Chiesa di Santa Maria del Monumento – Terni


 

Cenni Storici

La chiesa di Santa Maria del Monumento,detta anche del Camposanto, si trova in Viale Borzacchini, presso il Cimitero di Terni, lungo la strada che conduceva a Porta Sant’Angelo.
Prende nome dalla presenza di un mausoleo di epoca romana imperiale appartenuto a Quintus Attius Successus.
Nel corso del medioevo a ridosso di tale monumento si sviluppa una piccola cappella dedicata alla Vergine, poi ampliata nel ‘400, forse in occasione del passaggio dei Bianchi, come santuario “contra pestem”, ossia contro la peste, in seguito concessa ai padri Gerolamini.
Parrocchia dal 1598 agli inizi dell’Ottocento.
I Gerolamini abbandonarono la chiesa e la città dopo il 1825, l’8 settembre 1839 il Comune di Terni acquisì la proprietà del convento, chiesa e terreno annesso, destinandoli a uso cimiteriale.
 

Aspetto esterno

La sobria facciata, sagomata a capanna, di epoca tardo-quattrocentesca, reca un portale in travertino con dedica alla Vergine.
Il portico antistante, a due spioventi, con tre fornici sul lato lungo e due per ognuno dei lati corti, è un’aggiunta cinquecentesca.
 

Interno

All’interno, in controfacciata vi sono affreschi di scuola umbra della fine del XV secolo: a sinistra San Girolamo penitente, con sotto una scritta parzialmente leggibile …. ADM483DI22 (SE)PTEMBRIS, a destra Madonna con Bambino e Pace.
Sulla parete destra, in alto, è il ciclo di affreschi che rappresenta il Miracolo dei tre pani, e l’Apparizione della Madonna dell’ulivo.
Il ciclo di affreschi, di grande bellezza e di altissima qualità, opera di un pittore ancora anonimo, i cui caratteri ricordano il Maestro della Dormitio in San Pietro, è molto importante per il tema che rappresenta, due miracoli collegati alla grande processione del movimento dei “Bianchi”, pellegrini diretti a Roma che provenivano dal nord Italia e che passarono anche per Terni negli anni tra il 1399 e il 1400, periodo in cui si era diffusa una grande epidemia di peste: la leggenda dei “tre pani“, con le apparizioni di Cristo e della Madonna e della Madonna dell’ulivo ad Assisi, il 2 luglio 1399.
Come una sorta di striscia a fumetti, la prima scena in alto a sinistra raffigura l’incontro di Cristo, nelle sembianze di un pellegrino, con un contadino intento ad arare un campo, appoggiato al manico di un aratro trainato da due buoi, uno dal mantello bianco e l’altro scuro.
Il pellegrino chiede al villico di cercare dei pani: costui, dapprima scettico, poi incredulo, li ritrova nel luogo indicato, come da scena raffigurata nel riquadro successivo.
Cristo è raffigurato con il nimbo crucifero: appoggiato ad un bastone da pellegrino, indossa una lunga veste.
Poi, nel sottostante riquadro di sinistra l’agricoltore trova una fonte nella quale poter ammorbidire i pani e renderli commestibilie ve ne getta uno dentro.
Nella seconda scena in basso a sinistra si vede infatti il contadino in gesto di supplica di fronte alla Vergine che indossa una stola bianca con croci rosse, sopra ad un vestito candido ornato di cerchi bianchi che simboleggiano delle ostie e che costituisce la “divisa” dei Bianchi.
La Madonna stringe in mano un pane, e lo esorta a non buttare anche gli altri pani, altrimenti il mondo perirà, al centro di una pozza d’acqua posta tra i due si scorge a malapena il pane già gettato.
Il simbolismo rappresenta la Vergine, intervenuta per salvare il mondo dal proposito del Figlio di punire l’umanità peccatrice.
I due riquadri sono ravvivati dalla presenza in basso di fiori rossi dal lungo stelo.
Sulla destra, più grande degli altri, troviamo poi la scena dell’Apparizione della Madonna dell’ulivo.
Tra il settembre e l’ottobre del 1399 la Vergine appare ad un fanciullo che si trova in un uliveto presso Assisi, insieme al padre intento a tagliare una siepe.
La Madonna si rende visibile solo al fanciullo e gli rivela che i nove giorni di devozione attuati dagli Assisiati in seguito all’arrivo delle compagnie dei Bianchi in città non sono sufficienti a placare la collera divina causata dalla gravità dei loro peccati, per cui è necessario ripetere la penitenza per altri sei giorni.
L’episodio è noto dalle Laude XXIX nel ms. 4061 della Biblioteca Casanatense, un laudario proveniente da una confraternita di Assisi, nonché da una cronaca coeva di Città di Castello.
Allo stesso anonimo maestro si deve, nel registro inferiore, entro edicolette ad arco sostenute da colonne, una serie di quadri votivi, del primo rimane solo la piccola figura del committente, segue San Leonardo con committente, la Madonna con Bambino, i santi Valentino, Anastasia e Giuditta, sotto, parzialmente visibili una serie di angeli e santi.
Entro una nicchia affreschi frammentari del secolo XVI, raffiguranti un’Adorazione dei Magi.
Nel catino absidale Cristo in Gloria e Angeli con i simboli della passione.
Elegante il chiostro interno, con affreschi frammentari del XVII secolo nelle lunette.
 

Fonti documentative

Lamberto Gentili, Luciano Giacché, Bernardino Ragni e Bruno Toscano, L’Umbria, Manuali per il Territorio. Terni, Roma, Edindustria, 1980

http://www.comprensivogiovanni23.gov.it/

 

Nota

La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini
 

Autorizzazioni

Si ringrazia la Diocesi di Terni – Narni – Amelia per la collaborazione e per l’autorizzazione alla pubblicazione delle immagini.
 

Mappa

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