Chiesa di Santa Maria Assunta – Quadrelli di Montecastrilli (TR)
Cenni Storici
Pur non conoscendo l’anno dell’edificazione, l’origine della chiesa di S. Maria Assunta in Quadrelli è facilmente individuabile intorno ai secoli XI e XII.
Molto del materiale utilizzato, proviene dalla vicina città romana di Carsulae, tuttavia, data la presenza in loco di numerosi elementi lapidei di carattere funerario (urne e cippi), possiamo supporre che a Quadrelli esistesse un piccolo insediamento romano le cui pietre furono utilizzate per l’erezione della attuale chiesa parrocchiale.
Nel medioevo, la chiesa dipendeva dal priorato benedettino di S. Croce in Quadrelli, del quale si è persa completamente ogni traccia (era situato nella zona in cui sorge oggi il locale cimitero).
Facciata
Il portale in pietra, è sormontato da un arco a tutto sesta che forse ospitava una immagine sacra ad affresco; sopra il portale, la bifora è sorretta da un cippo romano recante l’iscrizione “FLAMINI VS SEX“; sono inoltre facilmente individuabili le tracce dell’antico campanile a vela demolito all’inizio del XX secolo.
A sinistra del portale di ingresso, si trova un frammento di epoca romana di sarcofago (o di urna cineraria) recante un elmo, mentre, a destra della porta della sagrestia, si trova un altro frammento romano raffigurante le porte degli inferi affiancate da due asce bipenne (delle quali solo una è visibile).
Interno
La struttura presenta un’unica navata con abside semicircolare e copertura a volta.
L’aspetto attuale della chiesa è il risultato di un accurato intervento di restauro iniziato nel 1995.
L’interno ha seguito varie fasi evolutive: come tutte le chiese ad essa contemporanee, anche la chiesa di Quadrelli fu, dal XIII al XVI secolo decorata con affreschi: lo testimoniano le tracce presenti in più punti.
Nel 1574, la chiesa fu ispezionata dal visitatore apostolico Pietro Camaiani, il quale ci informa che l’edificio non versava in buone condizioni e che gli affreschi “dovevano essere ridipinti o coperti con intonaco, perché molto rovinati“.
Dopo il rovinoso terremoto, all’inizio del XVIII secolo, furono rinforzate le pareti interne dell’edificio con paraste e archi a tutto sesto nei quali trovarono posto gli altari laterali (poi rimossi).
Il pavimento è composto di marmi policromi provenienti dalla basilica di S. Pietro in Vaticano e qui ricomposti nel 1934; essi furono donati da mons. Nicola Canali (nativo di Quadrelli, poi cardinale) in memoria del venerabile card. Raffaele Merry dal Val (segretario di stato del papa S.Pio X).
Altare: Originariamente era collocato nell’oratorio della Madonna del Rosario; in marmi policromi, come il pavimento e il tabernacolo eucaristico, anche l’altare proviene dalla basilica di S. Pietro in Vaticano.
Abside: di anonimo, Cristo Pantocratore tra due angeli, affresco, XVI secolo. Il libro aperto reca la scritta: “ego d. b. via veritas et vita“; al posto del verbo “sum“, l’autore ha inserito l’abbreviazione “d.b.“, forse queste erano le iniziali del suo nome.
A destra dell’abside: di anonimo, S. Sebastiano, gesso, 1527, opera restaurata in Biagetti. Ai piedi del santo martire l’iscrizione “SANSEBASSTIANVS” [sic]; sul lato posteriore, non visibile, è stata incisa con uno stilo la frase: “... martij 1529 … da sylvano de quadrelli” (… marzo 1529 … da Silvano … di Quadrelli).
Tabernacolo eucaristico: marmi policromi (provenienti dalla basilica di S. Pietro in Vaticano), consolle di tiglio laccata e dorata a foglia (XVIII sec.), completamento pittorico ad opera della pittrice Daniela Tilli di Acquasparta.
Sagrestia: Anonimo, I santi Emidio e Sebastiano, olio su tela, prima metà del XVIII secolo. Anonimo, S. Domenico da Cocullo, olio su tela, inizi del XX secolo.
Fonte battesimale, arenaria, 1575.
Cippo romano (ora acquasantiera) usato in precedenza come base d’altare.
Primo arco a sinistra: anonimo, Deposizione o Pietà “vesperbild” (del vespro del Venerdì Santo), cocciopesto con tracce di policromia (manto della Madonna), XV secolo (tale gruppo scultoreo fu rinvenuto nel 1995 murato all’interno della monofora a destra dell’abside), opera restaurata in memoria di Grazia Sebastiani Fagiani.
Secondo arco a sinistra (ex altare di S. Pio X, già di Domenico da Cocullo): anonimo, Cristo in croce con, a Addolorata e S. Pietro e, a destra, S. Giovanni Evangel (forse S. Paolo), affresco, fine del XIV secolo. Da notare un albero e non su un comune palo (forse in riferimento dell’ arbor vitae, l’albero della vita).
Terzo arco a sinistra (ai lati dell’organo): anonimo, S. Francesco (a destra) e tabella dedicatoria (a sinistra), affresco, 1403, restaurata n memoria di sr. Maria Cecilia della congregazione delle suore francescana dell’Atonement. L’iscrizione recita: “hoc ima(go) fecit fieri ser Jacobus magister Paulo pro anima patris sui sub anno domini (M)CCCCII1” (questa immagine fu fatta fare dal signor Giacomo di maestro Paolo per l’anima di suo padre nell’anno del Signore 1403).
L’organo a canne fu costruito in Francia con materiale tedesco, fu di proprietà dell’organista della basilica di Pompei, poi del maestro Fabio Ciofini di Arrone (TR) che, grazie all’opera del maestro organaro Marco Valentini di Pozzo di Gualdo Cattaneo (PG), lo ampliò e lo adattò per una migliore resa musicale nell’anno 1997; è stato acquistato dalla comunità di Quadrelli nella Pasqua del 2006.
A sinistra dell’abside: anonimo, Tabernacolo, pietra locale, XV-XVI secolo (la porticina di tabernacolo è opera del restauratore contemporaneo Giovanni Manuali di Perugia). Lo stemma gentilizio nel pennacchio inferiore non è stato identificato. Antico tabernacolo eucaristico, è oggi utilizzato come tabernacolo per i Sacri Oli.
Controfacciata e parete laterale destra (rispetto a chi entra) ad essa contigua: affreschi.
Tra quelli presenti nell’edificio sacro, essi sono, a buon titolo, i migliori per fattura, conservazione e recupero. Nel registro superiore sono presenti (da destra a sinistra): una Madonna col Bambino, S. Giuliano l ‘Ospedaliere (con gli attributi iconografici dell’abito gentilizio, del falcone e della spada) e un’altra Madonna col Bambino.
Nel registro inferiore, S. Francesco, S. Antonio di Padova e S. Antonio abate, una Madonna col Bambino e un difficilmente leggibile S. Bernardino da Siena con in mano la tavoletta con il SS. Nome di Gesù (JHS).
Tra i due registri corre l’iscrizione: “h(o)c opu(s) fecit (f)ieri Antoni(us) de palatio MDXXIII” (quest’opera la fece fare Antonio “de palatio” nel 1523).
Sulla parete sinistra, si trova la figura di un colossale S. Cristoforo (che reca sulle spalle il Gesù Bambino, si intravede un piede), di S. Caterina d’Alessandria (con la ruota dentata) e di un’altra Santa non identificata.
Primo arco a destra (ex altare di S. Antonio abate): attribuito ad Andrea Polinori, S. Antonio abate in meditazione, olio su tela, anni ’20 del XVII secolo, opera restaurata in memoria di Bonaventura Mazzanti.
Secondo altare a destra (ex altare di S. Sebastiano): anonimo artigiano dell’Italia meridionale, Madonna Assunta, cartapesta dipinta, 1905.
Fonti documentative
Informazioni sul posto
Nota di ringraziamento
Si ringrazia la Diocesi di Orvieto-Todi per la disponibilità e per aver concesso le autorizzazione alla pubblicazione.
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