Chiesa di Santa Maria Assunta – Torreorsina (TR)

La chiesa in origine venne chiamata Santa Maria Nuova o San Rocco, per distinguerla da quella omonima dentro il castello (che poi sarebbe diventata Sant’Antonio) e San Rocco perché ha sostituito la precedente chiesa dedicata a questo santo e demolita nel XX secolo.

 

Cenni Storici

In un atto del notaio Papiniano Tanchi della Torre datato 14 ottobre dell’anno 1579, apprendiamo che: adunato il Consiglio Comunale alla presenza del Massaro Ser Annibale Tanchi nonché dei tredici consiglieri, si autorizzava Paolo Martelli ad erigere una chiesa, sul colle prospiciente, lungo la strada di accesso, con cappella in onore a S. Rocco protettore, riservata alla comunità “EXTRA PORTA DICTI CASTRI“.
La nuova chiesa doveva sorgere “tutt’intorno alla cappella di San Rocco, fuori della porta del castello dalla stessa università dedicata e iniziata al tempo della peste“.
La costruzione fu portata a termine entro l’anno seguente (1580) come possiamo leggere chiaramente sulla facciata; ad essa fu dato il nome di S. Maria Nuova o S. Rocco per distinguerla dalla vecchia parrocchiale del XIV sec. e le più ricche famiglie del paese ne arricchirono poi le cappelle di loro giuspatronato, fatta eccezione per quella di S. Rocco a cui provvedeva il signore del feudo, dopo che nel 1639 Giovanni Battista Tanchi erede del Martelli donò lo Juspatronato sulla chiesa ad Orazio Orsini.
Nonostante la scritta che definiva il completamento della chiesa nel 1580 qualcosa però doveva essere andato storto in quanto in un atto del 15 luglio 1588 si legge che la chiesa non era ancora completata e che i massari di Torre Orsina promettono di pagare al reverendo Paolo Martelli “de scudi tanti quanti sua reverentia despenderà per la nostra comunità“.
Nel 1639 don Giovanni Battista Tanchi erede di Don Paolo la concesse in iuspatronato ad Orazio
Orsini dalla quale passò alla famiglia dei Mattei, duchi di Paganica.
Con testamento del R.D. Cresio Tesei stipulato il 25 ottobre 1645 dal notaio Giovanni Battista Tanchi, si istituirono quattro cappellanie Tesei con l’obbligo ai quattro cappellani, di nomina del comune, di fare scuola alternativamente un anno ciascuno.
Nel febbraio 1721, come rileviamo da un libro dei consigli comunali, il Duca Giuseppe Mattei-Orsini padrone del feudo, voleva donare la chiesa di S. Maria Nuova fuori la Porta della comunità, tanto più che il Vescovo di Spoleto ne era desideroso.
Il consiglio decise di accettare purchè il Duca pagasse i restauri da farsi all’interno e fuori la facciata che si trovava in pessimo stato, così come le cappelle fossero restaurate dagli giuspatronatari, esclusa quella di S. Rocco di competenza del suddetto Duca.
La cosa non ebbe più seguito tanto che nel 1752 passò con altri possedimenti alla duchessa Faustina Mattei Orsini la quale vendette i suoi diritti feudali compreso la giurisdizione sulla chiesa ai conti Manassei, sotto i quali si portò a compimento la facciata, come ricorda lo stemma della famiglia posto sopra al portale.
Con la seconda metà del XVIII sec. il tempio ritornò al suo antico splendore grazie a Mons. Giuseppe Manassei Protonotario Apostolico, Barone di codesta terra, il quale per intercessione sua presso il Papa Clemente XIII, ne ottenne l’elevazione a Collegiata dal 1758.
Ancora per intercessione di Mons. Manassei, al clero di Torre Orsina, in data 22 settembre 1764, fu concesso il corpo del soldato romano martire Teodoro, estratto dalla catacomba di S. Saturnino ossia Cimitero di Trasone in Roma, il quale nel novembre 1765 fu acclamato per comprotettore di Torre Orsina.
Da un manoscritto dal titolo “Libro delle entrate ed uscite di San Teodoro martire dall’anno 1765“, si rileva che nel mese di aprile del 1869 con i redditi di un vacante Beneficio Tesei, si diede mano ad un’opera di restauro durata cinque mesi con cui fu rifatto il cornicione, ridotti a migliore forma gli archi delle cappelle e riformata la cupola, quindi fu riaperta al culto in occasione della festa di San Teodoro che ebbe luogo il 28-29-30-agosto.
 

Aspetto esterno

Il tempio, di stile prettamente manieristico, ci si presenta rialzato rispetto al piano stradale in cima ad una moderna scalinata e, si compone di una facciata divisa in due ordini mediate una cornice marcapiano ove è scritto : “SAULUS MATELLUS AD HONOREM DEI ET VIRGINIS MARIAE FECIT 1580” (Paolo Martelli ad onore di Dio e della Vergine Maria fece nel 1580).
Nella parte inferiore lo spazio è scandito da quattro paraste con al centro un portale timpanato avente nel mezzo lo stemma dei Manassei; nella parte superiore il corpo centrale è raccordato con il timpano mediante volute rovesciate, in cima una statua della Madonna, opera dello scultore Aurelio De Felice (ivi nato, deceduto e sepolto), soprastante lo stemma dei Martelli.
Alla base della scalinata di accesso, nel 1992, il Maestro De Felice volle che fossero poste due statue in pietra raffiguranti l’Annunciazione da lui donate.
Nella parete destra in una pietra angolare che delimita esternamente il transetto c’è una pietra dove compare la scritta “ROCHO“, pietra recuperata dalla demolita chiesa di San Rocco che ne riporta il nome.
 

Interno

L’interno a navata unica coperta con volta a botte, è fiancheggiata da due cappelle laterali per parte; la cupola, le cui dimensioni si accordano con l’ampiezza della navata poggia all’incrocio con il transetto.
Tra alti pilastri si aprono le arcate delle cappelle laterali che sostengono la trabeazione, su cui poggiano il cornicione e la volta, questa è interrotta da nicchie nelle quali si aprono le finestre.
Lo schema adottato all’interno, quello dell’unica navata con transetto e cappelle laterali con volte a botte, incontrarono nella seconda metà del XVI sec. una notevole fortuna, anche perché tali chiese rispondevano alle esigenze controriformistiche del Concilio di Trento.
L’organismo architettonico risulta unitario con la cupola, la coesione è accentuata dal fattore luminoso che da rilievo alle membrature architettoniche.
Entrando, a destra troviamo la cappella della famiglia Lorenzoni con una tela del XVII sec. raffigurante la Madonna del Carmine in cielo tra due angeli, sotto S. Agostino e S. Giovanni Battista, antistante l’altare, funge da acquasantiera l’antico Fonte Battesimale trasportato da Collestatte nel 1560 alla parrocchiale di S. Maria (S. Antonio); segue la cappella di S. Lorenzo della famiglia Zucchetti- Paluzzi con un quadro del XVIII sec. ove i SS. Lorenzo, Domenico e Lucia rivolgono lo sguardo al cielo in cui è la Madonna attorniata da angeli.
Nel transetto di destra, anch’esso delimitato da una balaustra in marmo, la Cappella del Crocifisso, con una tela raffigurante Cristo in croce tra la Maddalena e S. Giovanni Battista e cherubini in cielo, già appartenuta ai Tanchi, dove nel 2018, a cura della famiglia Franceschini, hanno trovato posto in esposizione i reliquiari della parrocchia e la statua raffigurante S. Sebastiano.
L’opera è il frammento di una composizione, con il martirio del Santo apposto sull’altare della piccola chiesa a lui dedicata, demolita intorno agli anni sessanta del sec. XX.
Per salvare la memoria forse per la qualità artistica, la statua fu rimossa dalla parete anche se privata dei suo contorno, fu conservata in vari ambienti fino a che la generosità di un donatore ne ha permesso la rinascita.
La statua, attribuita ad un ignoto scultore del XVI secolo, era stata costruita sul posto utilizzando un’armatura dl ferro e legno legati con cascami dl canapa, quindi modellata con intonaco di calce ed inerti, poi finita con uno strato di stucco lustro.
Dopo la rimozione dalla sede originaria l’opera era stata completamente ridipinta trasformandone l’espressione e l’anatomia, inoltre per adattarla al nuovo sito ne furono amputate le gambe.
L’intervento di restauro eseguito nel 2018, ha interrotto l’azione di degrado che stava subendo e ha restituito la dignità artistica che l’opera possedeva.
Il presbiterio è rialzato di tre gradini e diviso dalla navata da una balaustra a colonnine, ai lati sulle colonne due nicchie con le statue di Santa Rita a destra e San Rocco a sinistra.
Sull’altare maggiore entro una elaborata cornice in pietra con colonne di stile corinzio, si ammira un dipinto di scuola romana del XVII sec. raffigurante una Gloria di S. Rocco di buona fattura (restaurata dalla Fondazione Carit nel 2001); ai lati un Crocefisso con la statua della Maddalena dolente e a sinistra una Pietà in gesso.
Nell’arco della volta Gesù in gloria tra angeli.
Sotto il moderno altare c’è l’urna contenente il corpo di San Teodoro Martire, raffigurato in una statua lignea del 1769 eseguita da Matteo scultore tedesco in Roma, dipinta da Mattia da Mare, con una veste ornata dai gioiellieri Carlo Sirtori e Filippo Pozzi di Roma.
Nel transetto di sinistra troviamo la cappella dedicata un tempo alla Madonna del Rosario, come possiamo ancora vedere nei tondi dipinti ai lati dell’altare con scene della passione di Cristo, oggi dedicata all’Assunta, dove trovasi anche l’organo donato dal Maestro De Felice, eseguito dalla Ditta Pinchi di Foligno nel 1988 su un ballatoio ligneo dei primi dell’800 di un precedente organo.
A seguire la cappella della SS. Annunziata della famiglia Camporeali con una mediocre Annunciazione di artigianato locale.
Per ultima troviamo la cappella del Battistero ove spicca una apprezzabile tela con la Madonna in trono tra S. Giuseppe e S. Giovanni Battista (restauro della Fondazione Carit nel 2001);
Sia la statua lignea di S. Teodoro che quella di S. Sebastiano sono state restaurate dalla ditta “Conserva” di Gianni Castelletta.
In sagrestia sono conservate tre tele raffiguranti una Madonna del Rosario tra i SS: Caterina e Domenico, un S. Giuseppe col Bambino ed una Sacra Famiglia del XIX sec; un calice in argento sbalzato a piede mistilineo triangolare di pregevole fattura, donato nel 1784 da Mons. Lorenzo Zucchetti Paluzzi, Vicario Generale del vescovo di Corneto (Tarquinia) dopo una guarigione ottenuta per intercessione di S. Teodoro ed un Cristo ligneo del XVIII secolo.
 

Fonti documentative

G. Guerrini – Le chiese di Santa Maria tra Medioevo e la Modernità nell’Arcidiocesi di Spoleto – Norcia – 2007
Cartellonistica in loco con la ricerca storica curata dal Sig. Andrea Giardi
 

Mappa

Link coordinate: 42.572776 12.735442

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