Chiesa di Santa Maria Appare – Capanne di Collegiacone – Cascia (PG)
Cenni Storici
La Chiesa di Santa Maria Appare si trova lungo l’antica via che unisce Collegiacone con Capanne di Collegiacone, nell’Alto Medioevo era una cella monastica farfense, passata poi nel 1231 all’abbazia di Ferentillo; nel 1303 però, con l`abolizione di quest’ultima, i beni e le Chiese a questa soggette passarono per ordine di Bonifacio VIII al Capitolo Lateranense, sul muro lo stemma del Capitolo datato 1483.
La tradizione popolare vuole che sul sito sorgesse un tempo la Chiesa votata a Sant’Angelo ma in origine era dedicata a San Giovanni Battista.
Forse in seguito a un’apparizione nella zona la chiesa mutò il nome in “Madonna Appare” e tra il 1483 e il 1486 fu rinnovata su disegno del Mastro Pietro Lombardo e arricchita di nuovi affreschi all’interno.
Nel 1712 custode del santuarietto era l’eremita fra Angelo da Usigni.
Attualmente ospita suor Cristina Emanuela Zecca, lombarda, in Umbria dal 1991.
Aspetto Esterno
Sulla facciata della Chiesa,sopra il portale, lunetta con grande e affollata composizione degli Sparapane della metà del sec. XVI, rappresentante il Paradiso.
Vi è raffigurato, al centro entro una mandorla, Cristo regnante, ai lati, in adorazione,la Madonna e San Giovanni Battista, dietro cui si scorge l’allora Beata Rita da Cascia con il rosario in mano.
Tra le schiere di Apostoli e Santi si distinguono San Pietro intento nella lettura, Sant’Antonio da Padova che parla con il vicino, San Rocco col berretto appeso al bordone, Eva col pomo in mano che mostra la sua nudità alla santa vicina che sorride maliziosamente.
In basso al centro, parzialmente perduto, vi è il ritrovamento della Santa Croce.
Interno
La Chiesa di Santa Maria Appare si presenta oggi come un singolare edificio votivo a navata unica voltata a botte, congiunta con un eremo, poi trasformato in sagrestia ed ora abitato da una suora, mediante un arco, che fungeva da cavalcavia stradale.
L’interno è a navata unica con volta a botte, tipologia comune a molte chiese umbre del Medioevo, già esistente prima del rinnovamento del XV secolo, costituisce uno dei pochissimi esempi di chiesa campestre interamente dipinta, gli affreschi meriterebbero un migliore studio e una più approfondita analisi.
Sulla controfacciata si scorgono i resti della decorazione preesistente al rinnovamento, con figura parziale di una Santa, della quale si riconoscono chiaramente le mani esili e allungate, di pura matrice gotica, i panneggi delle vesti segmentate, rosse e blu con sottili bordure bianche, e le calzature appuntite.
I caratteri del frammento fanno pensare ad un prodotto dei primissimi anni del XIV secolo o agli ultimi del precedente e attestano l’antichità della chiesa.
Gli affreschi della volta, attribuiti ad Antonio di Piertommaso Sparapane e al figlio Paolo risalgono al 1478.
Questa è suddivisa in quattro quadri, ove sono raffigurati i Quattro Evangelisti e i Quattro Dottori della Chiesa.
Tra un quadro e l’altro corre una fascia a finto mosaico.
Sulla parete sinistra campeggia una serie di Santi votivi disposti negli intercolumni di un finto portico, sotto un attico in finto mosaico, SS Antonio abate, Giacomo maggiore, Paolo, Pietro, Giovanni decollato, Agostino, Giovanni battista, Giovanni evangelista, anch’essi di Antonio Sparapane e figli (sec. XV).
Sulla parete destra, quadri votivi con Madonne, in scomparti senza architettura su due registri e di diversa mano.
Partendo dall’altare, sul registro superiore Madonna con Bambino di delicata fattura, il bimbo tiene in mano un uccello; segue una Madonna del latte di ingenua fattura, altra Madonna con Bambino in trono di stile popolare come la precedente, ma di altra mano; ancora una Madonna con Bambino, molto deperita, di buona mano, probabilmente da attribuire a uno degli Sparapane la successiva Madonna con Bambino in trono, datata 1482; chiude il registro superiore una Madonna orante.
Nel registro inferiore, sempre partendo dall’altare una Madonna con Bambino, molto deperita; affresco illeggibile; altra Madonna, molto danneggiata; Madonna con Bambino; Madonna con Bambino, priva della parte superiore; l’ultima Madonna del registro inferiore, datata 1523, reca la firma frammentaria dello spoletino Jacopo Zampolini.
Sulla parete d’altare a sinistra affresco con una versione originale del Volto Santo di Lucca, a destra la beata Rita, in alto Annunciazione.
Sull’altare maggiore vi era una Madonna in terracotta della fine del secolo XV, la statua della Vergine è raffigurata in piedi con in braccio il Bambino in atto di benedizione, ora è allocata in altro luogo e sostituita da una statua di Madonna con Bambino.
Come tabernacolo vi era un insolito armadio dipinto a tempera del secolo XVI (1570), alla maniera degli Angelucci; doveva contenere un’altra piccola statua della Madonna Apparente.
Gli sportelli (trasferiti altrove per motivi di sicurezza), chiusi, mostrano al centro l’Annunciazione, nella parte superiore Visitazione e Presentazione al Tempio, nelle formelle inferiori il Natale e l’Epifania, aperti mostrano al centro i SS Pietro e Giovanni battista, nelle formelle superiori Presentazione al Tempio e Circoncisione di Cristo, nelle inferiori Fuga in Egitto e Incoronazione di Maria.
Appoggiata all’esterno, vi è un’ara funeraria romana, rinvenuta nei pressi della vicina Roccaporena, menzionante la locale magistratura degli ottoviri.
Fonti documentative
Guerrini G. Le Chiese di Santa Maria
Toscano B., Giacchè L., Ragni B., (1977), L’Umbria. Manuali per il territorio. La Valnerina. Il Nursino. Il Casciano, Roma, Edindustria
Ansano Fabbi, Storia e arte nel Comune di Cascia, Spoleto, 1975,
https://radicimolesi.files.wordpress.com/
http://www.lavalnerina.it/
Nota
La galleria fotografica ed il testo sono stati realizzati da Silvio Sorcini