l’altarino successivo, in una nicchia, è collocata una graziosa Madonna col Bambino tra angeli, seicentesca.
In corrispondenza dell’uscita secondaria che dà sul chiostro è allocata una bella acquasantiera con vasca monolitica.
La pavimentazione è realizzata con mattoni di cotto dell’Impruneta, posti in opera al di sopra del vecchio pavimento, rialzato su un vespaio di aerazione.
Il chiostro del vecchio convento, dal quale di accede lateralmente alla chiesa, si trova sul fianco sinistro dell’edificio sacro, è stato quasi integralmente ricostruito nel corso dell’ultimo restauro.
Gli ambienti interni del piccolo monastero sono stati tramezzati e non si presentano più leggibili.
La casa colonica che fiancheggiava il monastero è ora adibita a sala parrocchiale.
 

Nota di ringraziamento

Si ringrazia Simone Cerquiglini per l’interpretazione della grande pietra posta sul sagrato della chiesa.
Si ringrazia il gentilissimo parroco Don Fernando Valenti, che oltre a consentirmi di far foto nella chiesa mi ha fatto gradito omaggio del suo bel libro.
Si ringrazia altresì la Diocesi di Orvieto – Todi per la disponibilità e per aver concesso le autorizzazioni alla pubblicazione.
 

Fonti documentative

DELPRIORI ALESSANDRO La scuola di Spoleto Immagini dipinte e scolpite nel Trecento tra Valle Umbra e Valnerina QUATTROEMME, 2015
PENSI – COMEZ Annuario di Todi per l’anno MCMXXVII, Todi 1927
VALENTI FERNANDO Ponterio e Pian di Porto la villa e la Parrocchia Litograf Todi 2007

https://necrologie.repubblica.it/chiese/provincia-69-perugia/7900-chiesa-di-santa-maria-della-neve/descrizione#tab

http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&type=auto&code=87432&Chiesa_di_Santa_Maria_della_Neve__Pian_di_Porto,_Todi

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
 

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