Chiesa di Santa Maria Assunta – Casalalta di Collazzone (PG)

La chiesa sorge all’interno del castello di Casalalta e una torre perimetrale è stata utilizzata come campanile.

 

Cenni storici

Secondo le fonti d’archivio, la Chiesa di Santa Maria Assunta di Casalalta venne edificata nel 1421 all’interno delle mura, utilizzando in parte le mura stesse del castello ed il torrione su cui fu elevato il campanile.
Dei tre altari che la chiesa presentava, quello laterale sinistro, dedicato a Sant’Andrea Apostolo, fu edificato tra il 1507 ed il 1516.
Nel 1507 appunto si ricorda il testamento di Bartolomeo del fu Andreolo (Pucci) detto “el Peccia” che lasciava alla chiesa ben 14 ducati d’oro larghi per fondere la campana, sedici ducati per pagare mastro Giovanni di mastro Guglielmo lombardo del Lago Maggiore che stava facendo la cappella di famiglia, (la cappella di Sant’Andrea) dieci ducati d’oro pro pentura figurarum et tabule ante altare dicte cappelle, dieci libbre per una nuova lastra tombale eseguita da mastro Martino da Bettona, un ducato per una tovaglia d’altare ed infine sette ducati d’oro larghi per una pianeta di velluto cremisi con una frangia d’oro.
In un inventario ecclesiastico si trova infatti una descrizione della chiesa e proprio alla parete sinistra compare “l’altare sotto il titolo di Sant’Andrea apostolo con l’immagine del santo dipinta in muro, una Madonna con Figliolo in braccio ed un Crocefisso tutti dipinti in muro. Quale altare chiamasi della casata Pucci“, si tratta proprio dei dipinti fatti eseguire da Bartolomeo Pucci tra il 1507 anno del testamento, ed il 1516, anno del codicillo aggiunto dallo stesso donatore che nel frattempo non era ancora morto.
Nel 1574 Mons. Camaiani vi trovò la parrocchiale in pessimo stato con i tetti in pericolo di imminente crollo, l’altare ricco di immagini dipinte ma semidistrutte per la vecchiaia, quindi ordinò di farle ridipingere da un buon pittore, inoltre rilevò che il tetto della chiesa era troppo alto rispetto al pavimento, tanto da restituire al tempio un aspetto deformato.
Il fonte battesimale era già eretto, ma il vescovo decretò “una più conveniente costruzione” perché non ritenne tollerabile quella esistente.
La chiesa fu dotata nel 1861 di un organo realizzato nel 1852 dai fratelli Martinelli di Gubbio, ancora oggi collocato nella cantoria di controfacciata.
 

Aspetto esterno

L’esterno del tempio propone pareti laterali in pietra arenaria, ormai quasi a facciavista, solo con residue tracce di un vecchio intonaco; il prospetto principale a due spioventi, collocato sopra una rampa di undici gradini antistante la piazza pavimentata, è invece realizzato in mattoni, caratterizzato dal portale con cornice in pietra modanata e dal rosone sovrastante, con due nicchie semicircolari laterali predisposte per contenere statue di santi.
La lapide in pietra arenaria collocata sopra il portale principale ricorda l’intervento di restauro dell’esterno dell’edificio, compresa evidentemente la facciata in mattoni, terminato nel 1883.
Murata sopra l’ingresso laterale è conservata una lapide, con scolpita una croce pontificale, e la data del 1642, accompagnato da una iscrizione che indica la dedicazione a Santa Maria Assunta in Cielo: TEM.D. MAR.A MDCXLII (Templum dicatum Maria 1632).
l’architrave modanato dell’ingresso laterale, in pietra arenaria molto consumata, riportava la data del 1512 ora non più leggibile.
Ha un modesto campanile collocato sul retro dell’edificio, anch’esso innalzato sui resti di una delle torri di cinta dell’antico castello, nel quale sono presenti 4 campane.
La minore di esse, risalente al 1877 ma non firmata, si può attribuire ai fonditori Giustiniani che, proprio nello stesso anno, realizzarono anche il campanone della vicina Collazzone; la seconda maggiore venne fusa nel 1767 dal trevano Carlo Antonio Petrolini, già noto in questo territorio per altre sue opere.
La campana maggiore e la terza vennero rifuse dalla fonderia Mazzola negli anni 1978-’79, probabilmente in sostituzione di una preesistente campana danneggiata da un malfunzionamento della prima elettrificazione.
 

Interno

La quattrocentesca chiesa parrocchiale di Santa Maria Assunta, edificata utilizzando in parte le mura del castello, presenta un impianto ad aula unica, intonacata e decorata, coperta da crociere con sottarchi poggianti su paraste tuscaniche.
Entrando sulla parete destra troviamo la cappella Pucci dove sopra l’altare campeggia l’affresco cinquecentesco con Sant’Andrea apostolo, la Madonna con il Bambino in trono e San Sebastiano e nella spalla destra dell’arco Sant’Antonio abate, mentre nella parte superiore una Crocifissione con due angeli che raccolgono il sangue delle ferite delle mani; nel sott’arco un sole con il simbolo di San Bernardino.
Stando alle informazioni scritte nel catalogo della Fondazione Federico Zeri l’affresco è attribuito a Matteo da Gualdo.
Oltre questo altare si apre la porta verso l’esterno della parete destra ed è contornata nella parte alta dai misteri del Rosario.
Il presbiterio, sollevato e separato dalla navata da una balaustra in pietra, termina in un’abside semicircolare con archi e lesene che risalgono al 1950 ed è sormontata da un catino affrescato, antistante quello originale.
L’affresco mariano del nuovo catino absidale, antistante quello originale, e le decorazioni di archi e lesene risalgono al 1930 e sono opera del pittore tuderte Benedetto Cascianelli, che vi ha rappresentato la Vergine tra le nubi contornata da Angeli ed ai suoi piedi il castello di Casalalta e Collazzone.
Dietro questa nuova abside si apre l’abside originaria, visibile attraverso tre finestre dietro l’altare, che conserva un ciclo di affreschi del XV secolo con l’Assunzione ed Incoronazione di Maria Vergine attribuito ad un (pittore spoletino della seconda metà del ‘400), composta dalla scena dominante in posizione centrale, attorniata da una schiera di apostoli e da due angeli.
Nella parete destra del presbiterio si trova una epigrafe murata che ricorda il radicale restauro, a partire dalle fondamenta, effettuato nei primissimi anni del XX secolo, che fornì al tempio una “forma completamente nuova“; a questo intervento risalgono, tra l’altro le volte e la nuova abside che nasconde quella originaria; la chiesa fu poi consacrata dal Vescovo di Todi, Mons. Giuseppe Ridolfi l’8 novembre 1902.
Nella parete sinistra invece oltre la porta della sacrestia, c’è un tabernacolo per contenere gli oli sacri.
L’altare maggiore è realizzato in marmi policromi.
Scendendo nella parete sinistra troviamo il terzo altare dove campeggia una tela del Polinori, del XVII secolo, raffigurante Santa Liberata e Santa Faustina, ha preso il posto degli affreschi non più esistenti sopra l’altare sinistro; la tela riporta i nomi di Pietro e Valerio Pucci Priori con la data 1636.
Il culto di santa Liberata era molto forte tra la popolazione tanto che la considerano loro protettrice; essa viene festeggiata il 18 gennaio (festa liturgica), la domenica dopo Pasqua (con apposita processione dal paese alla chiesetta della Santa) ed il 5 agosto.
Proseguendo verso l’uscita si trova un confessionale in legno incassato in una nicchia della parete e subito dopo un tabernacolo in pietra arenaria con uno sportellino contenente gli oli sacri; sull’architrave dello stesso compare la scritta: TEMPORE DOMINI FRANCISCI MDXXVII.
In controfacciata un altro tabernacolo in pietra ben più grande, ben decorato e con timpano, contiene il Fonte Battesimale.
La cantoria in controfacciata, sorretta da colonne, ospita l’organo ottocentesco dei fratelli Martinelli di Gubbio.
Quest’organo, costruito dai fratelli Martinelli di Umbertide nel 1852, venne riadattato alla chiesa curata di Casalalta da Domenico Gallesi di Perugia e fu pagato dalle compagnie del Ss. Rosario, di Sant’Antonio abate, di Santa Liberata e di Sant’Eurosia; costò 160 scudi e fu inauguralo il 15 agosto 1861.
Dopo il restaurato fu suonato dal maestro Onorino Baldassarri il 14 agosto 1986 nel corso di una serata musicale di grande impatto emozionale.
 

Statua della Madonna Assunta (Madonna vestita)

Nell’antica abside su un piedistallo è posizionata una bellissima statua settecentesca in legno della Madonna Assunta con abiti finemente ricamati.
La statua originale è spoglia ed è stata restaurata nel 2022 e con il restauro si è provveduto a rifare le vesti; quelle vecchie erano ottocentesche (ora conservate nella teca accanto) ma molto lacere.
Ad un’attenta osservazione della posizione delle mani e del volto si può sospettare che in origine l’immagine sia nata come Madonna Addolorata e solo successivamente adattata ad Assunta in armonia con la dedicazione della chiesa in cui è inserita.
La Madonna molto venerata nella parrocchia, è riferimento di profonda devozione e viene portata in processione durante le feste paesane.
 

Assunzione ed d Incoronazione della Vergine

Pittore della Seconda metà del XV secolo
Assunzione ed Incoronazione della Vergine affresco diametro 520 cm.
L’affresco riveste l’antico catino absidale, oggi occultato da una nuova abside costruita in seguito ai lavori di restauro cui la chiesa fu sottoposta ai primi del Novecento.
L’opera presenta in alto, in posizione centrale, un ampio clipeo con fasce a più colori, l’esterna, “abitata” da una sequenza di cherubini.
All’interno è raffigurato il tema principale dell’affresco; vi trovano posto l’Eterno seduto in trono con la mano destra alzata nel gesto di benedizione, mentre con la sinistra adagia la corona sul capo della Vergine, inginocchiata ai suoi piedi.
Il fondo dorato, il cui impiego è limitato a questa sola porzione dell’affresco, sottolinea la solennità dell’evento e da risalto alla figura stessa della Vergine, avvolta nel consueto manto azzurro.
In posizione simmetrica, ai lati del clipeo, due angeli oranti osservano inginocchiati, levitanti su nuvolette.
Alla scena assistono gli apostoli, in due gruppi affrontati, disposti in piedi sulla fascia inferiore del dipinto, colti in atteggiamenti di manifesto stupore.
In origine la loro precisa individuazione era garantita dalla presenza dei nomi apposti al di sotto dei personaggi, oggi in gran parte scomparsi.
Lo spazio centrale, in asse con la soprastante Incoronazione, ospita il sarcofago della Vergine, ornato di fiori, e rimasto vuoto a causa del destino glorioso di Maria assunta in cielo.
Subito al di sopra del simulacro marmoreo, è la figura dell’apostolo Tommaso, nell’atto di raccogliere la cintola della Vergine da lei gettatagli come prova della sua assunzione, episodio narrato nei vangeli apocrifi.
Poche le connotazioni paesaggistiche inserite dall’artista che si limita a delineare, oltre ad un pianoro sassoso dove gli apostoli assistono alla scena, un fondale collinare intervallato da rare pianticelle, il tutto reso con estrema sintesi.
Lo stato di conservazione in cui l’affresco versa è complessivamente mediocre, per le molte cadute di colore e conseguenti ridipinture, soprattutto nella zona di sinistra, più danneggiata.
L’opera, dal punto di vista della lettura critica, é pressoché inedita.
La prima ed unica notazione spetta all’erudito Giuseppe Fabretti, in un manoscritto non datato, ma da porsi intorno agli anni settanta del secolo scorso, dove, trattando della “storia ecclesiastica di Casalalta“, a proposito della chiesa dell’Assunta riporta quanto segue:
A tergo dell’altare maggiore si vedono dipinti a fresco i dodici Apostoli con la Madonna Santissima. Alcuni intendenti che quivi si portano ad osservare giudicano il dipinto di Giotto, o almeno della sua scuola. Altri intelligenti sono di opinione che le nominate pitture siano di Pier Antonio da Foligno, o vero della sua scuola“.
Il riferimento è chiaramente a Pierantonio Mezzastris, al Fabretti però del tutto sconosciuto, se poi afferma quanto segue; “Di questo Pier Antonio pittore di Foligno mi rimane a sapere in che secolo viveva, per stabilire in qualche maggior modo l’epoca dell’affresco dipinto, che il giovane pittore Luigi Carattoli di Perugia osservava nell’ottobre 1866 dandomene cenno.
I paesani tengono in venerazione assai simili immagini
“.
Dal punto di vista iconografico, forte è il legame di dipendenza dalla celebre impresa spoletina di Filippo Lippi nell’abside della cattedrale.
Soprattutto nell’impostazione della scena di incoronazione, si misura con chiarezza il debito verso il prototipo; vi si osserva lo stesso utilizzo dell’oro, del clipeo multicolore ed in generale di una cromia di spiccata vivacità, peraltro molto provata dal “tempo” nel nostro caso.
Nel ciclo spoletino, al di sotto della scena con l’Incoronazione è il riquadro dove è rappresentato l’antefatto, ovvero il momento dell’orazione funebre davanti alla salma della Vergine.
Questo aspetto viene tralasciato nell’affresco di Casalalta, nel quale è proposta una soluzione unitaria riferita ad un momento successivo, quello dell’Incoronazione di Maria, evento cui gli apostoli mostrano di assistere “in diretta” in un misto di incredulità e stupore.
Il momento precedente, l’altrettanto sconvolgente episodio dell’Assunzione, è richiamato solo con allusioni, in particolare il sepolcro vuoto.
Per la datazione dell’affresco, un primo significativo termine post quem ci è fornito dalla stessa ultimazione del ciclo della Cattedrale di Spoleto, concluso nell’anno 1469.
Un riferimento più preciso potrebbe essere ricavato dallo stemma presente ai lati dell’affresco sulla cornice che si connota, per la presenza della mitria, come appartenente necessariamente ad un vescovo da cercare nella diocesi di Todi entro la quale Casalalta era compresa.
Si tratta con buona probabilità dell’arma di Francesco Moscardi, originario di Sutri vescovo di Todi dal 1474 al 1500 o al più del suo successore e nipote Basilio Moscardi, insediato ufficialmente nel 1501 e morto nel 1515, non mi é stato possibile individuare lo stemma araldico della famiglia Moscardi.
Dalle verifiche fatte, comunque, l’arma dell’affresco di Casalalta non corrisponde né a quella del vescovo Alaleoni, in carica prima di Francesco Moscardi, né a quella del vescovo Biliotti, insediatosi dopo Basilio.
Ad indirizzare verso il primo Moscardi, Francesco, oltre che una maggiore pertinenza del periodo di carica con i caratteri stilistici offerti dall’affresco, concorre anche la forte devozione alla Vergine in quegli anni promossa dalla predicazione del francescano dell’Osservanza Bernardino da Feltre.
Tale devozione fu prontamente accolta dallo stesso vescovo e dalla cittadinanza, che ratificarono, nell’anno 1488, per Todi ed i castelli limitrofi, un vero e proprio atto di sottomissione nelle mani della Vergine, alla quale vennero concesse le chiavi della città.
Possiamo così pensare che il clima di fervente devozione mariana allora respirabile nella diocesi tuderte rappresenti un contesto del tutto favorevole per la concezione dell’affresco d Casalalta.
Sul piano artistico, il debito culturale nei confronti di Spoleto, per l’autore dell’affresco, va oltre un semplice riferimento iconografico all’opera del Lippi scelta dettata probabilmente da una precisa, richiesta della stessa committenza e permea invece anche i caratteri di stile espressi dal pittore.
Vi si riscontra infatti una precisa consonanza con i modi in voga tra le botteghe spoletine della seconda metà del XV secolo, cui rimandano anche le tipologie dei motivi decorativi della cornice e le decorazioni stampigliate nella veste dell’apostolo.
La forma é risolta in gran parte per conduzione lineare, soprattutto nei volti, mentre qualche concessione ad una resa plastica delle forme si legge nelle fluenti vesti che avvolgono gli apostoli.
Linearismo ed uso spregiudicato del colore, acceso e a volte stridente, aspetti ben presenti nell’affresco, sono alcune delle principali caratteristiche che distinguono proprio l’ambiente dei pittori di area spoletina.
Tale ambiente non è certo estraneo nei decenni conclusivi del secolo, a riflessioni sulla lezione del celebre artista toscano.
Il pittore di Casalalta, il cui affresco può datarsi all’ultimo quindicennio del secolo, mi sembra possa essere avvicinato ad artisti di ambito spoletino quali il cosiddetto “Pseudo Zabolino” soprattutto nella sua fase più tarda e all’ugualmente anonimo “Maestro del Trittico di Arrone“.

Testo di Mirko Santanicchia
 

Nota

La pubblicazione è su gentile concessione della Diocesi Orvieto-Todi.
 

Fonti documentative

G. Comez F. Orsini – Collazzone venticinque secoli di storia – 1997
Cartellonistica in loco

https://chieseitaliane.chiesacattolica.it/chieseitaliane/schedacc.jsp?sinteticabool=true&sintetica=true&sercd=87200#

http://catalogo.fondazionezeri.unibo.it/scheda/fotografia/47601/Tilli%20Giugliarelli%2C%20Giuseppe%20-%20L%27Umbria%20illustrata.%20Casalalta%20%28Collazzone%29%20-%20Dettaglio%20dell%27Affresco%20nella%20chiesa%20parrocchiale%20attribuito%20a%20Matteo%20da%20Gualdo%20-%20particolare

 

Mappa

Link alle coordinate: 42.945588 12.437051

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