Chiesa di Santa Maria dei Monticelli – Amelia (TR)
Cenni Storici
Il santuario rurale, dedicato alla Madonna, sorge a poca distanza dalla città di Amelia, lungo la strada che collega il capoluogo alla frazione di Fornole.
Non si conosce con precisione la data di edificazione della chiesa.
Le prime notizie risalgono al XIV secolo ma non si hanno informazioni in merito alla conformazione della chiesa in questo periodo.
È nata, presumibilmente nel XIII secolo, come “cappella senza cura d’anime edificata fuori le mura di Amelia“.
È documentato che per molti anni fu “tenuta da povere persone che conducevano vita eremitica“. Si presume che essa, nei primi decenni del 1400, fosse disabitata.
Dipendeva dalla vicina chiesa di San Lorenzo di Uberstole e quanto questa passò al Capitolo della Cattedrale ne seguì le sorti.
Il 12 novembre 1444, Eugenio IV, con la sua bolla Devotorum nobis, diretta al Vescovo di Amelia, concede al diletto figlio Pietro di Guido, presbitero della diocesi di San Leo, professo del Terz’Ordine di San Francesco, detta cappella, insieme alle case e agli orti adiacenti, con tutte le singole elemosine e offerte, con il patto che quattro fiorini dovessero andare al detto Pietro di Guido, mentre tutte le altre offerte, che si percepivano nella festività della Natività della Beata Vergine Maria, erano riservate al Priore della collegiata di San Lorenzo in Crenestello (anch’essa edificata fuori le mura di Amelia).
Da allora Pietro di Guido terrà la Chiesa o cappella di S. Maria.
Quest’ultimo però, temendo che il Priore di S. Lorenzo potesse metterlo fuori, fece richiesta affinché gli fosse concessa “in perpetuo” ed egli potesse risiedervi insieme a molti frati dello stesso Ordine con vantaggio del culto divino e incremento dell’Ordine, con grande devozione degli abitanti circostanti.
Pertanto il Pontefice ordinava al Vescovo di convocare il detto Priore e di dare in proprietà la chiesa di Santa Maria con le case, gli orti, i calici, i libri, i paramenti e gli altri ornamenti ecclesiastici, nonché le suppellettili e i beni mobili finora donati alla Chiesa, allo stesso Pietro e agli altri frati dell’Ordine, presenti e futuri, affinché fosse lecito a Pietro di Guido e ai suoi confratelli avere un cimitero e costruire il convento necessario all’abitazione dei religiosi; inoltre a costoro era lecito appropriarsi di tutte le oblazioni ed elemosine, anche di quelle riservate al Priore, e spenderle per la fabbricazione dell’edificio e la “sostentazione” della comunità, senza alcuna licenza dell’Ordinario.
Pietro di Guido, detto indifferentemente “da Rimini” o “da Macerata” (Feltria), è una figura di primo piano nella storia dell’Ordine di quegli anni.
Il 31 luglio 1446 partecipa al capitolo di diciotto frati del Terz’Ordine tenuto nella fraternità dei disciplinati di S. Stefano in Assisi ed è uno dei tre ministri presidenti, insieme a fra Girolamo da Massa e fra Stefano da Como.
È nominato, insieme a Andrea da Milano e fra Pietro da Pisa, sindaco, procuratore, fattore, nunzio speciale.
Il 12 dicembre 1446, Fra Pietro, presbitero della Diocesi di San Leo del terz’Ordine di S. Francesco della Penitenza, ottiene dal Papa Eugenio IV il Monastero di Santa Maria della terra di Montolmo.
I frati erano molto aumentati di numero e continuavano ad aumentare, dicono le cronache, ogni giorno di più.
Il 20 gennaio 1448 Fra Pietro è nominato ministro dell’Ospedale di Colfiorito, in sostituzione del defunto fra Stefano da Como.
Il 3 agosto 1448 diviene Minister Provintiae Marchiae.
Continuò ad essere officiata da Cappellani Secolari amovibili fino a quando, con Strumento del 13/1/1589, il Capitolo della Cattedrale, chiamò i Monaci Cistercensi detti Fuliensi che nel 1600 però lo avevano già abbandonato.
Il Capitolo allora affidò l’ufficiatura e l’amministrazione ai Padri Agostiniani Scalzi che dovevano viverci in povertà secondo la loro regola.
Gli Agostiniani lo ressero fino al Decreto Napoleonico del 7 maggio 1810 che dichiarava soppressi, nei Dipartimenti di Roma e del Trasimeno, tutti i corpi religiosi di qualunque Ordine e Congregazione.
Restaurato nel 1814 il Governo Pontificio, il Vescovo Mons. Fortunato Maria Pinchetti, in considerazione che la popolazione di Alvo e Santa Maria era soggetta alla cura della Parrocchia di Santa Lucia in Amelia, troppo distante per una adeguata assistenza spirituale, chiese ed ottenne dal Santo Padre di erigere la Parrocchia di Santa Maria in Monticelli, dotandola dei beni già appartenuti ai benefici soppressi di San Bernardo, San Teodoro e Vito, San Silvestro.
Con altro Breve del 22 sett. 1815 il Pontefice dette al Vescovo la facoltà di disporre della Chiesa e del fabbricato detto “Convento“, dei beni relativi per la congrua del parroco e per aiutare altre parrocchie indigenti.
Lo stesso Vescovo, con Decreto del 30 novembre 1820, stabilì la nuova Parrocchia nella Chiesa di Santa Maria in Monticelli destinandole, oltre i benefici già detti, anche il fabbricato e l’orto per l’abitazione del parroco, la somma annua di Scudi 80 derivanti dall’amministrazione dei beni degli Agostiniani che ascendevano al valore di 2397 Scudi e considerandoli insufficienti chiese un ulteriore sussidio che il Santo Padre concesse e con i primi 30 Scudi ottenne il permesso per i restauri della chiesa e della casa parrocchiale o convento.
Quindi, con i benefici dei beni soppressi del valore di Scudi 1308, la pensione annua di 80 Scudi da parte del Sagrista della Cattedrale e i 30 Scudi dell’Erario pontificio, tutto era pronto per la nuova parrocchia quando il Vescovo Pinchetti morì e l’erezione fu sospesa anche durante il periodo del successore Mons. Vincenzo Macioti.
Solamente nel 1844, assunto alla Cattedra Vescovile Mons. Mariano Brasca Bartocci, questi eresse canonicamente la nuova parrocchia mentre la Tesoreria dell’Erario propose di cedere, in sostituzione dei 30 Scudi annui, la rendita di tre canoni censuari di pari importo.
Considerando il Vescovo che un solo sacerdote non sarebbe bastato ad assistere una popolazione così numerosa, richiamò i Padri Agostiniani Scalzi i quali, trovando più comodo riavere i fondi già da loro amministrati prima del 1810, chiesero, ed il Capitolo accettò, di permutare le rendite dei benefici senza più dover corrispondere gli 80 Scudi annui, mantenendo la sua giurisdizione in caso di abbandono.
Con il famoso Decreto del Commissario Pepoli del 1860, che espropriò tutti i beni delle Corporazioni religiose, l’Erario dello Stato, ritenendo erroneamente che i beni fossero degli Agostiniani, li acquisì nonostante le proteste del Parroco Don Prospero Pini e del Capitolo.
Il Tribunale di Firenze accogliendo le tesi e le prove presentate dal difensore dette ragione al Parroco ed alla Curia, restituendo i beni sequestrati ai legittimi proprietari.
Aspetto esterno
La chiesa, un tempo era annessa ad un complesso monastico, si presenta oggi in forme barocche.
All’esterno è preceduta da un portico a tre fornici, al grande portale si affiancano due finestre quadrate, anch’esse di cospicue dimensioni, sopra il portico, che sostiene la cantoria, si apre una grande finestra e sopra un piccolo oculo ovale.
L’elaborato campanile a vela, con due fornici sovrapposti, è disposto sulla destra, sopra l’edificio conventuale.
Interno
L’interno, rimodellato in stile barocco, è ad aula unica, privo di transetto.
Al di sopra dell’altare di sinistra si può ammirare un dipinto: Cristo e angeli con i santi Nicola da Tolentino, Agostino, Monica, Liborio e Tommaso da Villanova, datato 1689, riferibile all’ambito di Giacinto Gimignani.
Ai lati dell’opera pittorica due stucchi di Santi, a sinistra un Santo dalla lunga barba, con una tunica e una croce in mano, forse un apostolo.
La figura di destra riproduce un Santo martire, un giovane vestito di paramenti diaconali, con la palma del martirio nella mano destra e con un libro nella sinistra.
Sopra l’altare maggiore, una grande raggiera in legno dorato sulla quale spiccano nuvolette argentate con volti di putti color oro contiene la venerata effige quattrocentesca di Santa Maria in Monticelli, un frammento di affresco staccato e riportato su tela, raffigurante la Vergine orante, probabilmente ridipinto nel XIX secolo ma il cui disegno è stato giustamente attribuito dallo storico locale Emilio Lucci alla mano di Piermatteo d’Amelia (1445/48 – 1506 ca.), di cui peraltro è noto attraverso le fonti archivistiche “il possesso della cappellania del SS.mo Salvatore, istituita dalla famiglia Zuccanti nella chiesa rurale di S. Maria in Monticelli“.
Probabilmente l’affresco raffigurava originariamente la Madonna con in braccio il Bambino, oltre alla ridipintura ottocentesca ha subito anche un ulteriore maldestro restauro. Al lato destro dell’altare un bel crocifisso del ‘700 in legno scolpito e dipinto. Sempre sulla parete di fondo, a sinistra e a destra dell’icona mariana, due nicchie nelle quali sono posizionate due statue di gesso relativamente recenti: il Sacro Cuore e San Giuseppe.
Altri due dipinti settecenteschi ornano le pareti laterali dell’altare maggiore, a sinistra: Madonna col Bambino tra i santi agostiniani Tommaso da Villanova, Nicola da Tolentino e Guglielmo di Malavalle.
Nella parete di fronte, al di sopra della porta d’ingresso in sagrestia, sono raffigurate le Sante agostiniane Cristina da L’Aquila, Chiara da Montefalco e Rita da Cascia in adorazione di Gesù crocifisso.
L’altare di destra, riccamente decorato con cornice muraria e stucchi in bassorilievo, contiene in una nicchia la statua di Santa Eurosia (lì collocata nel ‘900); ai lati due bei stucchi statuari settecenteschi di bella fattura a grandezza naturale raffiguranti Profeti dell’Antico Testamento: probabilmente Isaia ed Ezechiele.
Fonti documentative
CERASI UMBERTO Sintesi di alcuni documenti d’archivio della Curia Vescovile di Amelia liberamente tratti e raccontati da Umberto Cerasi, Amelia, dicembre 2006
TARQUINI ROBERTO Cenni Storico Artistici testo non pubblicato
http://turismoqr.it/amelia/fornole.html
http://www.chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/AccessoEsterno.do?mode=guest&type=auto&code=16611&Chiesa_di_Santa_Maria_dei_Monticelli__Amelia
Fonte fotografica
L’immagine di repertorio è tratta da:
http://www.cineprospettive.it/index.php?option=com_location&view=location&id=5102&Itemid=195
Nota di ringraziamento
Si ringrazia la diocesi di Terni – Narni – Amelia per la gentile collaborazione e per aver consentito la pubblicazione.
Si ringrazia altresì il gentilissimo parroco Don Roberto Tarquini per la cortesia e per le preziose informazioni fornite.
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini.
Da vedere nella zona
Collicello
Castello di Collicello
Abbazia di Santa Maria in Canale
Castello di Canale
Convento Francescano
Chiesa della Madonna delle Grazie
Grotta di San Francesco
Foce
Castello di Foce
Chiesa di San Gregorio
Chiesa di Santa Maria delle Grazie
Fornole
Castello di Fornole
Chiesa di San Silvestro
Macchie
Montecampano
Castello di Montecampano
Porchiano
Castello di Porchiano del Monte
Chiesa di Santa Cristina
Monastero della Santissima Trinità
Chiesa di Sant’Antimo
Chiesa di San Simeone
Sambucetole
Castello di Sambucetole
Monastero di Sant’Angelo in Ciricano
Castello di Lacuscello