Chiesa di Santa Maria Assunta – Casa Castalda di Valfabbrica (PG)
Cenni Storici
La Pieve di Casa Castalda sorge nella parte estrema occidentale del territorio della diocesi di Nocera a cui appartiene sin dalle origini e il titolo di Plebs è associato solitamente ad un edificio antichissimo normalmente anteriore al mille spesso di alcuni secoli.
Nonostante le scarse notizie di cui si dispone si suppone che l’origine della chiesa sia probabilmente coeva a quella della fondazione del castello longobardo, entro le cui mura era stata eretta.
Sin dall’origine la chiesa venne dedicata a Maria SS. Assunta in Cielo.
Il documento più antico che attesta l’esistenza della pieve di Casa Castalda è costituito da un atto
del 13 novembre 1217, mediante il quale Raniero e Pietro della Serra (Brunamonti) dichiarano di vendere a Suppolino e a Rinaldo della Serra tutto ciò che i medesimi posseggono ” … in toto castro Casacastalde eiusque curte et in ho minibus” e quanto altro hanno “in plebe Casacastalde et in hominibus plebis ratione vel uso …”.
Un documento successivo che la cita ancora è datato 27 ottobre 1222 riguardante una sentenza per un contenzioso sorto fra il vescovo di Nocera e Suppolino e suoi figli ed altri della stessa famiglia, nobili e feudatari di Casa Castalda.
Il pievano Filippo risulta parte in causa in un atto stipulato in data 16 luglio 1274 fra il comune di Perugia e gli uomini della comunità di Casa Castalda, concernente la vendita di alcuni terreni da parte di quest’ultimi ai Perugini.
La chiesa compare nelle Rationes Decimarum la quale paga in data 23 giugno 1333: “Item habui a plebano de
Casa Castaldi, pro dieta plebe, pro dieta termino, III Ubr. VII sold. III den. cort.“, nello stesso documento
oltre al pievano è ricordato un certo “Petrus prebendatus in ecclesia S. Marie de Cassa Castaldi …” su cui grava una tassa di 30 soldi Cortonesi.
La decima che pagava la chiesa era abbastanza elevata e ciò fa supporre una giurisdizione ecclesiastica molto ampia che gli conferiva una discreta ricchezza e dimostra che era molto ben dotata e nel sec. XIII possedeva numerosi terreni; inoltre ad essa spettava la “medietatem” su 16 famiglie che aveva in comune con Suppolino, signore di Casa Castalda.
In questa occasione è doveroso ricordare che nell’anno 1257 quando i Suppolini vendettero il castello ai Perugini oltre ai beni immobili vendettero 27 famiglie del castello più le 16 che possedevano in medietatem con la pieve.
Nei documenti del sec. XIII e nei successivi, viene costantemente ricordata con la denominazione di Pieve.
La pievania di Casa Castalda nel sec. XVII risulta già essere stata eretta a vicaria foranea e come tale esercitava la propria giurisdizione ecclesiastica su alcune parrocchie e chiese limitrofe (Collemincio, Pieve di Compresseto, Poggio S. Ercolano).
Dal Liber Benefìciorum della diocesi di Nocera dell’anno 1591 risulta che la chiesa di S. Maria di Casa Castalda aveva una rendita assegnata pari a 162 fiorini, somma per quei tempi non indifferente che sta a denotare l’importanza e il prestigio di cui godeva ancora la pievania.
Dalla Visita Apostolica di mons. Camagliani dell’anno 1573 si apprende che in quel tempo la parrocchia contava 150 famiglie per la maggior parte sparse nel contado in zone montuose e impervie.
Il Visitatore apostolico rilevò l’insufficienza di un solo sacerdote per la cura delle anime in un territorio così vasto, ma nelle visite successive dei vescovi Pierbenedetti e Florenzi, rispettivamente degli anni 1593 e 1606 si leggono le stesse raccomandazioni per cui si ritiene che le esortazioni dei vescovi rimasero del tutto inascoltate.
Dal Bullarium della diocesi di Nocera alla fine del 1500 risulta che la rendita annua della pievania ammontava in quel tempo a circa 40-50 ducati.
Nella seconda metà del sec. XVI nella chiesa di S. Maria, oltre all’altare maggiore, esistevano altri quattro altari.
Nel corso dei secoli rifacimenti vari e modifiche notevoli debbono aver profondamente alterato le sue forme originali, cancellando interamente le caratteristiche iniziali del sacro edificio.
Nell’anno 1725 subì il crollo di gran parte del tetto e fu interessata da importanti lavori di restauro e consolidamento e fu nuovamente consacrata da mons. Chiappé il 5 settembre 1725.
L’attuale forma architettonica della chiesa risale all’anno 1883 in seguito alla ricostruzione quasi completa dell’edificio da tempo pericolante, su progetto dell’ingegnere Guglielmo Rossi di Perugia; venne innalzato sulle stesse mura perimetrali senza lasciare tracce apprezzabili del vecchio fabbricato.
La chiesa era provvista di due ingressi: uno molto antico sul fianco destro in corrispondenza della strada principale, l’altro aperto, in tempi recenti sulla piazza del paese.
Sotto il pavimento della chiesa vi erano alcuni sepolcri riservati a famiglie private, ai sacerdoti e ai confratelli delle varie compagnie religiose, mentre per le persone comuni le sepoltura venivano eseguite in un cortile esterno all’edificio.
Il cimitero venne trasferito nel luogo attuale nell’anno 1875 nel terreno adiacente alla chiesa del Calvario, un tempo dedicata a S. Angelo e appartenente ai monaci silvestrini che, alcuni secoli prima qui, avevano un proprio monastero.
Nel 1883 venne eseguita la ricostruzione quasi totale del sacro edificio su progetto dell’architetto Guglielmo Rossi di Perugia, a cui si deve l’attuale infelice soluzione architettonica a due navate asimmetriche che, in certo qual modo, rispecchia le forme della chiesa preesistente.
Nell’anno 1922 venne iniziata e successivamente portata a compimento la decorazione dell’abside, opera del pittore perugino Alessandro Bianchini, allievo del Ribustini.
La chiesa parrocchiale, in seguito ai danni abbastanza gravi subiti dalle sue strutture, della volta in particolare, a causa del terremoto dell’11 febbraio 1971, è stata riaperta al culto dopo l’esecuzione degli indispensabili lavori di restauro dell’edificio.
Aspetto esterno
La chiesa presenta una facciata con lesene ed archi pensili nella parte alta, il portale in cotto è sovrastato da una lunetta con l’immagine di Cristo risorto e al disopra si apre un rosone in cotto con decorazione a fori.
Nella parete sinistra sono stati aggiunti dei contrafforti per aumentare la stabilità, che hanno coperto anche la primitiva porta che era in posizione laterale.
Sempre su questa parete si aprono delle finestre ad arco e vi è presente un pozzo che serviva come approvvigionamento idrico del castello.
In relazione alla porta accanto al pozzo e alla presenza di due navate si è supposto che in origine la chiesa fosse stata costruita secondo lo schema ebraico cioè con l’acqua che serviva da parificazione prima di entrare e le due navate con absidi che rappresentavano le due tavole della legge portate in mano da Mosè.
Il campanile a forma di torre quadrata e copertura in laterizi, conserva ancora la sua forma originale e si eleva nella parete di fondo a destra dell’abside.
Interno
L’interno è a due navate asimmetriche, quella a destra più corta e più stretta.
Entrando, nella controfacciata di destra, troviamo l’acquasantiera e due tele recenti la prima raffigurante il Buon Pastore e al seconda il Battesimo di Gesù.
Lungo la parete destra una nicchia conserva il Fonte Battesimale e sopra di esso la campana piccola della chiesa rimossa perché sorda a causa di una fessurazione, in essa compare la scritta:
MENTEM SANCTAM SPONTANEAM HONOREM DEO ET PATRIE LIBE + CRSC RATIONEM HAEC CAMPANA FECIT FIERI CAMILLUS NERI + EMBONIUS MCCCCCVIII.
Particolare interessante e che su questa campana sono riprodotti due stemmi: l’uno dell’antico comune di Casa Castalda, le due torri sovrapposte sormontate dal grifo perugino, l’altro della nobile famiglia perugina dei Montesperelli, contraddistinto da bande trasversali e monti sovrapposti.
In fondo alla navata troviamo un Crocifisso, il pulpito ed un meraviglioso trittico di Matteo da Gualdo che descriverò più avanti; la presenza della suddetta tavola nella chiesa viene ricordata nelle Visite dei vescovi nocerini sin dal sec. XVI.
Il presbiterio è rialzato di tre gradini e proprio sull’angolo destro troviamo la statua lignea di Sant’Eutropio vescovo e martire, copatrono di Casacastalda che secondo le fonti d’archivio, la statua potrebbe essere datata intorno al XIV secolo e sarebbe da attribuire ad uno scultore umbro-senese che la realizzò proprio per la Pieve della città, dove il culto del Santo è documentato già dal 1157.
E’ stata restaurata nel 2018 su iniziativa del parroco del paese don Gianfranco Castagnoli, in occasione della ricorrenza del cinquantesimo anniversario di sacerdozio e i lavori di restauro hanno interessato la rimozione dei vari strati pittorici sovrapposti all’originale attraverso una minuziosa fase della pulitura che ha riportato alla luce le originali cromie e decorazioni.
L’abside dipinta nel 1922 dal pittore perugino Alessandro Bianchini presenta una ricca composizione ispirata allo stile romanico, eseguita a tempera su fondo d’oro, rappresenta la gloria di Maria SS. Assunta in Cielo a cui è dedicata la chiesa stessa.
Alla figura centrale della Madonna si affiancano negli scomparti laterali, quelle dei Santi: Eutropio, vescovo e martire patrono di Casa Castalda, Rinaldo vescovo e patrono della diocesi di Nocera, Lucia V.M., Eurosia V.M., Rocco e Francesco d’Assisi.
Nelle lunette sovrastanti sono rappresentate le figure di sette vergini.
L’intera composizione è dominata dal Cristo benedicente fra gli angeli e dal simbolo dello Spirito Santo.
La nota di particolare interesse di questa pittura è che le figure rappresentate sono state ispirate da personaggi di Casa Castalda che hanno fatto da modelli.
Scendendo lungo la parete sinistra si notano delle tele recenti raffiguranti: nella prima la Trinità e sotto San Rinaldo fra Sant’Antonio da Padova e altro Santo Francescano; a seguire la Madonna della cintola e sotto Sant’Eutropio fra San Filippo, Santa Caterina e San Bernardino da Siena; per ultimo una Crocifissione con Gesù fra i due ladroni.
In controfacciata sopra una bacheca la Madonna in trono con Bambino.
Il Trittico di Matteo da Gualdo
Il trittico dipinto nel 1478 a tempera e oro su tavola presente nella chiesa rappresenta la Madonna in trono col Bambino contarnata da cinque Angeli, san Pietro e san Paolo e nel registro superiore Cristo nel sepolcro sorretto da due angeli, San Michele Arcangelo e San Giovanni Battista.
Nel gradino del trono presenta l’iscrizione:
AN(no). D(omini) (MCCCC) LXXVIII ME(nse) … (Angelus) DE GUALDO (Pleb) ANUS ISTIUS ECCLESIE – MA (CTEUS) DE GUALDO PINSIT.
Il pievano gualdese ricordato dal quadretto epigrafico è Don Angelo Berardi, fu rettore della Parrocchiale di S. Maria Assunta dal 1475 al 1496 ed era forse conoscente di Matteo.
La commissione del trittico, è dunque legata ad un sacerdote di Gualdo, morto nel 1497, con tutta probabilità la stessa persona che incaricò Matteo per le due bellissime immagini affrescate nella Cappella della vicina Madonna dell’Olmo.
Il trittico, che conserva quasi integra la carpenteria originale, venne realizzato da Matteo nel 1478 per l’altare maggiore della chiesa, come si legge nell’iscrizione in caratteri capitali posta nel pannello centrale; da notare che oltre alla maestria del pittore, lo stesso si avvaleva anche dell’opera di provetti maestri di legname.
Le immagini basse presentano uno stato frammentario dovuto alle profonde cadute di colore, causate probabilmente dalla devozione dei fedeli che toccavano l’immagine in corrispondenza dei piedi della Madonna e del Bambino.
Singolare la firma in corsivo apposta con la lacca rossa e con l’iniziale in blu arricchita da raffinati e sottili decori in rosso quali i capilettere miniati nei codici manoscritti.
Nel registro centrale sono la Vergine col Bambino in maestà adorati da angeli e posti tra san Pietro e san Paolo, rispettivamente fondatore e difensore della Chiesa di cui Maria e Cristo sono la personificazione.
Al di sopra, l’immagine dell’Uomo dei dolori sorretto da due angeli è affiancata quelle di San Michele Arcangelo, qui con la bilancia come pesatore d’anime, e di San Giovanni Battista, precursore e nunzio di Cristo.
In uno stile legnoso e caricato, che ancora risente di Bartolomeo di Tommaso, Matteo ripropone in quest’opera influssi camerti crivelleschi e vivarineschi con una cimasa “alla veneta” con il Cristo in Pietà, insieme a puntuali richiami all’Alunno.
Fonti documentative
G. Bensi – Il castello di Casa Castalda e la sua Pieve – 1974
Catalogo Regionale dei Beni Culturali dell’Umbria Studi e Prospettive Matteo da Gualdo Rinascimento eccentrico Tra Umbria e Marche – Editori Umbri Associati 2004
Eco del Serrasanta – Speciale Matteo da Gualdo di Enzo Storelli 18 Aprile 1999
http://www.diocesiassisi.it/